M. Gu., Corriere della Sera 22/04/2012, 22 aprile 2012
LE IPOTESI SU NOME E LOGO. SI’ AD AZZURRO E TRICOLORE: «LA PAROLA ITALIA CI SARA’» —
«La più grossa novità della politica italiana», per dirla con l’espressione roboante di Angelino Alfano, dovrà essere tale anche nel nome. Cercasi sigla evocativa, emozionante, che al solo pronunciarla faccia venir voglia di voltare pagina e contribuire alla rinascita del Paese... Il nome del nuovo partito è chiuso nella mente di Berlusconi, che a detta dei suoi «ha già deciso tutto». La sigla e il simbolo, il leader e i contenuti.
L’ex premier vuole che la sorpresa non sia svelata per annunciarla lui stesso, subito dopo i ballottaggi delle Amministrative. Di certo si sa che il Cavaliere non intende rispolverare la parola «partito», visto che solo due elettori su cento hanno ancora fiducia nelle forze politiche tradizionali. La seconda traccia è che Berlusconi detesta gli acronimi e lavora perché non accada mai più che il nome del suo partito venga brutalizzato in tre striminzite lettere, come è accaduto con il Popolo della libertà.
Se ha rinnegato «Pdl» è anche perché, Berlusconi dixit, «non è più nel cuore della gente» e il suo istinto, si sa, sarebbe quello di tornare al caro, vecchio «Forza Italia». Ma poiché gli ex an non accetterebbero mai, Berlusconi ha accarezzato l’idea di battezzare la nuova creatura semplicemente «Italia». Stando ai bisbigli del suo entourage sarebbe questa, al momento, una delle ipotesi più accreditate. Fosse vero, il Cavaliere non farebbe che rispolverare una sua trovata di due anni fa. Era il gennaio del 2010 e, dopo aver scartato «Viva l’Italia» per via dell’acronimo Vli, Berlusconi sembrava pronto a cestinare il marchio «Pdl» per sostituirlo con «Italia», appunto. A quel tempo era circolato anche un simbolo: il nome del nostro Paese in campo azzurro, con una banda tricolore a tagliare in due il logo.
Gianfranco Rotondi ha suggerito «Italia e libertà» e al Cavaliere piacerebbe pure, ma il problema è che genera una fastidiosa (per lui) assonanza con il Fli di Gianfranco Fini, che per esteso si declina in «Futuro e libertà per l’Italia». E Giuliano Ferrara, all’inizio di marzo, ha rivelato che Berlusconi era pronto a sciogliere il Pdl per lanciare un «cartello elettorale» con dentro anche il Pd. Il nome? «Tutti per l’Italia».
A sentire l’onorevole Giorgio Stracquadanio — che dopo il giornale online ilpredellino.it sta per fondare l’associazione «Un’altra Italia» — «per Berlusconi la sigla Italia ci deve stare in ogni caso, è un must». E infatti da Palazzo Grazioli filtra la notizia che l’ex capo del governo abbia fatto testare «Nuova Italia», un nome che darebbe il senso del cambiamento e che però avrebbe il difetto di scippare il marchio all’omonima casa editrice, fondata nel 1926. Anche «Italia nuova» è stato scartato, perché un partito con questo nome lo ha già fondato l’ex giornalista del Tg5 Armando Siri. Il giallo dunque non è ancora svelato, ma un altro prezioso indizio lo semina Rotondi: «Se Berlusconi ha chiuso l’accordo con Montezemolo ha trovato anche il nome, quello della sua fondazione ItaliaFutura!». Fosse per l’ex ministro dell’Attuazione del programma, la soluzione del rebus sarebbe un’altra. E a dir poco azzardata: «Io il nuovo partito lo chiamerei semplicemente Democrazia cristiana». Sta scherzando, onorevole Rotondi? «No, non scherzo affatto e l’ho proposto più volte al presidente. Quello che amiamo è il Silvio delle rivoluzioni, vero? E se dicesse "ricomincio da dove siamo partiti, dalla vecchia Dc", non sarebbe un colpo gobbo?».
M. Gu.