Franco Bechis, Libero 21/4/2012, 21 aprile 2012
AI PARTITI UN MILIARDO DI EURO FANTASMA
Dal 1994 ad oggi i partiti politici italiani non hanno preso solo i 2,3 miliardi di euro di rimborsi elettorali, ma anche un miliardo di euro fantasma. Si tratta dei contributi erogati dalla amministrazione di Camera e Senato ai gruppi parlamentari, che dal 2008 – quando è iniziata l’attuale legislatura – ad oggi sono ammontati a 300 milioni di euro, e che a fine corsa saliranno ben sopra i 400 milioni di euro (circa la metà dei 900 milioni di euro di rimborsi percepiti in una legislatura).
SOLDI VERI
Si tratta di soldi veri, che vengono dalle tasse degli italiani e che però sono gestiti nella più assoluta opacità. A differenza dei partiti politici di riferimento, i gruppi parlamentari non hanno infatti l’obbligo di presentare né un bilancio né un rendiconto delle somme ricevute, e quindi non li presentano nemmeno al loro interno. Una segretezza che ha scandalizzato perfino gli ispettori dell’Unione europea (del servizio Greco) che sono venuti in questi mesi in Italia per verificare come funzionava il finanziamento della politica e quali effetti abbia sulla clamorosa corruzione censita nella nostra penisola. Segreto, ma è un fiume di denaro, visto che solo nel 2011 sono stati erogati ai gruppi parlamentari 36,2 milioni di euro alla Camera e 37,6 milioni di euro al Senato (dove nel trasferimento ai gruppi sono comprese spese di segreteria che alla Camera vengono erogate direttamente ai deputati). L’unica traccia sull’uso di queste somme arriva dai bilanci ufficiali di Camera e Senato, che si limitano però a poche voci generali.
VOCI GENERICHE
Alla Camera dei deputati ad esempio i 36,2 milioni di euro erogati ai gruppi parlamentari risultano così divisi: 13,4 milioni di euro sono rubricati come «contributo per il personale dipendente dei gruppi». Altri 11 milioni di euro sono destinati al «personale segreteria di gruppi», che evidentemente non è ricompreso nella prima voce. Il resto della somma, 11 milioni e 850 mila euro, sono motivati come misterioso «contributo per il funzionamento dei gruppi».
Difficile immaginare come una somma così possa essere giustificata. I deputati hanno tutti i servizi pagati, la Camera ha circa 2 mila dipendenti che sono in grado di rispondere a qualsiasi esigenza dei deputati. L’ufficio studi che lavora in genere per le commissioni parlamentari, come spiegano le relazioni sullo stato dell’amministrazione presentate ogni anno dal segretario generale, forniscono a richiesta tutto il supporto e la documentazione necessaria ai gruppi parlamentari. Gli uffici sono pagati, come tutta la struttura logistica, dalla stessa Camera dei deputati o perché è proprietaria dei locali e ne assicura la manutenzione, o perché paga affitti e personale logistico.
Stessa cosa per il Senato. Tutte le utenze sono a carico della amministrazione generale (luce, acqua, gas e telefoni), e perfino lo sviluppo della rete informatica dei gruppi parlamentari è spesata ogni anno in un altro capitolo di bilancio generale, dove vengono stanziati fra 2 e 3 milioni di euro l’anno. Anche sul personale, le cifre genericamente indicate in bilancio sembrano assai generose. Solo i segretari/segretarie indicate prima dovrebbero ammontare alla Camera in circa 200 unità con quella spesa (e con uno stipendio mensile di poco inferiore ai 3 mila euro). Più o meno identica la consistenza di personale con altre mansioni.
SCISSIONI AD HOC
Vero che i gruppi parlamentari che all’inizio della legislatura erano ridotti all’osso anche questa volta sono lievitati grazie alle scissioni politiche e a qualche operazione di comodo.
Vero anche che – come ha confessato a Libero un alto dirigente di un gruppo parlamentare – il tesoriere del gruppo insiste sempre per fare scissioni di facciata, creare un piccolo gruppo in più (per farlo bastano 10 senatori o 20 deputati) e ottenere nuovi trasferimenti dalle amministrazioni. Ma spiegare come possano essere spesi al di là delle assunzioni (che certo non avvengono per concorso) e delle spese di personale almeno 25 milioni di euro all’anno nei due palazzi è davvero impresa ardua. Qualche spiegazione viene spifferata qua e là nel grande riserbo generale: parte delle somme non rendicontate serve ad integrare gli stipendi dei dirigenti dei gruppi parlamentari con indennità legate alla loro funzione interna (presidenti, vicepresidenti e segretari di gruppo). Parte viene usata come benefit e a titolo di rimborsi spesa per i membri stessi dei gruppi parlamentari. Parte ancora per iniziative politiche (come convegni, conferenze e manifestazioni varie).
NO RENDICONTO
L’unica cosa certa è che non viene rendicontato il minimo utilizzo di questa somma. E che nessuno ha pensato alla sua trasparenza nemmeno nella nuova legge sul finanziamento della politica presentata dal trio Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini.
Franco Bechis