Diego Gabutti, ItaliaOggi 21/4/2012, 21 aprile 2012
Romano Prodi è velenoso come nei suoi tempi migliori – Romano Prodi, velenoso come nei suoi momenti migliori, ha fatto notare che i principali partiti, ma in particolare il Partito democratico, s’accingono a tradire allegramente il maggioritario, reintroducendo di soppiatto il proporzionale, dopo aver tradito il referendum che nel 1993, mentre sulla prima repubblica scendeva la notte, abolì il finanziamento pubblico dei partiti
Romano Prodi è velenoso come nei suoi tempi migliori – Romano Prodi, velenoso come nei suoi momenti migliori, ha fatto notare che i principali partiti, ma in particolare il Partito democratico, s’accingono a tradire allegramente il maggioritario, reintroducendo di soppiatto il proporzionale, dopo aver tradito il referendum che nel 1993, mentre sulla prima repubblica scendeva la notte, abolì il finanziamento pubblico dei partiti. Dimentica di dire che anche i suoi due governi, nel 1998 e nel 2008, sono stati traditi più o meno dagli stessi ceffi che oggi tradiscono la volontà generale del paese. Dimentica di dirlo, o forse preferisce non dirlo, ma se lo ricorda benissimo. * * * «Ribadisco la nostra contrarietà all’aumento delle tasse», dice Alfano. «Io penso che governo debba fare subito qualcosa per fronteggiare la recessione», dice Bersani. Stanno dicendo più o meno la stessa cosa. Ma non se ne accorgono (così come non s’accorgono che queste sono dichiarazioni da leader dell’opposizione e non da leader della maggioranza) perché la dicono senza impegno e pensando ad altro (soldi, lotte di frazione, sondaggi). * * * «E va bene. Perché darmi delle arie? Fu per il titolo, come succede a tanta povera gente, che andai a vedere Il gigante di New York. Nei manifesti un uomo a torso nudo, tutto spalle, ciclopico, riduceva i grattacieli di Manhattan a un ciuffetto di cicoria, gravava, incombeva talmente su di essi, che mi domandai: "Ma chi è, il Fisco?”» (Giuseppe Marotta, I piedi d’argilla del gigante di New York, in G. Marotta, Questo buffo cinema, Bompiani 1956). * * * Oro e diamanti, come nell’isola del tesoro. Finivano così, quando non prendevano la strada delle banche africane, le gran paccate di milioni (come direbbe Elsa Fornero) del finanziamento pubblico al partito padano (anzi del «rimborso elettorale», come dicono i nostri politici — convinti che, cambiato il nome, cambi anche la natura delle cose). * * * Spazzato via dalla scopa di Bobo Maroni, l’ex tesoriere leghista Francesco Belsito, primo dei capri condotti al sacrificio, ha consegnato agli ex compagni di partito gioie e dobloni (però non tutti_ si legge infatti che altre perle, zaffiri, lingotti e rubini sono a disposizione di Rosi Mauro). Maroni e i suoi padanisti onesti e puri (si legge anche questo) provvederanno a convertire l’oro e i gioielli in «denaro da distribuire alle sezioni». Come se sperperare i soldi pubblici in manifesti murali, colla da attacchini, uomini sandwich, camice verdi e volantini dadaisti fosse più nobile che conservarli nel forziere dei pirati. * * * Qualcuno sostiene che, con questo calcio nelle parti molli della nomenklatura, l’ex grande antagonista della Buonanima (l’unico che abbia cavato almeno un mezzo ragno dal buco) si è candidato alla presidenza della repubblica. Tra un anno Giorgio Napolitano, che li ha sempre fustigati per bene, lascerà il Quirinale, e i grandi elettori italiani, ai quali piace essere strapazzati, non sapranno più da chi farsi maltrattare. Al momento si fanno lietamente strapazzare da Bce, leader tedeschi e francesi, Financial Times e Fondo monetario internazionale. Ma sono masochisti italiani e, come dice il proverbio, sadici e buoi dei paesi tuoi. Nessuno è più adatto di Prodi (che li odia tutti) a farli neri. * * * «Divini eroi, profeti, poeti, sacerdoti sono forme d’eroismo che (...) fanno la loro apparizione nelle epoche più remote. Alcune hanno cessato d’essere possibili da molto tempo e non possono più mostrarsi in questo mondo. L’eroe come letterato, invece, categoria di cui dobbiamo parlare oggi, è completamente un prodotto di questi nuovi tempi, e per quanto a lungo l’arte meravigliosa della scrittura o della rapida scrittura che chiamiamo stampa sussisterà, possiamo aspettarci di vedere questo moderno eroe persistere, come una delle principali forme d’eroismo per tutte le età future. Per molti aspetti, questo è un fenomeno singolare» (Thomas Carlyle, Gli eroi, Dall’Oglio 1981). * * * Ogni tanto, in qualche articolo fuori mano o sfuggito al controllo dei giornali vicini al governo, e lo sono praticamente tutti, salta fuori la parola «spesa» (seguita magari dall’aggettivo «pubblica» oppure «corrente»): cioè la parola meno frequentata dal Caro leader e dai suoi ministri. Non che sia soltanto colpa loro. È il prezzo che devono pagare (anche se per la verità siamo noi a pagarlo) per avere una maggioranza parlamentare. * * * «La libreria della prima infanzia t’accompagna per tutta la vita. La disposizione dei ripiani, la scelta dei libri, il colore delle rilegature, li percepisci come colore, altezza e disposizione della letteratura universale. I libri assenti nella prima libreria non riusciranno mai a introdursi nella letteratura mondiale, e nemmeno nell’universo» (Osip Mandel’tam, Il rumore del tempo, in O. Mandel’tam, Il rumore del tempo e altri scritti, Adelphi 2012).