Elisabetta Ambrosi, il Fatto Quotidiano 22/4/2012, 22 aprile 2012
UN INTELLETTUALE ADDETTO A SPOLVERARE
Scusi, lei è un commesso?’. Avverto un brivido lungo la schiena, sono paralizzato, sembro la sorella brutta di Chucky, la bambola assassina. Perchè, con rispetto dei commessi, io non sono un commesso”. Lui è Marino Buzzi, libraio bolognese. Sulle disavventure del mestiere tiene l’esilarante blog Cronache dalla libreria, e poi ci ha scritto un libro dal titolo eloquente: Un altro besteller e siamo rovinati (Mursia editore). Non è l’unico, in rete, a tenere un blog dagli scaffali. Forse perché scrivere è l’unico modo per reggere lo stress da domanda assurda (“Scusi, ha Gomorrea di Savino?”), da insensata richiesta di consiglio, (“Cosa posso comprare a qualcuno cui piace Severgnini? Provi con Kafka è la stessa cosa”). Soprattutto da fatica fisica.
Se la stupidità dei clienti e l’acido lattico ci sono sempre stati, oggi fare il libraio è ancora più difficile. Anzi, purtroppo, più semplice: “Quando ho iniziato”, spiega Buzzi, “il nostro ruolo era preminente. Si decidevano i libri e le quantità, le proposte per le vetrine, i posizionamenti. Oggi il tutto è rimandato ad accordi commerciali fra le sedi e le case editrici”. E poi, naturalmente, c’è la tv: “Se ci viene segnalato che un autore sarà ospite di Fazio, rinforziamo immediatamente l’ordine. A settembre si decide che Gramsci non è più attuale? A febbraio lo citano al festival di San Remo e si scopre che non può mancare”.
Aggiungete il girone delle presentazioni, “imposte dalle case editrici”, e lo stress da tessera, obbligatoria per fidelizzare il cliente (“No, signora, quella è per la donazione degli organi”. “Ma io non li voglio donare”), e avrete un mestiere che ha perso la sua mitologia. Come si legge sul blog Cronache eccentriche, altro che intellettuale in giacchetta di velluto: “Il libraio è l’unico intellettuale che per lavoro spolvera”.
IL NATALE
È il periodo più caotico dell’anno, spiegano i librai, quello su cui tutti – azienda, distributori, case editrici e rifornitori – puntano per far quadrare i conti. “Immancabili”, scrive Buzzi, “i volumi di Bruno Vespa o Forattini, l’equivalente dei cinepanettoni dei Vanzina. E poi c’è l’Allevi natalizio, la vera storia dell’ultima miss maglietta bagnata, l’ultimo Odifreddi , che ormai scrive un libro a settimana. Sappiamo tutto su Dio grazie a Mancuso e andiamo a Roma, Parigi o Londra con Gesù e Augias”.
LA CLASSIFICA
(DEI RIFIUTI)
Dal preservativo usato, al sacchetto di Mc Donald’s (con bibita annessa), dalla cacca di cane e, forse, umana. Nella sua breve carriera, Buzzi rivela di aver trovato di tutto: “Al primo posto si piazzano gli scontrini, al secondo i fazzoletti di carta usati, al terzo le cicche, al quarto la plastica che ricopre i libri. Mi considero una specie di Edward mani di forbice che ha, al posto delle forbici, degli Swiffer”.
GIOVANI&LIBRI
Dimenticate l’ultimo rapporto Istat e Censis sui giovani e la lettura. Qualche giornata in librerie sarà più istruttiva sul tema. “Devo passare continuamente dalle sale per assicurarmi che non stiano fumando, per dire loro di non mettere i piedi contro il muro, di non coricarsi sui libri, si smetterla di toccarsi con il Kamasutra in mano”. Se i ragazzi non leggono, le ragazze chiedono libri di cantanti già sconosciuti ad un trentacinquenne. “Ma Justin Bieber chi è? Il figlio segreto di Cristina D’Avena?”.
L’INCUBO BUDGET
Il vero thriller che non manca mai in libreria è quello del budget , “l’elemento alieno pronto a divorarti lo stomaco. Ti svegli la mattina e chiedi: raggiungerò il budget? Guardi, ora dopo ora, gli incassi della giornata per capire se ti stai avvicinando a quanto richiesto dall’azienda, vai nel panico se comincia a nevicare, piovere , grandinare, ti scagli contro i vigili se vedi che transennano la via”.
AVANTI IL BESTSELLER
“Massificare gli altovendenti!”, ecco l’imperativo morale del libraio. Tradotto in soldoni, significa piazzare in evidenza i titoli ad alta vendibilità, cioè gli scrittori che hanno venduto bene il primo romanzo o quelli su cui gli editori puntano. “Come in supermercato tu entri e trovi pile di costolette d’agnello e cascate di prosciutto quando magari ti serve solo una salvietta”. Il sistema gestionale delle librerie, spiega Buzzi, ordina automaticamente i titoli altovendenti una volta che sono scesi sotto una certa quantità. Una macchina perfetta? Non proprio. “Spesso le pile di libri che noi spingiamo vanno in resa nella stessa quantità in cui sono arrivate”. Segue “telefonatina dall’alto che ti dice che il libro non ha venduto bene perché non lo hai posizionata bene, quando magari l’hai messo persino nel
bagno dei clienti”.
PRECARIETÀ
“Se prima eravamo in
cinque per fare 10 scontrini, adesso siamo in 4
per fare 10 scontrini. Se prima eravamo in quattro per fare 10 scontrini adesso siamo in 3 per fare 10 scontrini. Se prima eravamo in tre per fare 10 scontrini, adesso siamo in 2 per fare 10 scontrini…”.
IL SOGNO DEL LIBRAIO
“Poter dire all’altoparlante, in chiusura della libreria: ‘Vi informo che se entro cinque secondi non siete fuori dalla libreria libero i cani’. Oppure: ‘Attenzione Fabio Volo è appena entrato in libreria, se non ve ne andate subito cercherà di fare il simpatico con voi’.