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 2012  aprile 23 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. OLANDA E FRANCIA AFFOSSANO LE BORSE


REPUBBLICA.IT
MARCO MASCIAGA
MILANO - Seduta pesantissima sui mercati borsistici europei dopo che l’improvvisa crisi di governo in Olanda, con le dimissioni del premier Rutte, e il vantaggio socialista nelle presidenziali francesi sembrano aver diffuso tra gli investitori la sensazione che la linea rigorista tenuta dai paesi dell’Eurozona possa subire delle revisioni. Un quadro a cui si è sommata la inattesa flessione in aprile del Purchasing’ managers index 1 dell’Eurozona, sceso ai livelli minimi da 5 mesi. Milano ha chiuso la seduta in arretramento del 3,83%, bruciando 13 miliardi di euro di capitalizzazione. Londra ha perso l’1,85%, Francoforte il 3,36%, Parigi il 2,83%. Tra i titoli di Piazza Affari spicca il tracollo di STMicroelectronics che perde circa il 13% in attesa della presentazione dei conti e per via del fatto che Ericsson ha annunciato il trasferimento alla Jv italo-francese di una parte sue risorse nel settore della ricerca.
Seduta in rosso per Wall Street con Dow Jones e S&P 500 trascinati verso il basso (-1,1%) e il Nasdaq che fa ancora peggio a -1,6%. A pesare sui listini Usa, oltre ai fattori di preoccupazione in Europa anche le fosche previsioni del colosso dei cereali Kellogg e le ricadute di un caso di corruzione nella succursale messicana del colosso della grande distribuzione Wal-Mart.
Sul fronte obbligazionario vola lo spread Btp/bund a 409 punti dopo aver toccato un massimo intraday a 413 punti e aver aperto a 393. Il livello è il più alto dallo scorso gennaio. Sul mercato secondario il decennale rende il 5,692%, il quinquennale il 4,791 e il biennale il 3,254%.
Gli unici dati positivi arrivano da Eurostat che rileva come nel 2011 i 17 paesi dell’Eurozona abbiano registrato, nel complesso, una flessione del rapporto deficit-Pil dal 6,2 al 4,1%, mentre è proseguita la corsa del debito, salito dall’85,3 all’87,2%. Analogo andamento è stato rilevato per l’insieme dei 27 Paesi Ue: il rapporto deficit/Pil è passato dal 6,5 al 4,5%, quello debito/Pil dall’80 all’82,5%, mentre i parametri di Maastricht fissano nel 3% e nel 60% le soglie massime per i rapporti deficit/Pil e debito/Pil.
Nel dettaglio l’Italia ha registrato un deficit al 3,9%, dopo il 4,6% del 2010. La Germania ha accusato un disavanzo dell’1% dopo il 4,3% nell’anno precedente. La Francia, invece, è a quota 5,2% dopo il 7,1%. Quanto al debito, l’Italia ha segnato il secondo livello più elevato: 120,1% dopo la Grecia con il 165,3%.
Seduta prudente per la Borsa di Tokyo, nella prima giornata di una settimana che si preannuncia carica di appuntamenti sul fronte macroeconomico e dei risultati societari. Venerdì, in particolare, è attesa la decisione della Bank of Japan sulla politica monetaria. Il Nikkei ha chiuso in calo dello 0,2%. Attività debole, con 1,53 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. Nel resto dell’Asia Hong Kong ha perso l’1,84%, Shanghai lo 0,76% e Seul lo 0,10%.
In Cina l’indice dei responsabili degli acquisti (Pmi) del settore manifatturiero calcolato da Hsbc è salito a 49,1 punti in aprile dai 48,3 di marzo. Il dato resta comunque al di sotto della soglia dei 50 punti, che separa un’economia in espansione da una in rallentamento. La crescita dell’indice, secondo Qu Hongbin, capo economista di Hsbc per la Cina, "testimonia che le misure espansive hanno cominciato ad agire e questo dovrebbe alleviare le preoccupazioni su un rallentamento marcato della crescita".
Sul mercato dei cambi l’euro è in flessione e vale 1,3125 dollari e 106,42 yen. Petrolio in calo a New York, dove le quotazioni perdono lo 0,4% a 102,64 dollari al barile. Oro poco mosso oggi sui mercati asiatici dove il lingotto ’spot’ viene scambiato a 1.641,40 dollari l’oncia. Perde lo 0,2% l’argento a 31,6375 dollari l’oncia.
(23 aprile 2012)

