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 2012  aprile 22 Domenica calendario

IL CONTROSPIONAGGIO DELLE BANCHE SVIZZERE: ARRIVA LA SCHEDATURA DEGLI INTRUSI —

Oltre all’ufficio crediti, all’ufficio legale e a quello del personale, nelle banche svizzere esiste anche l’ufficio controspionaggio. Un settore delicato, perché serve a proteggere l’istituto da un nemico considerato insidioso: il giornalista. Stanchi di finire nel mirino di cronisti investigativi che si spacciano per clienti che vogliono pagare meno tasse; scottati dalle immagini rubate con telecamere nascoste; preoccupati dagli appostamenti dei reporter fuori dagli uffici in attesa dei clienti (veri) delle banche; terrorizzati da possibili incursioni in stile Iene o Striscia la notizia, gli istituti elvetici hanno cominciato a prendere le contromisure: schedando i giornalisti, con tanto di foto e descrizione fisica, per cercare di riconoscere l’intruso a caccia di notizie scomode.
Un motivo c’è: la reputazione è tutto per il sistema bancario, e quella svizzera negli ultimi anni è stata messa a dura prova. Prima c’è stato il caso clamoroso della lista Falciani, l’elenco di 80 mila correntisti sottratto nel 2007 alla Hsbc di Ginevra dall’ex dipendente informatico Hervé Falciani. Poi è stata la volta del cd con una lista di presunti evasori tedeschi che sarebbe stato rubato da un’impiegata del Credit Suisse. Quindi, il braccio di ferro tra Ubs e gli Stati Uniti per i nominativi dei cittadini americani che hanno aggirato il fisco di Washington. Per restare all’Italia, i fari si sono accesi prima per lo scudo fiscale del 2010, quindi per le voci di una ripresa dell’espatrio di capitali in seguito ai timori per la patrimoniale. Nasce anche da qui l’ossessione delle banche per il controllo sull’informazione. A cominciare dalla piazza più battuta: Lugano.
Security aziendali e agenzie di business intelligence offrirebbero un servizio completo, racconta una fonte diretta che ha chiesto di non rivelare il suo nome e di omettere a sua tutela riferimenti a banche e giornalisti coinvolti. Dei cronisti considerati più invadenti viene preparata una scheda dettagliata: nome, età, caratteristiche fisiche (altezza, colore dei capelli, degli occhi, segni particolari), testata, sede di lavoro, argomenti trattati. La macchina dei controlli è orientata soprattutto verso i cronisti che si occupano di finanza, di giudiziaria o di giornalismo investigativo. La scheda riassume poi note particolari sul personaggio trattato e registra le volte in cui è stato avvistato in città.
Il controllo sul territorio è fondamentale: non solo all’interno o nei pressi della banca ma praticamente in tutta Lugano. La cittadina ticinese non è poi così grande: con appena 54 mila abitanti e un ritmo non proprio frenetico, per uno del mestiere non è difficile notare facce nuove. Due episodi sono recenti. Ben prima che i cronisti fossero arrivati in banca erano già stati individuati, fotografati e ripresi con telecamere nascoste dalla security, e le immagini confrontate con quelle delle schede personali. Quindi è stata diffusa un’email di allarme in cui si segnalava la presenza dei giornalisti italiani in città, si indicava come fossero vestiti e i mezzi usati per spostarsi. L’alert — di cui il Corriere della sera è venuto in possesso — si concludeva con l’avviso di stare attenti a chiunque, non noto alla banca, chiedesse indicazioni sui modi per far arrivare denaro dall’Italia o su come pagare meno tasse. Per la cronaca, i giornalisti sono stati respinti. Il fortino svizzero è rimasto inviolato.
Fabrizio Massaro