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 2012  aprile 22 Domenica calendario

COME NACQUE IL CONGO LA PASSIONE DI RE LEOPOLDO

Ho letto che la colonizzazione del Congo (ex Zaire, ex Congo Belga) ebbe un’origine molto peculiare. Nella seconda metà dell’800 fu deciso di affidare la colonizzazione di quell’area a Leopoldo II del Belgio. Questi ne fece una specie di colonia «aperta», permettendo a tutti i grandi Stati europei di fare ciò che volevano e dando così origine a una delle colonizzazioni più repressive, dove vennero perpetrati crimini orribili con vere e proprie stragi delle popolazioni locali. Non sono però riuscito a capire quali furono le ragioni di questa singolare decisione, quali Stati la vollero e se ci fu qualche organismo ufficiale che la decretò ufficialmente.
Franco Bordogna
frabordogna@alice.it
Caro Bordogna, la storia del Congo è anzitutto quella dell’uomo che ne fu il fondatore e il padrone. Secondo Henri Wesseling, autore de «La spartizione dell’Africa 1880-1914» (Corbaccio 2001), Leopoldo II fu un personaggio di «proporzioni gargantuesche», con una barba folta e un naso troppo grosso che suscitava persino le battute ironiche di sua madre. Giunto al trono nel 1865, all’età di trent’anni, dovette regnare su un popolo che aveva caratteri e virtù alquanto diversi da quelli del suo sovrano. Mentre i suoi connazionali erano protagonisti di una grande rivoluzione industriale e pensavano soprattutto ad arricchirsi con i loro traffici europei, Leopoldo era affascinato dalle imprese coloniali e collezionava mentalmente terre lontane come un’altra persona, più saggia, avrebbe collezionato francobolli. Una delle sue domande più frequenti, nelle conversazioni con esploratori e geografi, era se i filippini fossero in vendita. Ma era interessato anche al Borneo, alla Nuova Guinea, a Formosa, Tonchino, Sumatra, e si sarebbe accontentato di un’isola nell’Oceano Indiano o nel Mare Cinese.
La scelta cadde sul Congo quando Leopoldo poté contare sulla collaborazione di uno dei maggiori esploratori dell’Ottocento, Henry Morton Stanley. Mentre questi era disposto a penetrare nelle più impervie aree del continente africano ed era particolarmente interessato al bacino del fiume Congo, Leopoldo, nel 1876, promosse l’organizzazione di una conferenza geografica a Bruxelles e, due anni dopo, la nascita di un Comitato di Studi per l’Alto Congo. Il nome fa pensare a una istituzione accademica e scientifica, ma il Comitato, fino alla sua dissoluzione nel 1879, fu in realtà una società per azioni di cui Leopoldo era il maggiore azionista. Negli anni seguenti l’«operazione Congo» si sviluppò secondo due direttive parallele. Stanley viaggiò attraverso la regione con la bozza di un trattato economico-commerciale che fu sottoscritto da alcune centinaia di notabili indigeni. E Leopoldo, nel frattempo, si dette da fare per internazionalizzare la questione. Vi riuscì nel 1884 quando la Germania di Bismarck, altrettanto ingorda di colonie, convocò una conferenza internazionale a Berlino per fissare le regole a cui gli Stati europei si sarebbero conformati per spartirsi il territorio africano. Fra le decisioni della conferenza vi fu la nascita dello Stato libero del Congo di cui Leopoldo, il 1° agosto 1885, divenne re-sovrano.
Fra le condizioni poste dalla conferenza perché Leopoldo potesse realizzare il suo sogno vi fu la libertà dei traffici. Il Congo sarebbe stato il paradiso della libera impresa e del libero mercato. Accadde esattamente il contrario. Lo Stato libero, vale a dire Leopoldo, incamerò tutto ciò che era possibile sfruttare. Questo non avrebbe impedito al re-sovrano di finire in bancarotta se il boom della gomma rossa, negli anni Novanta dell’Ottocento, non avesse riempito le casse dell’amministrazione coloniale. Ma la ricchezza fu ottenuta con lo spietato trattamento della popolazione e, come ricorda Wesseling, lo scandalo «fu tale che Leopoldo, dietro pressioni di politici belgi, fu costretto a rinunciare al suo regime personale nell’area». Il Congo divenne colonia belga nel 1908.
Sergio Romano