Andrea Morigi, Libero 22/4/2012, 22 aprile 2012
WILDERS AFFONDA IL GOVERNO OLANDESE E L’EUROPA TREMA
Ci voleva Geert Wilders per far cadere le pretese di rigore europee. Ieri, il leader euroscettico ha affondato il governo olandese, pur di non sottostare ai diktat della Commissione di Bruxelles e della Banca centrale europea sui conti pubblici.
Non è obbligatorio subire la ricetta “lacrime e sangue” dei tecnocrati. Così, con il gran rifiuto, si sono rotti con un nulla di fatto, dopo quattro settimane, i negoziati del governo dei Paesi Bassi per la definizione delle misure di austerity studiate per risanare il deficit del Paese. Il primo ministro Mark Rutte punta il dito contro il Partito della libertà (Pvv) di Geert Wilders, attribuendogli la responsabilità del fallimento.
«All’ultimo momento, il Pvv si è detto choccato dalle conseguenze di accordi fatti in precedenza», soprattutto in materia di pensioni, ha denunciato Rutte, che ora non esclude più le elezioni anticipate invocate dai laburisti. Rutte vuole tagliare la spesa pubblica di 15 miliardi di euro per risanare il deficit che nel 2013 arriverà al 4,6 per cento del pil.
Fanno parte dell’esecutivo di Rutte, oltre ai suoi conservatori, il Vvd (il vero ago della bilancia della scena politica olandese, che fornisce un sostegno esterno ma necessario per assicurare una maggioranza risicata in Parlamento) e i cristiano democratici del Cda.
TRATTATIVE INTERROTTE
Erano stati necessari lunghi negoziati anche per l’altrettanto difficile formazione della squadra dei ministri, vista la composita coalizione che lo sosteneva. Ma di fronte alla richiesta di sacrifici, quando l’intesa sembrava ormai raggiunta le lunghe e complesse trattative cominciate il 5 marzo scorso tra i leader dei tre partiti, è saltato tutto. Come ha dichiarato ieri il premier in una conferenza stampa, il negoziato era ormai alle battute finali, ma «all’ultimo momento – ha detto Rutte – Wilders ha avuto paura delle conseguenze dell’accordo. Ecco perché ora siamo a mani vuote. A questo punto – ha aggiunto il premier – è evidente che lo scenario più probabile è quello delle elezioni anticipate».
L’unico a non averne timore è Wilders, secondo il quale «prima si andrà a votare e meglio sarà».
Accusato di scarso coraggio dai suoi ex alleati, il biondo leader della destra anti-islamica, famoso anche per i suoi capelli ossigenati, nega tuttavia che l’accordo fosse davvero così a portata di mano. E, scagliandosi contro l’Unione europea, ha detto, riferendosi ai tagli di bilancio in discussione: «Non lasceremo scorrere il sangue dei nostri pensionati a causa di Bruxelles».
Intanto, il ministro delle Finanze olandese, Jan Kees de Jager, è rientrato urgentemente in patria dopo il fallimento del negoziato. De Jager, che era al vertice del Fmi a Washington, ha avvertito che i Paesi Bassi rischiano di dover pagare almeno 4 miliardi di euro di tassi di interesse più alti per rifornirsi sui mercati internazionali, in seguito al declassamento del debito pubblico dell’Aja.
LA MINACCIA DEL RATING
Le agenzie di rating internazionali, che già nei giorni scorsi avevano dato segnali di nervosismo, non attendevano altro per lanciare un nuovo downgrade.
Negli ultimi tempi Wilders – che era divenuto noto ai più per il suo film Fitna, atto di accusa contro il mondo islamico, e per aver paragonato il Corano al Mein Kampf di Hitler – si era reso protagonista di altre iniziative che avevano fatto molto discutere e suscitato accese proteste. Prima aveva aperto un sito web destinato a raccogliere le denunce contro gli immigrati provenienti dai Paesi dell’Est europeo. Poi aveva chiesto di indire un referendum per l’uscita dall’euro e il ritorno al fiorino. Insediatosi nell’ottobre del 2010 dopo 127 giorni di trattative, il governo Rutte era stato formato in seguito alle elezioni anticipate svoltesi nel febbraio dello stesso anno sempre a causa di una crisi di governo: quella volta era toccato all’esecutivo di Jan Peter Balkenende gettare la spugna a causa di contrasti interni alla coalizione sul prolungamento della missione in Afghanistan.
Andrea Morigi