REPUBBLICA.IT - IN CALO L’INDICE PMI COMPOSITO
MILANO - Nell’Eurozona l’indice Pmi composito è calato a sorpresa a 47,4 punti in aprile dai 49,1 di marzo, toccando il livello più basso da cinque mesi. Il dato è peggiore delle attese degli analisti, che avevano previsto un aumento a quota 49,3. L’indice dell’Eurozona servizi scende da 49,2 a 47,9 punti, il minimo da 5 mesi e quello del settore manifatturiero arretra da 47,7 a 46 punti, il minimo dal giugno 2009. L’indice pmi tedesco crolla da 51,6 a 50,9 punti, sopra lo spartiacque dei 50 punti, al minimo dal luglio 2009.
Particolarmente sensibili il calo dell’indice manifatturiero della Germania che tocca i 46,3 punti, mentre l’indice servizi scende a 52,6 punti. In Italia l’indice compositi arretra da 49,1 a 47,4 punti, il minimo da 5 mesi, con l’indice manifatturiero giù a 46 punti e quello servizi a 47,9 punti.
In Francia l’indice complessivo crolla al minimo da sei mesi di 46,8 punti, quello manifatturiero scende a 47,3 punti e quello servizi a 46,4 punti.

COMMENTO DI GIANNI IN TV: HOLLANDE HA PROMESSO AUMENTO IMPOSIZIONE FISCALE SU RENDITE E REDDITI PIU ALTI, CENTOMILA ASSUNZIONI, RILANCIO DI SPESA PUBBLICA PER 20 MILIARDI DI QUI AL 2017, PATRIMONIALONA. SE VINCE SARKOZY CAMBIA COMUNQUE TUTTO: LA RICOSTITUZIONE DELL’ASSE FRANCO-TEDESCO E RIAGGANCIO DI GERMANIA NEL SETTORE ECONOMICO, FRANCIA GIGANTE MALATO DELLA UE, LE CLASSIFICHE SU LIBERALIZZAZIONI ULTIMA, COSTO DEL LAVORO PER UNITA DI PRODOTTO (COMPETITIVITà) FINO A 5 ANNI ERA DI QUALCHE PUNTO AL DI SOTTO DEL TEDESCO, OGGI 10% + DELLA GERMANIA, CROLLO DELLE ESPORTAZIONI. SE RIVINCE DOVRà CAMBIARE TUTTO. RIDISCUSSA COMUNQUE L’ASSE FRANCO-TEDESCO. UN TERZO DEGLI ELETTORI FRANCESI HA VOTATO PER LE ALI ESTREME CHE CHIEDONO DI USCIRE DALL’EURO. 2013 IN GERMANIA E POI IN ITALIA.

MILANO - In due anni l’Eurozona ha speso 91 miliardi per non sprofondare nella peggiore delle crisi dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un peso enorme ricaduto sulle spalle dei cittadini che lo scorso anno hanno dovuto pagare 69,3 miliardi, in aggiunta ai 21,2 miliardi del 2010. Ma non per tutti lo sforzo è stato uguale. I Paesi fuori dall’area euro, capeggiati da Danimarca e Gran Bretagna, non sono mai intervenuti, lasciando a Germania, Francia e Italia l’onere di gestire la crisi.

La tabella completa dei prestiti intergovernativi. 1

Berlino ha tirato fuori 27 miliardi, 20 solo lo scorso anno con un impatto dello 0,8% sul Pil. Lo stesso dell’Italia che ha versato 13,1 miliardi oltre ai 3,9 del 2010. Ha speso di più, ma solo in valori assoluti, Parigi: nel 2011 ha prestato 14,9 miliardi, ma solo lo 0,7% del Pil (4,4 miliardi l’anno prima).

In termini percentuali il primo contribuente è Malta che con 66 milioni ha speso per la crisi l’1% del suo prodotto interno lordo, seguito dalla Slovenia con lo 0,9% del Pil (325 milioni).

Tra i Pigs, la Grecia è stata esentata dai contributi, mentre all’Irlanda è stato concesso un sconto notevole: ha versato solo lo 0,2% del Pil (347 milioni nel 2011 e nel 2010). Parità di trattamento con il resto dell’Eurozona è stato, invece, riservato a Spagna e Portogallo che hanno dovuto prestare rispettivamente 8,7 a 1,2 miliardi di euro, pari allo 0,7% del Pil.

