Luigi Offeddu, Corriere della Sera 24/4/2012, 24 aprile 2012
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Si scrive «clausola dracma», si legge «paura». La Bei, la Banca europea per gli investimenti che è uno dei «cuori» finanziari dell’Ue, ha inserito in un contratto stipulato con la più grande società elettrica greca una clausola che prevede esplicitamente la rinegoziazione delle somme dovute nel caso che l’Eurozona si dissolva e ritorni in auge la vecchia valuta ellenica, cioè appunto la dracma. Tutto questo lo ha scritto un quotidiano greco, Kathimerini, che ha raccontato l’allarme del governo di Atene e ha scritto anche qualcosa di più: che la stessa clausola — non certo un segnale di ottimismo e incoraggiamento specie per un Paese già in difficoltà — comparirà in tutti i contratti di prestiti concessi alle aziende elleniche. Dal canto suo, la Bei ha spiegato che queste clausole sono normalmente applicate a nazioni in difficoltà e già sottoposte ai vincoli del patto di stabilità, non solo alla Grecia ma anche al Portogallo e all’Irlanda (e presto forse ad altri), in modo da mantenere alto il rating, attrarre ancora gli investimenti e concedere ancora prestiti agevolati. Gli stessi prestiti che la Bei, creata nel 1957 con capitali di tutti gli Stai membri, offre da sempre alle imprese dei Paesi Ue per finanziarne lo sviluppo e le infrastrutture.
Nel caso specifico di Atene, l’azienda elettrica stava negoziando un prestito da 70 milioni a favore di una nuova stazione di gas, e appena ha scoperto l’esistenza della clausola sulla rinegoziazione in dracme si è rivolta al governo. Che però ha potuto solo prendere atto della documentazione e delle condizioni: in affari, l’ottimismo non conta granché e comunque conta di più il realismo.
Per dirla con le parole di Godfrey Bloom, eurodeputato britannico: «Questo atto da parte della Bei prova che almeno un istituto dell’Unione europea ha sollevato il suo sguardo al di sopra del parapetto e vede quello che sta succedendo oggi tutt’intorno, nel mondo reale». Ma la Commissione Ue, ben consapevole dei possibili effetti anche psicologici di certe notizie, è intervenuta per placare l’allarme: «l’Unione e la comunità internazionale hanno preso tutte le misure necessarie affinché non ci sia pericolo che la Grecia possa lasciare l’euro o che l’Unione monetaria possa disfarsi».