FULVIA CAPRARA, La Stampa 22/4/2012, 22 aprile 2012
“Sono una vedova nera dall’animo sensibile” - Pungiglione letale e bombe a grappolo, oltre a un’ottima padronanza delle arti marziali
“Sono una vedova nera dall’animo sensibile” - Pungiglione letale e bombe a grappolo, oltre a un’ottima padronanza delle arti marziali. La prima impressione, vedendola sorseggiare il suo tè freddo, dopo quasi due ore di attesa, tra giornalisti spazientiti e fotografi in rivolta al grido di «buffoni», è che, se potesse, userebbe tutte le armi a disposizione contro quelli che, da quando è diventata una star, si affannano a scavare nel suo privato, tirandone fuori particolari più o meno credibili. La dotazione, però, fa parte solo del suo personaggio, l’agente segreto Natasha Romanoff, alias Vedova nera, che Scarlett Joahnsson torna a interpretare in The Avengers (dal 25 nei cinema) dopo la prima esperienza in Iron Man 2 . Travestita da ragazza qualunque, se non fosse per via di quei sandali neri intrecciati molto fetish, la protagonista conturbante di Lost in translation e Dalia nera , di Match point e della Ragazza con l’orecchino di perla , prova a convincere il pubblico, ma soprattutto se stessa, che in fondo non c’è così tanta differenza tra il recitare in un blockbuster fracassone o in un film intimista indipendente: «Magari, nel primo caso - concede -, si può avere la sensazione di rappresentare sentimenti più personali, però ogni film è un’esperienza a sè, e, in termini di sfida, non c’è diversità. Nel caso di The Avengers , poi, parliamo di un cast di tutto rispetto e di una storia essenzialmentebasatasuipersonaggi». Poco importa se si tratta di supereroi capaci di imprese mirabolanti e fantastiche trasformazioni, l’importante, dice Scarlett, è crederci: «Vedova Nera non lascia spazio ai sentimenti, è in una sorta di area grigia. Combatte per il bene nonostante il suo oscuro background, è coinvolta perchè deve esserlo ed è ligia al dovere. Assomiglia a un soldato, è così che distingue il bene del male». Per interpretarla, l’attrice ha dovuto mettere a repentaglio le ammiratissime curve: «Abbiamo trascorso un sacco di tempo in palestra, gli stuntmen erano diventati la nostra famiglia, vedevamo più loro dei parenti stretti. In questo film, poi, compaiono molte armi, ed è stato complicato perchè riuscivo ad apprendere bene i movimenti corpo a corpo, ma poi l’istruttore mi diceva “benissimo, solo che adesso devi fare la stessa cosa con un bastone in mano. Sono rimasta spesso senza parole, e devo confessare che la prima volta che ho visto quello che avevano in mente, ho pensato che non sarei mai riuscita a farcela». Con i fumetti, ammette, ha sempre avuto poco in comune, anche quando era adolescente: «Non ero una grande appassionata, da ragazzina preferivo i libri, ne ho letti tanti». La spinta a indossare l’aderentissima tuta di «Vedova Nera» gliel’ha data, più che altro, la prospettiva di tornare a recitare al fianco di Robert Downey Jr.: «Non sapevo come avrebbero reagito i fan, ma ero abbastanza eccitata all’idea di far parte dell’universo Marvel e di avere l’occasione di interpretare per la seconda volta un personaggio così dinamico e temerario». L’hanno aiutata, dice, alcuni punti in comune: «Come la Vedova sono molto sensibile, ma il mio lavoro mi impone di mantenere un atteggiamento distaccato per portare a termine la mia missione». In ogni caso, spiega, fare qualcosa che in qualche modo la spaventi è la spinta che in genere le fa scegliere una parte: «Provare un pizzico di terrore mi serve a capire che in quella sceneggiatura c’è qualcosa di interessante. Man mano che divento più adulta, le occasioni di interpretare ruoli più realistici, aumentano». Di recente Johansson è apparsa, accanto a Matt Damon, nel film di Cameron Crowe La mia vita è uno zoo e ha da poco terminato Under the skin di Jonathan Glazer di cui è protagonista. Ma il regista di cui non smette di tessere le lodi è Woody Allen: «Chi è che non lo ama? Sì, mi sarebbe piaciuto poter lavorare con lui, anche in quest’ultimo. Girare con Woody è stato bellissimo, per rifarlo sarei disposta anche ad occuparmi del catering sul set». Tra lui e il regista di The Avengers Joss Whedon, parecchie, innegabili, disuguaglianze: «Joss si concentra molto sui personaggi e dà un sacco di indicazioni agli attori, Woody, invece, non ne dà quasi nessuna, si aspetta che i suoi interpreti sappiano come recitare la loro parte, ama vedere quello che riescono a tirarne fuori».