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 2012  aprile 22 Domenica calendario

Se lo scienziato è un genio della truffa - I neutrini più veloci della luce, notizia boom del 23 settembre 2011, erano un abbaglio

Se lo scienziato è un genio della truffa - I neutrini più veloci della luce, notizia boom del 23 settembre 2011, erano un abbaglio. Non è stato un incidente della scienza ma della comunicazione. Un esperimento condotto da seri ricercatori del Cern e del Laboratorio del Gran Sasso suggeriva l’esistenza dei super-neutrini. Parte dell’équipe voleva annunciarlo, parte no; tutti concordavano sulla necessità di verifiche ulteriori e indipendenti. Si opta per l’annuncio. Ma un fisico estraneo all’esperimento, Antonino Zichichi, rompe l’embargo e soffia la notizia al giornale della famiglia Berlusconi. A questo punto i ricercatori CernGran Sasso sono sbattuti sotto i riflettori e le prime pagine escono con titoli del tipo «Einstein bocciato». Passano cinque mesi, i super-neutrini svaporano, Einstein è riabilitato e, in un eccesso di correttezza, il capo dell’équipe, Antonio Ereditato, si dimette. Impressione finale del pubblico: la scienza ha pasticciato. Invece il pasticcio è tutto interno al modo di comunicare, perché l’errore, nella ricerca, è fisiologico, di errori è lastricato il sentiero che porta alla scoperta. Per fortuna il metodo scientifico ha i suoi anticorpi, nuovi esperimenti spazzano via gli errori e si va avanti. Ciò detto, esistono anche scienziati disonesti. Istruttiva è la casistica riportata in due libri appena usciti: L’universo è fatto di storie , non solo di atomi (Neri Pozza) di Stefano Ossicini, professore di fisica all’Università di Modena, e Il Nobel e l’impostore (Edizioni Dedalo) di David Goodstein, docente di etica scientifica al California Institute of Technology. Entrambi partono dal caso di Millikan. Premio Nobel per fisica nel 1923, Millikan ha legato il suo nome a un esperimento semplice ed elegante che gli permise di misurare con estrema precisione la carica dell’elettrone, la particella alla base di tutta la nostra tecnologia (tv, cellulari, computer...). L’esperimento consisteva nel lasciar cadere gocce d’olio in un campo elettrico diretto verso l’alto: quando gravità e forza elettrica si elidevano, la goccia rimaneva sospesa a mezz’aria, cosa che consentiva la precisa misura cercata. Millikan era un genio. Ciò non gli impediva di essere autoritario, razzista e politicamente scorretto. Frugando nei suoi appunti si è visto che in laboratorio osservò la caduta di 175 gocce ma nell’articolo che pubblicò riporta solo 58 gocce, quelle con i dati più favorevoli. Sulle altre preferì chiudere un occhio. Altro caso. Nel 1903, mentre fervevano gli studi su raggi X e raggi catodici, René Blondlot, stimato fisico francese, annunciò la scoperta dei Raggi N, così chiamati da Nancy, sua città natale. Molti ricercatori confermarono, altri smentirono, qualcuno attribuì ai Raggi N straordinarie virtù terapeutiche. Poi arrivò un esperto di ottica, Robert Wood, e dimostrò che i Raggi N non esistono: Blondlot barava, e per smascherarlo lo stesso Wood dovette ricorrere all’inganno. Sconcertante è il caso di Emil Rupp perché getta un’ombra su Einstein. La storica querelle tra Newton e Hooke se la luce sia fatta di onde o di particelle ora è risolta salomonicamente constatando che essa si presenta in entrambi i modi. Nella prima metà del ’900 la questione rimaneva controversa. Einstein ebbe il Nobel per la teoria delle particelle applicata all’effetto fotoelettrico, De Broglie per la teoria delle onde. Passa qualche anno e un esperimento del giovane Emil Rupp sembra dare ragione a Einstein, che subito simpatizza con lui. Rupp, però ha forzato i dati per compiacerlo. Poi Einstein si accorge che l’esperimento deve essere interpretato in un altro modo, e Rupp ne cambia l’interpretazione pur di far carriera firmando al fianco di Einstein. Il quale fail pesce in barile. Finisce male. Nel 1932 una perizia psichiatrica sancisce che a causa di una «psicoastenia» Rupp «ha pubblicato senza rendersene conto comunicazioni su fenomeni scientifici che hanno il carattere di finzioni». La lista sarebbe lunga. Nel 1988 il francese Benveniste scopre la «memoria dell’acqua», che giustificherebbe la medicina omeopatica: lo sbugiardano il direttore di Nature Maddox e il prestigiatore James Randi. Nei primi Anni 2000 Hendrik Schoen scala una fulgida carriera con i suoi esperimenti di nanotecnologia, ma sono falsi e i Bell Laboratories lo licenziano. Elusiva rimane la fusione nucleare fredda di Fleischmann e Pons, falsa quella ottenuta da Donald Kennedy con la sonoluminescenza. La conclusione è che ci sono molte sfumature. C’è chi inventa i dati, chi li falsifica, chi seleziona quelli che gli fanno comodo o li forza interpretandoli, e sono «peccati» diversi. Si può assolvere Millikan, non Rupp, Schoen e Benveniste C’è chi aggiusta la teoria sui dati e chi i dati sulla teoria. C’è chi imbroglia per andare in cattedra e chi, già in cattedra, lo fa per ottenere finanziamenti. Ma alla fine, almeno nella scienza, il delitto non paga. Fosse così in politica!