Il documento. 2

Il debito. E l’impatto della crisi si riflette sul debito sovrano del Vecchio continente. Al primo posto la Grecia con 355 miliardi pari al 165% del Pil seguita dal 120% dell’Italia che però in termini assoluti volato a 1.897 miliardi alla fine dello scorso anno. Complessivamente nell’Eurozona il debito è pari all’87,2% del Pil, appena meglio all’interno dell’Ue a 27 dove scede all’82,5%, ma sono solo 13 i Paesi che rientrano nei parametri di Maastricht (debito al 60% del Pil): Bulgaria (16%), Danimarca (46,5%), Estonia (6%), Finlanda (48,6%), Lettonia (42,6%), Lituania (38,5%), Lussemburgo (18,2%), Polonia (56,3%), Repubblica Ceca (41,2%), Romania (33,3%), Slovenia (47,6%), Slovacchia (43,3%) e Svezia (38,4%).

(23 aprile 2012)

REPUBBLICA.IT - SARKOZY CERCA VOTI A DESTRA
PARIGI - Il candidato socialista Francois Hollande ha vinto il primo turno delle presidenziali francesi con il 28,63% dei consensi, contro il 27,18% del capo dello Stato uscente Nicolas Sarkozy. A sorpresa, con il 17,9%, la candidata dell’estrema destra (Fronte Nazionale), Marine Le Pen, si piazza terza. Lei ha già annunciato che non darà indicazioni, ma se al secondo turno, tra due settimane, i suoi voti saranno indirizzati verso Sarkozy, potrebbero permettergli di recuperare buona parte dello svantaggio. Seguono il candidato dell’estrema sinistra, Jean Luc Melenchon, con l’11,11%, e il centrista Francois Bayrou con il 9,13%. Proprio questi è il vero ago della bilancia: i suoi voto sarebbero determinanti per entrambi i candidati, visto che l’estrema sinistra ha già annunciato che si schiererà "incondizionatamente" a favore di Hollande e che probabilmente anche la candidata dei Verdi, Eva Joly, che ha ottenuto il 2,31%, darà indicazione di appoggiare il socialista.
Sarkozy: "L’Europa che non regola i suoi flussi migratori è finita!": "L’Europa che non regola i suoi
flussi migratori, che non difende le sue frontiere, che apre il suo mercato senza una contropartita, è finita!", ha detto il presidente uscente della Francia, Nicolas Sarkozy, nel corso di un comizio a Tours. "I francesi non vogliono un’Europa colabrodo, incluso i più europeisti tra noi", ha detto il presidente uscente, che dopo i risultati di ieri sta sterzando
tutto il suo discorso a destra, nel tentativo di intercettare l’elettorato del Fronte Nazionale di Marine Le Pen. "I francesi ci chiedono di capire le loro sofferenze e di fare degli sforzi per cercare di risolverle", ha detto ancora Sarkozy, aggiungendo: "Non prendo questo voto alla leggera". "Domenica i francesi ci hanno detto che non vogliono più una globalizzazione senza regole. Dobbiamo tenerne conto", ha concluso. Sarkozy ha anche dichiarato che Hollande "non deve sfuggire" ai tre dibattiti che lui gli ha proposto. "Quando discuteva tranquillamente fra compagni socialisti - ha detto Sarkozy - proponeva tre dibattiti. Ora deve confrontarsi davanti ai francesi, progetto contro progetto, personalità contro personalità, esperienza contro esperienza. I francesi hanno diritto di sapere, Hollande non deve scappare". Sarkozy ha commentato il risultato ottenuto da Marine Le Pen dicendo che bisogna "dare una risposta" al voto per l’estrema destra, un "voto di crisi che è raddoppiato da un’elezione all’altra".
Merkel: "SosTengo Sarkozy". "Angela Merkel continua a sostenere Nicolas Sarkozy", ha detto il portavoce del governo tedesco Georg Streiter a Berlino in conferenza stampa. "I risultati sono preoccupanti - ha aggiunto - ma aspettiamo che le elezioni si chiudano il 6 maggio".
Hollande si prepara al secondo turno. Il candidato socialista è arrivato ieri in tarda serata a Parigi, dopo aver passato la giornata nel suo feudo elettorale di Tulle, in Correze, la circoscrizione che fu roccaforte anche dell’ex presidente Jacques Chirac. Una volta atterrato nella capitale, è andato nel quartier generale della sua campagna, dove ha redatto una ’’dichiarazione di intenti’’ in vista del ballottaggio. ’’Ora bisogna lavorare per il secondo turno e per la vittoria’’, ha detto uscendo dall’edificio a tarda notte.
