Ettore Livini, la Repubblica 22/4/2012, 22 aprile 2012
I Paperoni non conoscono crisi più ricchi di 95 miliardi di dollari – MILANO - Crollano le Borse, volano gli spread, falliscono intere nazioni, ma sull´esclusivissimo club dei trilionari del mondo non tramonta mai il sole
I Paperoni non conoscono crisi più ricchi di 95 miliardi di dollari – MILANO - Crollano le Borse, volano gli spread, falliscono intere nazioni, ma sull´esclusivissimo club dei trilionari del mondo non tramonta mai il sole. I 40 uomini più ricchi della terra, secondo la classifica redatta da Bloomberg, hanno guadagnato da inizio anno 95 miliardi di dollari, portando il loro patrimonio oltre l´astronomica quota di un trilione. Cifre da Paperon de Paperoni, una pioggia d´oro a dodici zeri pari a quattro volte il Prodotto interno lordo della Grecia o a metà dell´intero debito pubblico tricolore. Una montagna di denaro che da gennaio scorso è cresciuta al ritmo medio di 33 milioni all´ora, dribblando la crisi dei debiti sovrani e cavalcando i capricci delle Borse. Qualche giorno giù, molti su. Con l´ultimo colpo di reni (+6,1 miliardi) fresco fresco di venerdì scorso. L´Oscar dei super-ricchi è ancora in mano a Carlos Slim. Il magnate delle tlc messicano ha accumulato una fortuna da 69 miliardi di dollari. E visto che piove sempre sul bagnato, il suo conto in banca è salito del 12,5% da gennaio. In attivo sono anche i suoi più immediati inseguitori: le buone performance di Microsoft hanno fatto lievitare (+13%) a 63 miliardi il valore di Bill Gates, mentre Warren Buffett - che a Wall Street chiamano il guru di Omaha - ha fatto per una volta peggio dei suoi più diretti concorrenti: da inizio anno, pover´uomo, si è dovuto accontentare di un guadagno di un miliardino di dollari, noccioline per uno che nel portafoglio ne ha già 44. L´elenco dei trilionari è la fotografia fedele di un mondo dove la ricchezza sta allargando di molto i suoi confini. Il fenomeno del 2012 è il brasiliano Eike Batista (proprietario di un mezzo impero alla Borsa di San Paolo) che con un clamoroso +40% ha scalato posizioni su posizioni in classifica entrando nella top ten e mettendo il fiato sul collo al raffinato Bernard Arnault - il patron di Louis Vuitton è quinto con 40 miliardi - e a Larry Ellison di Oracle. La prima donna è l´arzilla Liliane Bettencourt, 90enne madre-padrona de L´Oreal. In tasca ha un gruzzoletto da 23 miliardi (+15% da inizio anno) su cui - con lei ancora in vita - si è già scatenata una pirotecnica guerra per l´eredità. In graduatoria ci sono gli sceicchi arabi e gli oligarchi russi, i ricchi dell´era 2.0 come Mark Zuckerberg di Facebook (20 miliardi) poche posizioni dopo l´unico italiano in lista: quel Michele Ferrero che un Ovetto Kinder e un barattolo di Nutella alla volta ha messo nel salvadanaio 22,3 miliardi di dollari (17 miliardi di euro). E per lui, una volta tanto, i soldi son proprio noccioline. I Paperoni di casa - a parte la famiglia di Alba - si accontentano di cifre decisamente più modeste (tutto è relativo) di quelle stratosferiche che girano nella classifica di Bloomberg. Qualche soddisfazione però, malgrado il periodo di vacche magre per il paese, se la sono cavata anche loro: Patrizio Bertelli e Miuccia Prada hanno collocato a Hong Kong il loro regno nella moda. E oggi la loro partecipazione nel gruppo vale oltre 13 miliardi di euro. L´impressionante balzo del 60% messo a segno dal titolo da inizio anno potrebbe a breve spalancar loro la porta del club dei 40 trilionari. Benissimo (+22%) è andata pure a Leonardo Del Vecchio, favorito dalle eccellenti performance a Piazza Affari della sua Luxottica. Qualche quattrino (-5,7%) l´hanno perso pure i Rocca, la dinasty siderurgica della Tenaris, che però si possono consolare con un patrimonio che resta saldamente sopra i nove miliardi di euro. C´è invece un Paperone che, un miliardo in fumo alla volta, rischia di trasformarsi tra poco in un Paperino qualsiasi: è Silvio Berlusconi. Pochi anni fa, con Mediaset sugli scudi, il suo patrimonio personale viaggiava a gonfie vele oltre quota sei miliardi. Ora il vento è girato. Il Cavaliere ha perso la poltrona di Palazzo Chigi e da qualche tempo le sue aziende non brillano più come una volta. Risultato: Fininvest controlla oggi partecipazioni per "soli" 1,7 miliardi. E da inizio anno ha visto sparire un altro 18% del suo patrimonio.