Francesco Cramer, il Giornale 22/4/2012, 22 aprile 2012
Schiaffo a Casini Ora Montezemolo gioca al rialzo - Per ora Montezemolo non devia il suo treno in politica
Schiaffo a Casini Ora Montezemolo gioca al rialzo - Per ora Montezemolo non devia il suo treno in politica. Anzi, per certi aspetti la travolge. «Agitazione inconcludente dei partiti dell’area moderata»,denuncia infatti dal sito della sua associazione Italia Futura. Uno schiaffo a Casini e Alfano attraverso un editoriale dal titolo «Oltre il marketing serve il prodotto» che però - giura chi è ben informato nel Pdl- «è un ceffone ben più sonoro all’Udc, al quale Montezemolo ha chiuso la porta da tempo». Perché, a voi no? «Aspettare, bisogna aspettare...». Ma il numero uno della Ferrari è voluto rimanere sui binari tradizionali: alzando il prezzo di un suo intervento diretto in politica e smentendo, ancora una volta, la sua discesa in campo. Meglio dedicarsi al battesimo del suo Italo, ieri salutato da vip, azionisti, politici e autorità. Di politica, tuttavia, Montezemolo parla eccome attraverso il suo think tank . Ieri l’affondo: «La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento delle cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi solo attraverso la cooptazione di qualche tecnico o il cambiamento di un nome». Il pensatoio montezemoliano picchia a destra ma anche a manca: «Bersani ha scelto la linea Hollande e un ritorno alla socialdemocrazia tradizionale. Una scelta che vuole schierare l’Italia in difesa.Un percorso probabilmente impraticabile per un paese indebitato come il nostro». E ancora, la scossa ai moderati: «A destra di Bersani molto si agita ma nulla si costruisce, al di là di una “pretattica” fatta di roboanti dichiarazioni di principio e cambiamenti di etichetta... Quel che serve è un metodo opposto a quello fin qui seguito: costruire un cantiere sui contenuti di una nuova proposta liberale e democratica da proporre agli italiani nel 2013». E quindi: «Che idea di Paese abbiano Udc e Pdl infatti non è dato sapere. La tattica di appoggiare o subire qualunque iniziativa del governo Monti non equivale a disporre di un vero progetto per il Paese. Perché il marketing può funzionare, ma non può vendere un prodotto che non c’è». Questo in chiaro. E altrettanto chiara la risposta di Alfano: «A Montezemolo mi sento solo di fare i complimenti per il treno. Non abbiamo chiusure o aperture specifiche nei confronti di nessuno. Di certo, chiunque contribuisca a rafforzare i moderati è benvenuto». Quello su cui molti concordano è che la presa di posizione di Italia Futura sia un definitivo congedo dal progetto casiniano del Partito della nazione. I due, Montezemolo e Casini, pare non si amino particolarmente. Era più che altro Fini a corteggiare il capo della Ferrari fino all’esaurimento ma Montezemolo ha sempre tentennato. Il suo scetticismo era ed è basato - dicono sul fatto che non ritiene Casini il «nuovo» di cui l’Italia ha bisogno. E poi è troppo politico politicante, troppo democristiano, troppo ingombrante. Ma la sberla «ferrarista» colpisce anche il Pdl e il suo segretario Alfano che, giusto venerdì, aveva parlato di una «grossa novità che cambierà la politica italiana ». Ma proprio dal Pdl fanno notare il programma di Italia Futura: «Sembra quello di Forza Italia del 1994: meno tasse su chi produce e lavora; rivisitazione del welfare costoso e poco efficiente; liberalismo e fiducia negli italiani; mettere in cura dimagrante lo Stato ». In effetti le ricette liberali e liberiste del pensatoio lo rendono simile a un cantiere protoberlusconiano mentre laliasion con l’Istituto Bruno Leoni, tempio dell’ultraliberalismo italiano, non può che avvicinarlo più al Cavaliere che non a Casini. Detto questo sembra che Montezemolo aspetti ancora a sciogliere le riserve e fare il grande passo. Forse attende che il Pdl concluda la propria rivoluzione, cambiando pelle ma non solo quella: si parla di una trasformazione in un listone e poi in un movimento. Qualcun’altro,invece,sostiene che il presidente della Ferrari rimandi l’ingresso nell’arena politica per timore di essere sbranato dai politici di professione e che non voglia indossare la maglia di un partito. Che soprattutto oggi non va per nulla di moda.