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 2012  aprile 22 Domenica calendario

Schiaffo a Casini Ora Montezemolo gioca al rialzo - Per ora Montezemolo non devia il suo treno in politica

Schiaffo a Casini Ora Montezemolo gioca al rialzo - Per ora Montezemolo non devia il suo treno in politica. Anzi, per certi aspetti la travolge. «Agitazione inconcludente dei partiti dell’area moderata»,denuncia infat­t­i dal sito della sua associazione Italia Futu­ra. Uno schiaffo a Casini e Alfano attraverso un editoriale dal titolo «Oltre il marketing serve il prodotto» che però - giura chi è ben informato nel Pdl- «è un ceffone ben più so­noro all’Udc, al quale Montezemolo ha chiuso la porta da tempo». Perché, a voi no? «Aspettare, bisogna aspettare...». Ma il nu­mero uno della Ferrari è voluto rimanere sui binari tradizionali: alzando il prezzo di un suo intervento diretto in politica e smen­tendo, ancora una volta, la sua discesa in campo. Meglio dedicarsi al battesimo del suo Italo, ieri salutato da vip, azionisti, poli­tici e autorità. Di politica, tuttavia, Monteze­molo parla eccome attraverso il suo think tank . Ieri l’affondo: «La strabiliante novità annunciata da Alfano e l’azzeramento del­le cariche dell’Udc disposto da Casini non rappresentano un modo né serio né utile di rifondare l’area moderata e liberale della politica italiana, che non può realizzarsi so­lo attraverso la cooptazione di qualche tec­nico o il cambiamento di un nome». Il pensatoio montezemoliano picchia a destra ma anche a manca: «Bersani ha scel­to la linea Hollande e un ritorno alla social­democrazia tradizionale. Una scelta che vuole schierare l’Italia in difesa.Un percor­so probabilmente impraticabile per un pae­se indebitato come il nostro». E ancora, la scossa ai moderati: «A destra di Bersani mol­to si agita ma nulla si costruisce, al di là di una “pretattica” fatta di roboanti dichiara­zioni di principio e cambiamenti di etichet­ta... Quel che serve è un metodo opposto a quello fin qui seguito: costruire un cantiere sui contenuti di una nuova proposta libera­le e democratica da proporre agli italiani nel 2013». E quindi: «Che idea di Paese ab­biano Udc e Pdl infatti non è dato sapere. La tattica di appoggiare o subire qualunque iniziativa del governo Monti non equivale a disporre di un vero progetto per il Paese. Perché il marketing può funzionare, ma non può vendere un prodotto che non c’è». Questo in chiaro. E altrettanto chiara la ri­sposta di Alfano: «A Montezemolo mi sento solo di fare i complimenti per il treno. Non abbiamo chiusure o aperture specifiche nei confronti di nessuno. Di certo, chiun­que contribuisca a rafforzare i moderati è benvenuto». Quello su cui molti concordano è che la presa di posizione di Italia Futura sia un de­finitivo congedo dal progetto casiniano del Partito della nazione. I due, Montezemolo e Casini, pare non si amino particolarmen­te. Era più che altro Fini a corteggiare il ca­po della Ferrari fino all’esaurimento ma Montezemolo ha sempre tentennato. Il suo scetticismo era ed è basato - dicono ­sul fatto che non ritiene Casini il «nuovo» di cui l’Italia ha bisogno. E poi è troppo politi­co politicante, troppo democristiano, trop­po ingombrante. Ma la sberla «ferrarista» colpisce anche il Pdl e il suo segretario Alfa­no che, giusto venerdì, aveva parlato di una «grossa novità che cambierà la politica ita­liana ». Ma proprio dal Pdl fanno notare il programma di Italia Futura: «Sembra quel­lo di Forza Italia del 1994: meno tasse su chi produce e lavora; rivisitazione del welfare costoso e poco efficiente; liberalismo e fidu­cia negli italiani; mettere in cura dimagran­te lo Stato ». In effetti le ricette liberali e libe­riste del pensatoio lo rendono simile a un cantiere protoberlusconiano mentre lalia­sion con l’Istituto Bruno Leoni, tempio del­­l’ultraliberalismo italiano, non può che av­vicinarlo più al Cavaliere che non a Casini. Detto questo sembra che Montezemolo aspetti ancora a sciogliere le riserve e fare il grande passo. Forse attende che il Pdl con­cluda la propria rivoluzione, cambiando pelle ma non solo quella: si parla di una tra­sformazione in un listone e poi in un movi­mento. Qualcun’altro,invece,sostiene che il presidente della Ferrari rimandi l’ingres­so nell’arena politica per timore di essere sbranato dai politici di professione e che non voglia indossare la maglia di un parti­to. Che soprattutto oggi non va per nulla di moda.