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 2012  aprile 23 Lunedì calendario

Cercare un lavoro a cinquant’anni “Una fatica inutile” - Cinquant’anni. Una figlia, una moglie, una casa di proprietà, un lavoro normale da normale impiegato

Cercare un lavoro a cinquant’anni “Una fatica inutile” - Cinquant’anni. Una figlia, una moglie, una casa di proprietà, un lavoro normale da normale impiegato. Arriva il licenziamento: l’azienda non riesce più a far quadrare i conti, si vede costretta a mandare tutti a casa senza troppi complimenti. Così comincia un incubo comune a sempre più italiani: un incubo minimo fatto di paginate e paginate (di carta o elettroniche) di piccoli annunci che dicono tutti la stessa cosa. Si cercano persone disposte a lavorare a provvigione per vendere prodotti: gli annunci migliori offrono fissi intorno ai 300 euro, molti neppure quelli. Poi si passa alle piccole fabbriche: ma in quelle, a cinquant’anni suonati, chi non ha un’esperienza non ha nessuna possibilità di entrare. In quaranta giorni il protagonista della nostra storia ha ricevuto la bellezza di 166 rifiuti. Così, a cinquant’anni, una vita può anche naufragare. Presidio Lavoratori in presidio di fronte a una delle tante aziende a rischio chiusura per cercare di conservare il loro posto Si può rinunciare al caffè al bar la mattina. Ma digiunare no. Epoiibambinivannoascuola tutti i giorni: hanno bisogno di vestiti, scarpe, libri. Merendine. E la corrente elettrica costa. La tv ancora di più. Sky, abbonamento base a 49 euro al mese è una spesa da poco, oppure un lusso da ricchi, a seconda di come si trascina la tua vita. «Purchécisialasalute»dicevanoinonni. «Io dico, purché ci siano i soldi». Questa è la storia di un uomo di cinquant’anni, o giù di lì, che dal giorno del diploma in poi ha sempre fatto l’impiegato. Figlia arrivata non più in verde età, moglie, casa di proprietà. Poi un giorno lo hanno chiamato in direzione, e il capo del personale in persona gli ha detto che era finita. Licenziato. Poco lavoro. L’azienda che taglia. E chiude. Questa è la storia di questo quasi - cinquantenne che per 40 giorni ha cercato lavoro. Non un’occupazione qualunque. Roba part-time. O sottopagata. Ma un lavoro vero. Stipendio normale tredicesima e ferie. Ma che, alla fine di questa corsa, sarà costretto a contare le porte in faccia che ha ricevuto. Per l’esattezza 166, centosessantasei. «Iocelafarò» Se hai cinquant’anni, ma il fisico ancora regge, non sei appesantito e non hai capelli grigi, guardandoti allo specchio i dubbi riesci a metterli in un cantone: «Il mondo lì fuori mi accoglierà a braccia aperte».Lohapensatoancheluiilgiorno dopo il licenziamento. «Qualcosa so fare: ho diploma, esperienza, capacità. Una settimana e mi sistemo». Ma cercare lavoro è un lavoro vero. E sempre dai settimanali di annunci s’inizia. Quotidiano, caffè, lettura annunci. Rappresentante, informatore del farmaco. Receptionist. «Distinto, corso di formazione, auto propria.Portafoglioclienti,vendita». Prima telefonata. «Certo che so usare il computer. Il corso? Soltanto trecento euro? Pochini. Lo stipendio? Provvigioni, ovvio. Giusto per avere un’idea quanto si può guadagnare? La mia età? Cinquant’anni, beh, quasi. Quarantotto. Ah, voi volete personale più giovane. Capisco. È un lavoro che richiede mobilità. Certo. Scusi, arrivederci». La prima porta in faccia fa male. «Ma è quasi scontata.». A fine giornata: 4 ore fuoricasa,trecaffè,10chilometriinmacchina quindici telefonate il bilancio è negativo: ne’ un appuntamento, ne’ una promessa. Soltanto qualche risposta gentile: «Se proprio vuole ci invii il curriculum». E domani? «Speriamo di trovare altri annunci. Ma non è finita qui». L’aspirapolveresifaattendere Sette giorni senza lavoro. Un week end in ansia. «E