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 2012  aprile 22 Domenica calendario

Ultime guerre americane il romanzo di Pulitzer.com – IL 4 luglio del 2010 fu una brutta giornata per Tyler Southern

Ultime guerre americane il romanzo di Pulitzer.com – IL 4 luglio del 2010 fu una brutta giornata per Tyler Southern. Fece un sogno in cui era con i suoi fratelli e giocava a football. Nel suo sogno, era ancora tutto intero. Poi si svegliò in un letto d´ospedale: aveva perso le gambe e il braccio destro, disintegrati due mesi prima, in Afghanistan, da un ordigno artigianale talmente potente che erano stati ritrovati solo frammenti minuscoli delle sue gambe e dei suoi stivali. L´esplosione gli aveva lasciato un arto, il braccio sinistro, fratturato e dilaniato. Southern cominciò a respirare affannosamente. Sua madre Patti, che vegliava accanto al suo letto, si chinò su di lui per calmarlo. Mamma, che sta succedendo, piangeva lui. Respira insieme a me, gli mormorò lei. Respira insieme a me. Gli tenne la testa stretta al petto. Respira insieme a me. Southern improvvisamente vomitò. Patti lo cullò dolcemente fra le sue braccia fino a quando non si fu calmato. «Quella è stata la mia ultima giornata veramente brutta», ricorda Tyler. «Tutti abbiamo vissuto episodi del genere», aggiunge, riferendosi agli altri feriti gravi che ha conosciuto. Ventidue anni, caporale dei marines, Southern è solo uno dei tanti e sempre più numerosi giovani americani - finora sedicimila o più sui 2,3 milioni di soldati statunitensi inviati Oltreoceano - che si sono offerti volontari per andare a combattere in Iraq o in Afghanistan e sono tornati indietro vivi, ma con ferite devastanti. Numeri piccoli ma significativi, perché segnalano una nuova e allarmante tendenza del conflitto: nonostante tutti i miliardi di dollari che sono stati spesi negli ultimi dieci anni per sconfiggere i guerriglieri afgani, la capacità del nemico di provocare ferite gravi ai soldati americani è in aumento [...]. Quasi tutti i feriti gravi sono vittime di una nuova, letale forma di esplosivi messa a punto dai guerriglieri iracheni e afgani: gli ordigni artigianali [...]. Le ferite dei sopravvissuti spesso sono raccapriccianti. In Afghanistan, un ordigno artigianale normalmente è composto da un secchio di plastica pieno di nitrato di ammonio interrato sotto strati di sabbia e terra, che esplode provocando un micidiale spostamento d´aria, talmente potente da distruggere muri di cemento e piegare il metallo, seguito da una vampata a millecinquecento gradi capace di incenerire le palpebre e le dita. L´esplosione trancia braccia, gambe, orecchie e nasi, strazia i volti, schiaccia ossa e denti, danneggia il cervello, strappa via pelle e muscoli e lacera bulbi oculari, timpani, polmoni, viscere e altri organi interni. Esplodendo verso l´alto la bomba conficca in profondità, nei tessuti molli della vittima, sabbia, terra, sassi, frammenti ossei e rifiuti [...]. Grazie alle recenti innovazioni belliche, invece di tornare a casa in una bara avvolta nella bandiera a stelle e strisce, Tyler Southern, che si autodefinisce un «triplo» e sfoggia due gambe cromate a motore e un braccio artificiale, la scorsa estate è convolato a giuste nozze. È stata una celebrazione sfarzosa, ripresa da una televisione locale di Jacksonville [...]. I quattro chili e mezzo di nitrato d´ammonio che dovevano ucciderlo erano seppelliti a un metro di profondità sotto la soglia di una costruzione squallida. In un villaggetto semidistrutto di case di fango nel sud dell´Afghanistan, chiamato Salaam Bazaar. Faceva un caldo torrido quel 5 maggio del 2010 e i soldati del plotone mortai, compagnia di artiglieria, 1° battaglione, 2° reggimento dei marines, stavano effettuando un pattugliamento a piedi di routine quando la radio intercettò una trasmissione della guerriglia: i Taliban stavano organizzando un´imboscata. I marines decisero di attaccare per primi: Southern, caporale onorario, guidava una mezza dozzina di soldati che si avvicinavano in cerchio all´edificio, con circospezione, mentre gli altri marine e il portaferiti della marina James Stoddard si avvicinavano in cerchio dall´altro lato. Con l´arma puntata, Southern si avvicinò all´ingresso e con cautela varcò la soglia entrando nella stanza buia. Mise il piede su uno spingidisco nascosto che chiudeva un circuito elettrico collegato a un detonatore [...]