Alessandra Mangiarotti, Corriere della Sera 24/4/2012, 24 aprile 2012
Dal prossimo anno scolastico gli alunni delle primarie di Castelfiorentino indosseranno un unico grembiule: blu per i maschi e per le femmine
Dal prossimo anno scolastico gli alunni delle primarie di Castelfiorentino indosseranno un unico grembiule: blu per i maschi e per le femmine. «Un gesto semplice e normale per insegnare la parità tra i sessi», è stata la motivazione. Ma mentre nella maggior parte delle scuole italiane il passaggio dal bianco&nero o rosa&azzurro al colore unisex è stato semplice e normale (e in molti casi addirittura superato dal nessun grembiule), in questo pezzo di Toscana il cambio di divisa si è trasformato in un caso politico. Una polemica che, approdata in consiglio comunale e sulla stampa locale, ha riaperto il dibattito generale introducendo una nuova domanda: i bambini di oggi saranno adulti più alla pari indossando un grembiulino dello stesso colore? Con l’autonomia ogni scuola e addirittura ogni classe fa a sé. Questa volta quella che nelle intenzioni si vuole cancellare con il grembiule non è tanto la differenza tra ceti sociali ma proprio tra generi. Lo dice la lettera inviata dal consiglio di circolo di Castelfiorentino a insegnanti e genitori: «Abbiamo ritenuto di deliberare l’adozione di un unico colore per prospettare simbolicamente, ma anche praticamente, ciò che deve essere poi declinato nell’insegnamento: una equa valorizzazione del femminile e del maschile». Quella lettera, in cui si parla di «decisione vincolante» solo per le prime, non è però piaciuta al pdl Vincenzo Tricarico che sta per presentare una mozione in consiglio comunale: «È una decisione inutile e politicizzata, perché non è certo annullando le differenze di genere che si crea la parità», afferma. «Ma soprattutto è una decisione che è stata presa senza consultare i genitori. Quelli delle famiglie in cui il grembiulino viene passato di fratello in fratello non sono di certo contenti». Ribatte punto per punto Margherita Carloni, direttrice del circolo didattico (1.100 studenti, 700 delle primarie di cui 150 di prima): «Non è la scuola a farne una questione politica: il cambio del grembiule è un segno anche se siamo ben consapevoli che non è solo attraverso una divisa che si raggiunge la parità. Un piccolo passo che la maggior parte delle scuole ha già fatto da anni». Quindi, facendo una retromarcia rispetto alla lettera, aggiunge: «La decisione, collegiale, vale per le prime ma non ci sono obblighi». La svolta di Castelfiorentino piace e non piace. Dentro e fuori la scuola. Non piace a Rossella Sonnino, preside dell’Istituto comprensivo Regina Elena di Roma: «Da noi ogni classe fa quello che vuole. Con una regola di massima: fino alla terza grembiule bianco per le bambine e blu per i maschi; in quarta e quinta nessun grembiule». E aggiunge: «Serve a non sporcarsi e basta, la parità non passa certo da un grembiule. Quello che conta è mettere i bambini in condizione di esercitare e vivere la loro parità venendo trattati allo stesso modo, facendo le stesse attività». Un «evviva!» arriva invece dalla femminista storica Lea Melandri: «I rosa-celesti mi hanno sempre angosciato. Anche se al turchese avrei preferito il giallo o il rosso», dice. «Dietro al grembiule quello che conta sono l’educazione e le relazioni, ma ben venga che anche una divisa crei dibattito, a partire dai bambini. Non per creare una parità (che prevede l’adeguamento a un modello ahimè maschile) ma valori neutri». Maschio e femmina. Psicoterapeuta dell’età evolutiva lui, psicoterapeuta dei comportamenti sessuali lei. Antonio Piotti è contrario al colore unisex: «La parità dei sessi sta nell’uguale dignità, la differenza di generi non è discriminatoria. Anzi: va rispettata e accettata». Chiara Simonelli, invece, è molto favorevole: «La parità passa da tutto, anche da un grembiulino. I bambini poi vedono soprattutto le differenze esteriori: non sanno dire cosa è maschio e femmina, ma capiscono bene che il mondo è diviso in due». Alessandra Mangiarotti