’’I risultati per il primo turno sono stati raggiunti’’, ha proseguito Hollande, visibilmente stanco, con una voce molto roca, ma soddisfatto.’’La vittoria - ha concluso - è vicina, ma non è ancora acquisita’’. Il candidato della gauche ha lasciato la sede della sua campagna a bordo di una berlina scura, seguita da un gruppo di fotografi e cameraman in motocicletta. Al suo arrivo davanti al portone di casa, pochi minuti dopo, nel XV/o arrondissement di Parigi, ha scherzato con i giornalisti: ’’Forse è ora di andare a dormire’’, ha detto. Alla domanda su come sarà a suo avviso il secondo turno, ha risposto: ’’Molto combattuto’’.
Parigi premia Hollande. Hollande è risultato in testa anche a Parigi, con il 34,83% dei voti. Un risultato ’’inedito’’ per un candidato della gauche alle presidenziali. Nella capitale, Sarkozy ha invece ottenuto il 32,19% delle preferenze.
Le Pen: "Buona notizia preoccupazione dell’Europa". Il fatto che l’Europa si dica preoccupata per il mio risultato elettorale "è una buona notizia". È "molto entusiasmante", è stato il commento della leader dell’estrema destra, Marine Le Pen, intervenendo al tg di France 2. "È il ritorno della Nazione", ha aggiunto
Il sondaggio. I risultati del primo turno non erano ancora definitivi e già venivano diffusi il primi sondaggi sul secondo. Effettuata dall’istituto OpinionWay, l’indagine rileva che il 44% dei francesi che hanno votato ieri intendono votare per Hollande al ballottaggio, il 38% per Sarkozy mentre il 18% non esprime alcuna intenzione di voto. Fra gli elettori di Jean-Luc Melenchon (Front de gauche), il 77% voterà per Hollande, il 5% per Sarkozy e il 18% non risponde. Fra i centristi di Francois Bayrou, il 34% voterebbe per Hollande, il 37% per Sarkozy e il 29% non si pronuncia. Fra quelli che hanno votato per Marine Le Pen, il 18% si schiera per Hollande, il 37% per Sarkozy e il 45% non si esprime. Fra quelli che hanno votato scheda bianca o nulla, il 14% propende per Hollande, il 13% per Sarkozy, il 73% non sceglie.
Secondo altri sondaggi, al ballottaggio Hollande appare comunque il favorito: 54%, contro il 46% del presidente in carica. Ma gli indecisi sarebbero ancora il 18%.
Schifani tifa per il socialista. Per chi fa il tifo il presidente del Senato Renato Schifani? Per Francois Hollande, almeno nel tempo medio. Nel corso della registrazione di Porta a Porta, Schifani rispondendo a una domanda specifica, spiega che "all’Italia, a breve termine, conviene la riduzione dello spread e quindi la stabilizzazione del rapporto tra Sarkozy e Merkel. Ma nei tempi medi- aggiunge- converrebbe un rapporto Hollande-Merkel, per consentire una rivisitazione delle politiche di bilancio che oggi sono estremamente rigide e un po’ soffocate dalle politiche tedesche". Per Schifani "l’aumento dello spread è dovuto alla crisi della Spagna e alla volatilità dei mercati nascente dal primo turno delle elezioni francesi. Non sfuggirà a nessuno- spiega- che c’è un’incertezza dei mercati su chi vincerà".
(23 aprile 2012)

ILSOLE24ORE.IT - LA CRISI OLANDESE
Il premier olandese, Mark Rutte, ha rimesso il suo mandato nelle mani della regina Beatrice, dopo il fallimento del negoziato sulle misure di austerità per la riduzione del deficit pubblico con il partito di estrema destra di Geert Wilders. Lo annuncia un comunicato ufficiale. Le dimissioni del capo del governo di centro-destra aprono la strada alle elezioni anticipate. «Sua Maestà la Regina ha preso la domanda di dimissioni in considerazione e chiesto ai minisri e ai sottosegretari di fare tutto quello che ritengono necessario nell’interesse del regno» prosegue il comunicato. Fonti del governo avevano in mattinata anticipato le dimissioni del pemier.