la necessità di fare finta con tutti che, in fondo, è solo una situazione temporanea». Le telefonate sono arrivate a 43, ma almeno c’è una speranza. Si è affacciata dopo una chiamata alla Folletto. Cercano agenti. Al telefono sono gentili, disponibili, quasi incoraggianti. A ogni perplessità che lui solleva rispondono accoglienti «L’età? Non è un problema. Io lavoro qui quasi da trent’anni e sono più vecchia di lei». «I guadagni? Certo che ci sono, siamo un’azienda con un grand brand». «Le faremo assolutamente sapere. Passo il suo nome e il numero ai colleghi. Grazie per aver chiamato». Beh, non male. «Ma è meglio non arrendersi. Bisogna andare avanti. Magari viene fuori qualcosa di meglio nei giorni prossimi». Ma il telefono resta inesorabilmente muto. E intanto la spesa corre. Carne, pesce, broccoli, cavolfiori, zucchine, pane, acqua. La retta dell’asilo. I caffè. E due euro ogni tanto al Superenalotto. «Perché non si sa mai: nella mia condizione è meglio non lasciare nulla di intentato». Già, nulla. Ma i giorni passano e le pretese si abbassano. «Io voglio un lavoro, di qualunque tipo. Impiegato, operaio, artigiano. Va bene tutto». Del resto gli operai li cercano, e tanto. Alesatore. Controllo numerico. Addetto ai torni. Qualificato. «Basta un po’ di faccia tosta. Qui c’è davvero spazio» dice. Felpa con cappuccio, jeans e scarpe da ginnastica. L’azienda è facile da trovare, è nella prima cintura. «Buongiorno ho letto un vostro annuncio sul giornale». Il boss è un ragazzone con le mani grandi. Coetanei, su per giù. «Mi ha squadrato e mi ha chiesto a bruciapelo cosa sapevo fare, da dove arrivo. Ho raccontato tutto». «Mi hanno licenziato: la crisi ci ha travolti. Eravamo in 60, ora siamo tutti a casa». «Sì, ma lei che lavoro svolgeva?» «L’impiegato: ma so fare di tutto, sa come vanno le cose nelle aziende». «Li conosce i torni a controllo numerico». «Posso imparare. Sono diplomato. Mi occupavo di innovazione in azienda». Il boss un gelido: «Non fa per noi». «Ma ho famiglia. Una figlia. Siamo alla canna del gas». Risposta: «buona fortuna». Duecentocinquantacurricula Se sei disperato incontri solo disperati. Se seisenzalavoro,soltantogentecomete.Al barallaterzasettimanadiricerchel’eximpiegato incontra un altro divoratore di giornali di annunci con offerte di lavoro. Era il responsabile di un piccolo supermercato.Lohannoallontanato,senzatante scuse. «Era più disperato di me. Lui ha trefiglieunmutuoeunamacchinachecade a pezzi». Si sono capiti al volo. «Anche leicerca?»Sisonoscambiatileconfidenze. L’ex capo di supermercato s’è sfogato «Ho mandato250curricula.Nonèperdire,sono proprio 250. Mi ha risposto uno soltanto. Ho fatto il colloquio. Il primo da tanto tempo.Adessoaspetto». In questa storia, però, c’è un guaio. Il minimarketèa40chilometridacasa.Ottanta al giorno. Che equivalgono a otto litri di benzina, 14 euro più o meno. «A quei costi io non ci avevo pensato all’inizio. Ho dovutoriprogettaretuttoanch’io».Ecosì la possibilità di andare a lavorare in una fabbrica nella prima cintura lo mette in crisi. «Se andava bene mi davano mille euro. Quattrocento in meno di quelli che guadagnavoprima.Maneavreispesi234 di carburante. Meglio lasciar perdere. Ipanificatori Dopotresettimaneeun’ottantinaditelefonate, a vuoto, ecco l’idea. La svolta. «Ci ho pensatoparlandoconamicochecertenotti, tornando a casa, si ferma davanti ad un panificio a comprare il trancio di pizza o le brioches. “Quella è un’industria, ci lavoreranno venti persone” mi diceva. E così ho pensato:unainpiùmagarilavogliono».Ne ha visitati tre. Domanda diretta, e tentativo di risultare subito simpatico. Utile, affidabile. «Bello qui dentro. Pulitissimo. Mi è semprepiaciuto».Sorrisodeltitolare:«Dica». «Senta, io cerco lavoro. Ho cinquant’anni,beh,unpo’meno.Maquestoèillavoro