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 2012  aprile 23 Lunedì calendario

MORIA ELSA MORANTE LA RIBELLE SOLITARIA

E’ stata una protagonista della letteratura del Novecento. ROMA — La scrittrice Elsa Morante è morta ieri mattina, a settantatré anni, nella clinica dove era ricoverata da ventisette mesi, stroncata da un infarto e soprattutto dal grave stato di depressione psico-fisico che ha provocato indirettamente il cedimento del cuore. «Da tempo aveva deciso di morire», ha detto Maurizio Cantera, il primario cardiologo che l’aveva In cura e che ieri, alle 13 e 10, ha visto il pennino dell’elettrocardiogramma cessare di impennarsi. I funerali dell’autrice di Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo, Il mondo salvato dal ragazzini, La Storia, Aracoeli, saranno celebrati domani nella chiesa che amava di più, Santa Maria del Popolo. «Ho troppi mali per riuscire a guarire e nessuno per morire in fretta», aveva detto un anno fa. Anche l’agonia è stata lenta. Da circa un mese, raccontano i medici, Elsa Morante restava rinchiusa nel suo silenzio, assolutamente immobile nel letto della camera 127, al primo piano della clinica «Villa Margherita». La pressione aveva subito un progressivo abbassamento fino a giungere, domenica mattina, sotto il limite di guardia. Sorretta dal cortisone, in serata si era ripresa. Finché, ieri, è riuscita a morire. «Era il suo unico desiderio», dice l’attore Paolo Graziosi davanti alla stanza in cui è stata composta la salma. Ieri pomeriggio hanno voluto salutarla per l’ultima volta la sorella Maria, Ida Einaudi, Carmelo Samonà, Natalia Oinzburg, la pittrice Bice Brlchettl, la poetessa Patrizia Cavalli, Adele Cambria, l’attore Carlo Cecchi e Laura, la governante, la persona che forse le è stata più vicina in questi due anni e mezzo. Alberto Moravia, che sposò Elsa Morante nel 1941 e se ne separò vent’anni più tardi, si trova a Bonn, dove ha appreso la notizia. Decise di morire il 6 aprile 1983. SI era rotta un femore cadendo all’uscita di un cinema, e a questo si aggiunsero i problemi causati da una malattia cerebrale, l’idrocefalia. Nella sua casa di via dell’Oca aprì il 1 gas e ingerì tre tipi di barbiturici. La governante, rientrata in anticipo, la salvò. Trasferita nel maggio in clinica, parve riprendersi solo molti mesi dopo. Annunciò che sarebbe tornata a scrivere (»Ma non qui, aveva bisogno della sua casa; dei suoi gatti», racconta il professor Cantera). All’inizio di quest’anno un’ulcera perforante e il rlacutlzzarsl del vecchi disturbi la convinsero che era inutile lottare. Del suo lento morire si parlò sul giornali quando fu chiaro che la degenza aveva costi elevatissimi. Pertini andò a trovarla, il Comune offri un posto-letto in una modesta clinica del Portuense. Lei rifiutò. Disse un anno fa, nella quarta e ultima intervista della sua vita: ’Sono nata povera ma non posso vivere nella sporcizia». &• r- (A pagina 3: Narrò sortilegi e tristi eroi, di Lorenzo Mondo. Glnzburg: «Vita di Elsa appassionata e furente», di Lietta Tornabuonl) Roma. Elsa Morante in un’immagine scattata prima del ricovero Pagina 1- numero 262