Livio Caputo, il Giornale 23/4/2012, 23 aprile 2012
Il trionfo di madame Le Pen affonda l’asse con la Merkel - Con il successo- sia pure di misura- conseguito nel primo turno, François Hollande ha ipotecato al 70% la vittoria nel ballottaggio
Il trionfo di madame Le Pen affonda l’asse con la Merkel - Con il successo- sia pure di misura- conseguito nel primo turno, François Hollande ha ipotecato al 70% la vittoria nel ballottaggio. Ma sul risultato finale peserà, al di là di tutte le previsioni, lo strepitoso successo di Marine Le Pen, che con il 19% dei voti ha toccato un traguardo che era sempre sfuggito anche a suo padre e che sarà la vera arbitra del ballottaggio. Se il primo maggio, quando si rivolgerà ai suoi elettori, chiederà loro di votare Sarkozy, il presidente avrà ancora buone possibilità di recuperare, ma il rapporto tra i due è stato sempre molto conflittuale che è difficile immaginare una subitanea ricomposizione o addirittura un’alleanza (che comunque impedirebbe a Sarko di fare breccia nel 9% di elettori che hanno votato per il centrista Bayrou). Sull’altro fronte, invece,il candidato dell’estrema sinistra Jean Luc Mélanchon ha già dato al suo 11 per cento circa di elettori l’indicazione di votare per il rappresentante socialista ( e otto su dieci risultano intenzionati a farlo), e altrettanto faranno- probabilmente- i quattro candidati minori antisistema. Il compito del presidente si presenta dunque arduo, anche se non impossibile: per quanto i francesi, paradossalmente, lo ritengano più adatto di Hollande a guidare il Paese in questi tempi difficili, il combattente Sarko rischia pertanto di diventare il primo presidente francese dopo Giscard ad essere espulso dall’Eliseo dopo un solo mandato. Ma, se la (probabile) sconfitta di Sarkozy il 6 maggio sarà dovuta soprattutto al suo stile e alla sua personalità, che lo hanno reso antipatico a milioni di cittadini, sono le ripercussioni politiche che contano. Come ha detto Hollande prima ancora di conoscere i risultati, «questa è una elezione che peserà sul futuro dell’Europa». Se vincerà, sarà infatti l’unico capo di Stato e di governo di sinistra dei principali Paesi dell’Unione europea, fin qui tutti governati dal centrodestra, e il primo a ribellarsi apertamente al patto di stabilizzazione dei bilanci, o fiscal compact, imposto dalla Germania ai suoi partner. Hollande era partito con l’intenzione di chiedere una totale revisione del patto, ma ha poi ammorbidito le sue posizioni e si accontenterebbe adesso di una appendice che rilevi la necessità di rilanciare la crescita. Anche in questa versione annacquata, i tedeschi non hanno gradito. La virtuale rottura dell’asse con Berlino ha avuto un duplice effetto: sul piano interno, è valso a Hollande i consensi dei tanti elettori di centro preoccupati soprattutto dalla disoccupazione, dalla diminuzione del tenore di vita e dal ridimensionamento delle prestazioni sociali, e ha costretto lo stesso Sarkozy a una parziale mutamento di rotta. Per correggere l’impressione di essere a rimorchio della cancelliera, che si era perfino offerta di venire a fare campagna per lui, nell’ultima settimana il presidente ha cominciato ad attaccare la Ue e l’Euro, a chiedere che l’Unione rafforzi i controlli alle frontiere contro l’immigrazione clandestina e le importazioni dai Paesi emergenti, ad attaccare la Banca centrale europea perché pensa più all’inflazione che allo sviluppo. La svolta non gli è servita a rimontare l’avversario, ma è un altro indice della crescente insofferenza di un’Europa in preda alla recessione per la medicina tedesca. Una insofferenza che si riflette anche nell’incredibile successo di Marine Le Pen, antieuropeista storica che ha in testa al suo programma l’abbandono dell’Euro. Il secondo effetto della presa di posizione di Hollande è stato di attenuare la diffidenza che la maggior parte dei leader europei, tutti più o meno tifosi di Sarkozy, provava nei suoi confronti. Pochi condividono altri punti- squisitamente socialisti e controcorrente - del suo programma, come la tassazione al 75% dei redditi più alti, l’assunzione di nuovi dipendenti pubblici e l’ostilità al prolungamento della vita lavorativa. Ma chi nell’Unione ritiene- a torto o a ragione- che la austerità pura e dura sia oggi la ricetta sbagliata ha cominciato a vedere nel candidato socialista un possibile contraltare alla Merkel. Una cosa, comunque, è certa: come alcuni anni fa, bocciando il progetto di Costituzione europea, gettarono la Ue nello scompiglio, così oggi, favorendo il candidato socialista e premiando comunque i candidati antieuropei, gli elettori francesi rischiano di far saltare gli equilibri esistenti in un momento delicatissimo per tutto l’Occidente.