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 2012  aprile 22 Domenica calendario

CARI ITALIANI, SIAMO NOI LA COMMEDIA DELL’ARTE CHE FA RIDERE L’EUROPA

Cari italiani saggi,
vi scrivo da un Paese folle, la Francia, dove il reale è scomparso. Nel lasso di tempo di una campagna elettorale presidenziale, il dibattito politico francese si è svolto — a parte qualche rara eccezione — come se i nostri 1.700 miliardi di debito pubblico fossero evaporati, come se la crisi finanziaria che sconquassa l’Europa non riguardasse la Francia.
Da qualche mese, a Parigi, siamo esonerati dalla realtà! Mentre voi, poveri italiani, siete abbastanza grulli da accettare riforme reali, tagli di bilancio spiacevoli, decisioni coraggiose… Suvvia, risparmiatevi questi guai, smettete d’essere virtuosi e fate come noi! Praticate l’arte della schivata! Dimenticate l’idea stessa di una coalizione nazionale e preferite una coalizione del diniego!
Imitateci e tutto andrà bene: eleggete un clone transalpino di François Hollande! Un tipo che ha l’aria totalmente normale, ma che promette comunque, parlando sul serio, di assumere 60.000 insegnanti supplementari quando il deficit francese rasenta i 100 miliardi di euro… Una miseria, una mancia! Creativo, il geniale Hollande insiste assicurando che ristabilirà l’età di pensionamento a 60 anni per coloro che lo meritano. Seguono altre generosità dello stesso tipo. Bravo! Chi meglio di lui? Il Paese è sull’orlo di una crisi di sfiducia dei mercati? Votate, vedremo più tardi! Mai a corto di battute, Hollande ha trovato una soluzione mirifica: tassare del 75 per cento la parte di reddito superiore a un milione di euro. Misura che, secondo i suoi stessi calcoli, non renderà… quasi nulla!
In questo momento, la Francia è così fatta: vi si possono annunciare, con l’approvazione entusiasta del popolo, imposte senza rendimento mentre l’incendio sta lambendo il bilancio della nazione! L’utilità di tale misura? Ristabilire la decenza. Viva la morale! Che tale misura possa avere solo effetti negativi sull’attività, e quindi sull’impiego — facendo fuggire investitori e imprenditori — importa assai poco. Quel che occorre è vietare ufficialmente il successo per eccitare la passione ugualitaria. E lasciare il mondo intero correre verso la crescita senza compromettere il nostro nobile Paese nella sordida manovra che consisterebbe nell’arricchirsi. L’essenziale, vi dicono, è la morale! Quel che occorre ormai in Francia è il coito nell’estasi simbolica. Cercando capri espiatori (gli orrendi banchieri, gli abominevoli ricchi, gli arabi, i sindacati, i padroni-mascalzoni, la lista è infinita). E soprattutto parlare agli elettori come se la crisi dei debiti sovrani non esistesse più. Come se fossimo tornati al 1981. Come se non dovessimo comunque pagare il conto di trent’anni di incuria. La realtà non ha più importanza per i cervelli francesi, ormai campioni del mondo nella scappatoia.
Forza, cari italiani, fate come noi! Scatenate nei vostri media un’ondata di entusiasmo per un Jean-Luc Mélanchon che parli italiano. Cercatevi un tribuno beffardo e demagogo che, gratuitamente, vi ricordi il comunismo passionale degli anni Cinquanta! Correte verso l’avvenire, prendete l’autostrada, premendo l’acceleratore a tavoletta, ma… a controsenso. Mimate la rivoluzione proletaria! È una goduria! Vi riporterà alla vostra piacevole giovinezza al prezzo di una scheda elettorale. Visto che vi dicono che il reale non esiste più. Basta deciderlo. Oppure, se volete farvi ancora più piacere, votate per una Marine Le Pen lombarda o veneta, una matta che sia convinta che ogni Paese europeo possa ormai cavarsela da solo! È evidente, no? Perché annoiarsi a costruire una Unione? Cercate di scoprire un’altra Le Pen, tanto per vedere, e votate in massa per una svitata dello stesso stampo: sentirete brividi come davanti a un videogioco! I giovani francesi adorano questo! Perché privare i giovani italiani di simile godimento?
Resta la soluzione — abbastanza eccitante, bisogna dirlo — di trovarvi un Sarkozy italofono per dargli addosso. Il che consente di sfogarsi, di vivere momenti piacevoli a basso costo. Ma allora intimiditelo, stroncatelo se decidesse di mostrarsi troppo lucido o, meglio, coraggioso. In tal caso, fate come noi: aizzate i media per squalificarlo! E soprattutto fategli sapere con tutti i mezzi (sondaggi e così via) che non volete sentir parlare di crisi, del rischio di retrocessione sociale e di tutto quello che potrebbe rovinare l’atmosfera. Affinché non vada a dire la verità crepuscolare, l’orribile verità: la stravaganza del nostro deficit di bilancio che rappresenta quasi due volte il bilancio dell’Educazione nazionale! Se il Sarkozy che voi avrete scovato è prudente, come quello che si agita a Parigi, avrà il buon gusto di non indicare troppo chiaramente i tagli di bilancio che prevede. Vi parlerà di una riforma della patente, di cose di scarsa importanza. Ricordategli innanzitutto la legge di ferro dei popoli frivoli: guai a chi dice la verità per primo! Ahimè, cari italiani, non riuscirete mai a imitarci. Siete ormai troppo seri! La Commedia dell’Arte è diventata francese. Il vostro Monti vi ha dato alla testa. Siete quasi berlinesi. Ma sbloccatevi, diamine! Venite a delirare con noi a Parigi! Fino al 6 maggio, data dell’elezione presidenziale. Il mattino del 7 maggio sarà meno divertente.
Alexandre Jardin
(Traduzione di Daniela Maggioni)