che mi piace davvero. No, non sono tossico,nonrubo,nonsonomaistatoingalera. La fabbrica dove lavoravo è stata travolta dalla crisi. Sa com’è. Io ho una figlia. Ho bisogno.Faccioditutto». Lei ha mai lavorato in un panificio? «Mai. Ma potrei svolgere le attività meno specializzate». «No guardi, non ci serve nessuno». La pizza appena sfornata occhieggia dalle taglie. Profuma di buono. È calda. «Ne avrei comperato un pezzo. Ma se sei nella mia condizione anche quei due euro risparmiati lì possono fare comodo». Negli altri due posti gli è andata decisamente peggio. Quattro parole. E un «no» che non ammette repliche. Carriera di panificatore iniziata e finita in due nottate. Ladisoccupazione Trovare numeri di telefono di aziende che cercano lavoratori è complicato. I giornali di annunci sono sempre gli stessi. E gli annunci pure. «Ho pensato anche di fare la badante. Ma chi vuole uno come me per casa. E allora l’unica è telefonare». Trentunolechiamatealbuio.Tutteuguali.Tuttefattesenzasperanza.Tutteconidentico finale.«Buongiorno,michiamoTaldeiTali.Ho48anni.Hofattol’impiegatofinoaun mesefa.Poilamiafabbrica...Cercolavoro. Avete bisogno?» In tre gli hanno detto di richiamare. Tre su trentuno. Tutti gli altri hanno liquidato la faccenda con un «Grazie non ci serve» oppure con un «Eventualmente ci mandi il curriculum». Eventualmente. Poi l’amico del supermercato ha un’idea: la disoccupazione. Il sussidio. Seseistatolicenziatoehaicinquant’annio più,tispettano12mesiaiuto.Senehaimeno,imesidisostegnosonootto.L’assegno? È il 60% della retribuzione lorda per i primi6mesi(pericinquantenni)epoiascalare. Chi come lui aveva 1400 euro di stipendio e un assegno famigliare vuol dire circa mille euro e qualche spicciolo. «E lì ho capito che per un po’ di tempo avrei potuto vivere tranquillo. Qualche soldo l’avrei avuto. Potevo evitare di andare a fare lo schiavo a 400 euro in un cantiere. O come mihannoproposto4orealgiorno,a2euro l’ora, in un ufficio a collaborare». Una propostainaccettabilechenonhamaiavutoil coraggio di andare a cercare. Ma che un amico gli aveva segnalato. «Ho fatto 166 telefonate, visitato nove aziende e attività artigianali. Per me non c’è nulla. E così ho tagliato su tutto. Via sky, che vuol dire 588 euro l’anno, via il caffè al bar che significano circa 300 euro l’anno risparmiati. Via il Superenalotto, cioè altri 300 euro l’anno in più in tasca mia. E poi faccio la spesa al risparmio. L’acqua minerale prima la pagavo 48 centesimi la bottiglia da un litro e mezzo. Ho trovato una sottomarca che ne costa 29. Faccio io la spesa al mattino. Vado in bus. Nel discount se compri marche strane risparmi un bel po’. Il telefonino quasi non lo uso. Il quotidiano non lo compro più. Per quattro mesi posso resistere. Poi andrò anche a scaricare cassette ai mercati generali. Se mi prendono. Perché lì lavorano soltanto cooperative. Sono quasi tutti ragazzoni di colore grandi e grossi e molto più giovani di me». "Ho fatto l’impiegato qualche giorno fa mi hanno licenziato L’azienda chiude, sto cercando un posto ho moglie e una figlia Informatore farmaceutico La paga è 300 euro al mese, il resto si fa con le provvigioni Però 50 anni sono troppi cerchiamo gente giovane Non conosco i torni e neppure la fabbrica ma sono diplomato e pronto a imparare Risposta: non fa per noi le auguro buona fortuna Ho trovato una possibilità ma a ottanta chilometri da casa. 234 euro al mese di carburante non sono una spesa sostenibile Così ho dovuto rinunciare Anche dal fornaio serve esperienza La carriera nella farina è finita nel giro di due notti senza aver impastato neppure una pagnotta Alla fine l’età torna utile Sopra i 50 c’è un sussidio all’80% dell’ultima paga Per ora sopravvivo tagliando le spese: addio a telefonino e caffé al bar"