Edoardo Camurri, la Lettura (Corriere della Sera) 22/04/2012, 22 aprile 2012
GLI SPACCIATORI DEL SUCCESSO - L’
altro giorno in libreria sono finito in un reparto che non frequento mai per una sorta di assurdo pregiudizio antidarwinista: il reparto marketing, boom, trionfi e autorealizzazione personale. Ma stavolta cambio idea perché, visto che c’è la crisi, mi salta l’uzzolo della metamorfosi. Ci sono montagne di libri che ti insegnano a diventare un uomo (se non migliore) almeno ricco, felice e potente. E sono libri che vendono moltissimo. Ne compro un po’ (spendo per diventare ricco ma, mi dico ormai persuaso, si tratta solo di un investimento) e torno a casa ancora dotato di un certo dinamismo.
Per la fretta di imparare qualcosa e per timore di cambiare idea, prendo un libro con allegato un cd audio e lo infilo nel computer; una voce tipo coperta di alpaca mi saluta: «Ciao sono Ciro Imparato, piacere di conoscerti» e sto per svenire. L’alpaca mi ha detto «piacere». Cioè, nell’immaginario ingresso verso l’hic sunt leones del successo, una voce tipo lama si presenta con «Piacere». Dovrei ravvedermi, ma Imparato continua a parlare e ora l’alpaca è diventata un po’ più simile al cotone di un telo mare: «Le persone che ti ascoltano al telefono si formano un’idea della tua cultura, della tua intelligenza, del tuo stato sociale, del tuo fascino. Pensa, quando telefoniamo a qualcuno, questa persona si forma un’immagine addirittura di come siamo vestiti e tutto questo si fonda esclusivamente sulla capacità di usare la voce». Pensa. La tua voce può cambiarti la vita (e farti raggiungere ciò che fino a oggi ti sembrava impossibile con il metodo FourVoiceColors®) è questo il titolo del libro di Imparato (Sperling & Kupfer, pagine 208, 19) dove è brevettato questo metodo della voce a quattro colori (quasi come i quaderni colorati di Wittgenstein: la voce gialla, la voce verde, la voce blu e la voce rossa): la pietra filosofale del trionfo e del cambio vita. Imparato spiega che la voce verde è forse la più importante: è la voce dei politici e dei negoziatori, è la voce, dice ancora un Imparato che ora pare srotolare un kilim, da dove arriva l’anima.
Meno pneumaticamente, il libro propone anche esercizi, spiega il segreto della respirazione, ma non mi accontento; nonostante le aspettative, Imparato, a pagina 13 del suo libro, confida che la voce incide solo per il trentotto per cento della credibilità di una persona; non è poco, ma non è sufficiente se vuoi avere un successo planetario. Ci vuole un’esperienza più forte, più autentica, magari più traumatica ed efficace.
Questa cosa del momento traumatico come chiave del successo la trovo in un altro libro, forse il più spudorato: Brendon Burchard, Ricco non per caso. Metodo rapido ed efficace per promuovere il proprio talento e avviare un business di successo (Corbaccio editore, pagine 240, 13,90). Brendon Burchard è uno dei più famosi life-coach del mondo, esperto in consulenze aziendali e in training personale e si presenta come un uomo di una bontà totale. Un amico. Nel suo libro, Burchard racconta come tutto sia nato da un trauma: stava per morire in un incidente stradale e tra le lamiere ha avuto la solita folgorazione: doveva dare un senso alla sua vita. Ora, dopo aver dato un senso alla sua vita, lo si può vedere su YouTube con un ciuffetto da pio-pio-cerca-la-mamma mentre ti spiega con l’entusiasmo di un agente immobiliare come diventare milionario.
Sostanzialmente, dice, dovete fare come me. Ma mica è facile. Dice che devo posizionarmi sul mercato. Dice che devo capire a quale pubblico rivolgermi. Dice che devo essere convinto e determinato. Dice che devo controllare il mio destino. Dice anche che occorre saper prendere delle decisioni. Decido quindi che è ora di mandare a quel paese l’amico Brendon perché gli egotici mi fanno venire il nervoso; elenca tutti i soldi che ha guadagnato, quanto si fa pagare per una conferenza, quanto la gente è disposta a spendere per un biglietto di un suo seminario (diecimila dollari). Ho appreso infatti che se voglio diventare un uomo di successo devo anche essere buono e positivo e non è facile esserlo con l’amico Brendon.
Almeno, così spiega il coach Luca Lorenzoni nel suo libro Semplicemente felice. Migliora la tua vita subito e per sempre (Sperling & Kupfer, pagine XII-150, 16) quando scrive che il successo si misura in base alla felicità. E come si fa a essere felici? La parola chiave è focus. «Siamo in un periodo di crisi — ci informa Lorenzoni — ed è proprio in questo momento che ci sono le più grandi opportunità: ci sono aziende che chiudono, persone che perdono il lavoro, ma ci sono anche persone che hanno un successo incredibile. È solo questione di focus». Non sopporto i piagnistei e non mi metto qui a fare il paladino dei precari né corro a occupare il teatro Valle, però questa cosa di «è solo questione di focus» mi fa venir voglia di eschimo e di capelli a mezzo collo. Sto diventando una persona orribile.
Ormai non resta che continuare questa discesa agli inferi verso il successo immaginando qualcosa di ancora più efferato. L’ultimo libro comprato nel reparto trionfi e boom della libreria può essere utile. È un libro del biografo dei divi Michele Monina e s’intitola 10 modi per diventare un mito (e fare un sacco di soldi) edito da Laurana (pagine 128, 11,90). A pagina 49 leggo: «Sposa una causa nobile, umanitaria, ambientalista o quel che è, purché sia nobile». Monina fa l’esempio di Bob Geldof: nessuno si ricorda una sua canzone, però è famosissimo per il suo amore per i piccolini africani. Monina dice che è sufficiente indignarsi per qualcosa e subito, essendo l’uomo un animale imitatore, arriveranno moltitudini di altri felici indignati che ti porteranno al successo. Sarebbe bello ma c’è un problema insormontabile. Non c’è più un’indignazione rimasta libera. Le cause sono tutte occupate. Le balene? Occupate. Il capitalismo selvaggio? Occupato. I terremoti? Occupati. I cibi grassi? Occupati. I corpi delle donne? Occupati.
Forse ci si potrebbe indignare contro i libri che ti insegnano ad aver successo. Ma so già che non imparerò mai a gridare con la voce verde. Mi manca il focus.
Edoardo Camurri