. Tyler rimase incosciente per quattordici giorni dopo l´esplosione. «Sono andato a dormire il 4 maggio e mi sono svegliato il 18», dice. «In mezzo, non ricordo nulla». Quando riuscì a riprendere conoscenza, nessuno sapeva se aveva recuperato appieno le sue capacità cognitive o se le sue tragiche esperienze lo avessero lasciato in stato vegetativo. I medici lo incalzavano di continuo: «Dicci come ti chiami, Tyler. Dicci come ti chiami». Nessuna risposta. «Tyler, dicci come ti chiami!». Niente. Sua madre era in piedi accanto al letto a osservare, con le mani strette alla sbarra. Alla fine esclamò: «Dì ciao alla tua mamma!». Tyler si scosse. «Ciao, mamma», fece con voce gracchiante. Con le lacrime che le scendevano copiosamente, lei si piegò su di lui, coprendogli la vista delle sue gambe amputate. «Sei stato ferito in Afghanistan», gli sussurrò. «Hai perso tutte e due le gambe e un braccio. Stai bene». A ventidue anni, la vita così come Southern la conosceva era finita. La sua nuova vita sarebbe diventata una processione apparentemente senza fine di dolorose operazioni chirurgiche ed estenuanti sessioni di riabilitazione, una lotta per imparare a governare prima la sedia a rotelle e infine le protesi delle gambe e un braccio meccanico [...]. Eppure Tyler Southern, come molti dei soldati gravemente feriti che ho incontrato, non prova amarezza. Quando si arruolò, nel 2007, sapeva che sarebbe andato a combattere. Quello era il suo obiettivo. Conosceva i rischi. «Vorrei solo che fosse successo più tardi», dice a proposito della ferita. «Avevo ancora tanto da fare». In famiglia è il più giovane dei figli, tre in tutto, e anche il più minuto. Entrambi i fratelli sono militari, nell´esercito; il padre è un capo di seconda classe della marina in pensione. Tutta gente orgogliosa di servire nelle forze armate. I valori di fondo della famiglia Southern sono: patriottismo sfrenato, umorismo e coraggio. Da bambino, Southern dipinse la sua stanza di rosso, bianco e blu; rimproverava i vicini se la bandiera americana che sventolava nel loro giardino era logora [...]. Si imbarcò per l´Afghanistan con la sua unità, il 1° battaglione del 2° reggimento dei marines, pronto a tutto. Aveva scritto una lettera di tre pagine alla sua famiglia e agli amici più cari, nel caso fosse morto in battaglia. Disse ai suoi commilitoni che aveva il presentimento che sarebbe stato ferito e che avrebbe ricevuto il Purple Heart (un´onorificenza delle forze armate americane che spetta ai caduti o ai feriti in guerra). Pensava di beccarsi una pallottola, non di perdere tre arti [...]. All´inizio Southern continuava a dirmi che il fatto di essersi trasformato di colpo da marine atletico ed esuberante a triplice amputato, praticamente inerme, non lo angustiava. Ma ovviamente non era vero e dopo una lunga chiacchierata ha finito per ammetterlo. Mi ha detto che se non si era lasciato andare era stato per suo padre, il tosto e duro sottufficiale in pensione della marina. E che era stato solo dopo quel sogno del 4 luglio del 2010 - la sua «ultima giornata veramente brutta» - che aveva perso il controllo, che si era reso conto che «sarei stato per tutta la vita un triplice amputato. È stato come sentirsi crollare il mondo addosso». Ma, mi ha spiegato, «non volevo che papà mi vedesse in quello stato. Speravo che vedendomi reagire con forza sarebbe stato un po´ più orgoglioso di me». Dopo quell´attacco di panico con sua madre, Tyler ha continuato a vivere la sua nuova realtà, sposando in pieno la filosofia della famiglia Southern: «Se ti succede qualcosa, sfrutta al massimo quello che ti rimane», per dirla con le sue parole. «Piangere non mi farà ricrescere nulla. Sono stato abituato a trovare il lato positivo in ogni cosa; non in senso religioso, del tipo "Dio ha in mente un piano per te". Sono vivo; ho ancora un braccio che funziona, ci sono tante cose positive da apprezzare, non riesco a pensare a quelle negative». «Ho solo perso qualche pezzo», dice. Traduzione Fabio Galimberti