TONIA MASTROBUONI, La Stampa 22/4/2012, 22 aprile 2012
Ai tedeschi adesso piacciono i pirati - Sembra ormai inarrestabile l’ascesa del Partito dei pirati tedesco
Ai tedeschi adesso piacciono i pirati - Sembra ormai inarrestabile l’ascesa del Partito dei pirati tedesco. Non solo tallona da vicino i Verdi; in prospettiva potrebbe diventare una minaccia anche per le due grandi corazzate del panorama politico tedesco, la Spd e la Cdu, in vista delle politiche del 2013. Dopo aver conquistato negli ultimi sei mesi l’ingresso nei parlamenti regionali di Berlino e del Saarland, superando la soglia di sbarramento del 5%, i sondaggi concordano. A maggio la Piratenpartei entrerà trionfalmente in due Länder importanti, lo Schleswig Holstein e la regione più popolosa della Germania, il Nordreno Westfalia, che garantisce un quinto del Pil. Il boom del partito arancione è merito di un’ondata di antipolitica che anche in Germania sta raggiungendo livelli di allarme. Nei sondaggi più recenti – Emnid e Forsa - ha conquistato a livello federale un ragguardevole 12-13%. Soprattutto, quasi un tedesco su tre (30%) ha detto di essere tentato dall’idea di votarli. E tra i giovani tra i 14 e i 29 anni la quota di chi flirta con l’idea di mettere la crocetta sul simbolo con il teschio sfiora il 50%. Le risposte dell’indagine mettono in evidenza la natura assolutamente protestataria dell’ondata di popolarità che sta favorendo un movimento che alle ultime elezioni politiche nel 2009 aveva preso appena il 2% e che è esploso da un migliaio di iscritti del maggio del 2009 a circa 23mila attuali. L’81% dei tedeschi interpellati da Emnid ritiene che il loro successo si spieghi con il fatto che «sono così diversi dagli altri partiti». Secondo gli analisti il partito pescherebbe soprattutto nel bacino elettorale dei socialisti e dei verdi. Eppure i «Pirati» sono assurti alle cronache negli ultimi tempi per una serie di gaffe che accreditano la presenza di qualche simpatizzante di estrema destra nelle loro fila. UncandidatodiHannover,Carsten Schulz, è stato cacciato perché ha promosso la libertà di opinione per i negazionisti dell’Olocausto e la diffusione di «Mein Kampf». E un rappresentante del partito nel BadenWuerttenberg, Kevin Barth, ha sollevato a febbraio una bufera con un twitter in cui definiva gli ebrei «di per sé antipatici perché fanno una guerra insensa- 30% I simpatizzanti Quasi un tedesco su tre ha detto di essere tentato dall’idea di votare il partito dei Pirati 50% I giovani Tra i tedeschi che hanno meno di 29 anni, la percentuale di chi sta pensando di votare i Pirati sfiora il 50% ta» e la politica israeliana «di cacca». Il problema di un partito così giovane, fondato nell’autunno del 2006 e che per un po’ ha vivacchiato sotto la soglia di attenzione dell’opinione pubblica, è evidentemente lo spontaneismo e la tendenza a mostrarsi orgogliosamente ignorante ed estraneo alla «solita» politica. Di recente in Schleswig Holstein, dove si vota il 6 maggio, è emerso che il partito ha integralmente copia-incollato il programma elettorale da altri Laender. Commettendo errori grossolani come quello di chiedere l’uscita dal nucleare che lì è già avvenuta dopo Fukushima. Il capo regionale del partito, Hans-Heinrich Piepgas, ha liquidato la gaffe con un’alzata di spalle, invocando il diritto a copiare programmi che funzionano. Con altrettanta noncuranza il candidato della Piratenpartei in Nordreno-Westfalia, Joachim Paul, ha detto in questi giorni di «non essere un politico» e ha ammesso di non saperenulladicontipubbliciedi non ritenerlo indispensabile. Insomma, al di là della manciata di obiettivi sbandierati nel programma – su diritti d’autore, trasparenza su internet, diritti civili o antinuclearismo – i suoi membri continuano a sbandierare la propria ignoranza come una risorsa. Ma visti i risultati recenti, forse è tempo anche per i«Pirati»dimettersiunpo’suilibri. Almeno, su quelli contabili.