Rutte è un’altra vittima della crisi del debito europeo. Dopo oltre un mese di negoziati estenuanti sulle misure di austerità da adottare per realizzare risparmi per 16 miliardi entro il 2013 e dunque rientrare nei parametri europei, il governo olandese ha gettato la spugna. Rutte, che guida un esecutivo di minoranza con l’appoggio in parlamento della forza di estrema destra guidata da Geert Wilders, come anticipato in mattinata si é recato presso il capo di Stato, la regina Beatrice, e le ha offerto le proprie dimissioni con la richiesta di tornare al voto in autunno. La rinuncia di Rutte, che in Europa si è sempre distinto - con la cancelliera Merkel e i leader scandinavi - per essere uno dei "falchi" del rigore fiscale, viene dopo il fallimento dell’ennesimo tentativo di raggiungere un accordo sui nuovi tagli proprio con l’alleato in parlamento, Geert Wilders, segno che ormai diventa sempre più difficile fare accettare al proprio elettorato l’amara medicina dell’austerità.

Il forte successo dell’estrema destra nel primo turno delle presidenziali in Francia, con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen che ha ottenuto il 18,2% dei suffragi sbaragliando ogni previsione della vigilia, rischia ora di imprimere un’accelerazione alla corsa verso le elezioni dove Wilders cercherà di replicare il successo della Le Pen. Nel frattempo il governo olandese spera comunque di riuscire a rispettare gli accordi presi in sede europea e conta per questo sull’appoggio del parlamento. «Parto dal principio che troveremo una maggioranza per le misure che presenteremo a Bruxelles - ha detto il ministro delle finanze, Jan Kees de Jager - discuteremo in tempi rapidi delle possibili misure con la camera bassa del parlamento». De Jeger, che continuerà a gestire pro tempore il ministero delle finanze anche dopo le dimissioni del governo, ha sottolineato come sia importante "mostrare ai mercati finanziari e agli olandesi stessi che noi possiamo, anche in questo frangente, mantenere una politica finanziaria solida". L’esecutivo uscente ha tempo fino al 30 aprile per presentare alla commissione europea la propria proposta di budget con le misure previste per riportare il deficit sotto la soglia del 3% del pil. Una scadenza che il ministro de Jeger si dice certo di poter rispettare ma che al momento appare drammaticamente troppo vicina.

