Francesco De Dominicis, Libero 21/4/2012, 21 aprile 2012
LO SPREAD SALE E PROVANO A INCOLPARE IL CARROCCIO
Quando alla guida del Governo c’era Silvio Berlusconi la corsa all’insù dello spread era “agganciata” proprio alla presenza del Cavaliere a Palazzo Chigi. Ora che da quelle parti l’inquilino è cambiato e si chiama Mario Monti, la faccenda va letta con lenti diverse. E guai ad attribuire al premier in carica qualche responsabilità sul divario in aumento tra il rendimento dei btp italiani e i bund tedeschi. Ma tant’è. Financo l’Unione europea, ieri, è scesa in campo per difendere il professore.
All’apertura dei mercati, il differenziale dei tassi di interesse si era allargato progressivamente: partito a 388 punti è salito fino a sfondare quota 400. E pensare che solo poche settimane fa era sceso sotto i 270 punti.Insomma, il quadro è quasi da allarme rosso. Così, da Bruxelles, hanno preso carta e penna per mettere nero su bianco una sorprendente difesa d’ufficio: l’Ue resta «fiduciosa» nella capacità dell’Italia di far fronte alla crisi finanziaria e non ritiene utile commentare i «movimenti speculativi dei mercati sul breve termine». Due elementi: Monti non può essere colpevolizzato, la corsa al rialzo dei tassi dipende dalla speculazione.
A punzecchiare il primo ministro italiano ha pensato il Financial Times: Roma deve «fare di più per rilanciare i suo fiacchi tassi di crescita» perché « i mercati si chiedono se riuscirà mai a ripagare il suo debito». Le solite stoccate della City. Non paragonabili al muro difensivo alzato dalla Commissione europea in mattinata e rinforzato nel primo pomeriggio dal viceministro dell’Economia: «Non mi sembra che ci sia nulla di nuovo, la volatilità continua» ha detto da Washington Vittorio Grilli. Il verdetto è unanime: Super Mario va assolto. Angelino Alfano, però, ha preso le distanze dal premier: «Lo spread alto – questa la sintesi del segretario Pdl – non è colpa di Monti come non lo era di Berlusconi».
Non è chiaro se l’intervento combinato dei “pompieri” Ue e dell’ex direttore generale del Tesoro abbia avuto effetti concreti sui mercati infiammati. Sta di fatto che lo spread ha chiuso in lieve calo a 395 punti. Di là dalle motivazioni, restano le preoccupazioni per tassi di interesse che faticano ad allontanarsi da vette pericolose (oltre il 5%). Le tensioni sui tassi sono sotto i riflettori degli investitori internazionali. E il debito pubblico italiano ieri è stato al centro di un summit a via Venti Settembre tra le grandi banche d’affari e i dirigenti del ministero. Si tratta di incontri periodici e dal profilo tecnico – coordinati dal numero uno del debito pubblico, Maria Cannata – che, con il mercato sotto pressione, assumono una rilevanza diversa.
L’Italia, stando ad alcuni ragionamenti degli esperti, paga di sicuro la crisi della Spagna: il premio di rendimento dei bonos a 10 anni ha sfiorato i 436 centesimi, con un tasso decennale superiore al 6%, oltre i livelli di guardia. In ogni caso, i dubbi sulla tenuta finanziaria dei conti spagnoli non sono l’unica nota negativa nel contesto Ue che fa soffrire il nostro Paese. Penalizzato sui mercati, stando ai ragionamenti degli analisti, anche a cagione delle difficoltà francesi (ieri lo spread era vicino a 140). Ed è proprio la Francia, in questa fase, sotto i riflettori degli operatori finanziari, e non solo per i timori sul rating di Parigi finito nel mirino di Standard & Poor’s. È l’incertezza per le imminenti elezioni ad agitare le acque sui listini dei titoli di Stato, dove si guarda con apprensione alla prospettiva di una sconfitta di Nicolas Sarkozy a vantaggio di François Hollande, da sempre critico nei confronti del cancelliere tedesco, Angela Merkel. Il voto di domenica, insomma, potrebbe portare a una spaccatura dell’asse Parigi-Berlino.
Non c’è solo la politica internazionale ad appassionare i grandi investitori. Che negli ultimi giorni sarebbero tornati a mettere in dubbio la credibilità dell’Italia sulla scorta delle vicende giudiziarie legate ai partiti politici. E nei ragionamenti dei banchieri d’affari è finito in particolare lo scandalo della Lega (i diamanti, le spese di Rosi Mauro, la casa di Roberto Calderoli). «Monti – dicono i banchieri – dura un anno, poi tornano questi qui».
Francesco De Dominicis