PEZZO DI CAZZULLO USCITO STAMANE SUL CORRIERE
ALDO CAZZULLO
PARIGI - «Prima erano nove contro uno. Adesso siamo rimasti io e lui. Finora mi ha evitato. Ma adesso ci dovremo ben incontrare: stesso giorno, stessa ora». Non solo la Renault nera su cui arriva è la stessa della notte vittoriosa del 2007. Anche lui, Nicolas Sarkozy, è rimasto uguale, a giudicare dalla prima reazione che filtra dal suo entourage. Ai militanti lo dice subito: «Tre dibattiti. Voglio tre dibattiti con l’altro candidato». Che sarebbe Hollande, socialista di solito sorridente, ma da ieri un po’ meno sicuro di vincere.
Anche Sarkozy avrebbe di che preoccuparsi. È la prima volta, nella storia della Quinta Repubblica, che un presidente in carica non arriva in testa al primo turno. Eppure lui non ha perso un’oncia di aggressività. Entra nell’arena con passo caracollante da cowboy. Spalanca le braccia tipo cantante confidenziale davanti ai fan. Gigioneggia. Paradossalmente, l’aspetto e l’umore sono migliori di quelli con cui si presentò cinque anni fa, la notte della vittoria. Il Sarkozy appena eletto non era euforico e sereno, ma teso e nervoso: più per la fuga dell’ondivaga moglie Cécilia, irreperibile tutto il giorno, che per la responsabilità che lo attendeva. Il Sarkozy superato al primo turno da «ça», «questa roba», come ha chiamato Hollande in campagna elettorale, è carico, arrembante. Grida sino quasi a perdere la voce: «Avete resistito a tutto! Siete stati formidabili, ammirevoli, coraggiosi! Grazie per quello che avete fatto per la Francia!». E si capisce benissimo che non sta parlando dei militanti, ma di sé.
Le prime parole sono per gli elettori di Marine Le Pen: frontiere, immigrazione, lavoro, sicurezza. «I francesi vogliono preservare il proprio modo di vivere. E io voglio proteggerli. Invito tutti i francesi che mettono l’amore di patria prima degli interessi privati a unirsi a me». In realtà, sarà dura. E non solo perché i sondaggi, che come al solito avevano sottostimato Marine Le Pen, ora dicono che meno della metà dei suoi elettori sosterrà Sarkozy al ballottaggio, mentre quasi il 20% sceglierà Hollande. I due milioni e mezzo di voti mancanti rispetto al 2007 rafforzano la schiera di coloro che non riconoscono a Sarkozy il fisico del ruolo presidenziale, che non gli perdonano né la frenesia del brevilineo - un Rastignac da un metro e 65 alla conquista di Parigi - né le origini straniere (era francese solo sua nonna materna, che sposò un ebreo greco; il padre era un ungherese sfuggito all’Armata Rossa e rimasto apolide sino a tarda età). L’ossessione per l’America, la passione per il denaro, il gusto per i sigari avana più che per il bordeaux, per le caramelle più che per i formaggi, erano apparsi segni di rottura, alla fine della lunga e spossata stagione di Chirac. Oggi rischiano di ritorcersi contro di lui, nell’ora in cui la Francia si sente impotente, e teme di non eleggere più il presidente della République, ma il governatore di una provincia d’Europa. Anche così si spiegano il record di Marine Le Pen, e i primi sondaggi che danno Sarkozy sconfitto il 6 maggio.
Eppure lui sente di poter ripetere il colpaccio. L’atteso spostamento a sinistra non c’è stato. Tra le due linee - l’attenzione alla destra e il dialogo con il centro - è destinata a prevalere la prima, incarnata dal segretario del partito, Jean-François Copé, l’uomo del 2017: non a caso i militanti lo accolgono con un’ovazione, mentre per il cauto premier Fillon hanno solo un applauso di circostanza. «Hollande en Corrèze, Sarkozy all’Elysée», gridano, invitando il socialista a restare nella sua remota e piovosa regione.
Tra i candidati Sarkozy ha votato per ultimo, e per ultimo parla. Alle 18 ha riunito lo staff all’Eliseo, alle 19 si è consultato con Copé e con l’ex premier Juppé. Poi, con uno dei suoi rari gesti di umiltà, ha lasciato la residenza presidenziale per raggiungere i militanti alla Mutualité, oltretutto storica sede di convegni sinistrorsi. Non ha abbassato il vetro fumé per rispondere alle domande dei reporter che lo seguivano in moto. Però ha ordinato all’autista di fermarsi al rosso.
Cinque anni fa, sulla Renault nera Sarkozy era solo. Cécilia - che non l’aveva neppure votato - si fece vedere solo alla festa, sciaguratamente organizzata da Fouquet’s, ristorante da sceicchi, con tanto di lista degli invitati. Venti di loro in questi cinque anni hanno ricevuto la Legion d’Onore, qualcuno appalti da 3 miliardi di euro, come Martin Bouygues che sta costruendo il nuovo ministero della Difesa, il «Pentagono francese». Sarkozy fece trapelare che si sarebbe ritirato in convento, per prepararsi. Due giorni dopo fu fotografato nel mare di Malta su uno yacht da 60 metri, proprietà di Vincent Bolloré, finanziere tra i più ricchi d’Europa. L’inizio di una serie di errori e cadute di stile. I francesi gli avrebbero anche perdonato tutto, se le cose fossero andate bene. Sono invece andate malissimo.
Ma oggi paradossalmente la crisi può dargli una mano. Sarkozy giocherà la carta della paura e della protezione. Finora ha cercato soprattutto di impietosire i francesi: «Capitemi», «aiutatemi». Ora tenterà di spaventarli - la caduta dei mercati, il timore della sinistra - e di rassicurarli. Giocandosi il duello tv (Hollande gliene concederà uno solo, probabilmente il 2 maggio) sulla linea della «scelta di personalità»: sicurezza contro mitezza, forza contro sorriso. Oggi Sarkozy ricomincia da Tours, la città di Philippe Briand, il potente tesoriere, e di Guillaume Peltier, il capo dei giovani. «Non avremo mai più un leader così», commentava all’uscita dalla Mutualité uno di loro, e probabilmente ha ragione. Tra due settimane sapremo se per la destra e per la Francia è una condanna, o un sollievo.
23 aprile 2012 | 15:32