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 2012  aprile 14 Sabato calendario

MAXXI, IN ARRIVO MARIO RESCA

La vera notizia sul commissariamento del Maxxi arriva non dal tavolo della conferenza stampa indetta ieri mattina dal presidente della Fondazione Pio Baldi e dal suo vice Roberto Grossi, ma dai sussurri che circolavano tra i giornalisti convocati e gli addetti ai lavori (tra cui l’ ex assessore capitolino alla cultura Umberto Croppi e l’ ex assessore regionale Giulia Rodano), venuti spontaneamente a manifestare solidarietà a un consiglio di amministrazione sull’ orlo dello scioglimento. Sussurri che sillabavano il nome del futuro commissario: Mario Resca, berlusconiano, attuale direttore generale del ministero dei Beni culturali per la valorizzazione dei musei. E sussurravano anche i motivi che avrebbero spinto il ministro Lorenzo Ornaghi a nominare Resca commissario. L’ unico a mettere nero su bianco il nome di Resca è stato però Matteo Orfini, responsabile culturale del Pd, che in una nota diffusa a metà pomeriggio, dopo aver definito il commissariamento privo di senso, commentava: «Non vorremmo che questa assurda decisione sia funzionale alla ricerca di una exit strategy per il direttore generale Mario Resca, che egli sì andrebbe commissariato. Suggeriamo a Ornaghi (il ministro - ndr) di mostrare saggezza e di recedere da questa decisione ingiustificata» eccetera eccetera. Senso nascosto dietro la formula «exit strategy»: la nomina di Resca a commissario, dirottandolo verso il Maxxi, sarebbe un modo per liberarsi della sua candidatura - piuttosto forte ancora ieri mattina - alla presidenza della Rai. Intanto Pio Baldi e Roberto Grossi, dentro una sala del Maxxi, mostravano mediante grafici i costi del museo, i numeri di bilancio, le cifre di fabbisogno annuo, il confronto con i musei stranieri forti di risorse pubbliche molto più abbondanti delle nostre. Gli amministratori uscenti esibivano anche quattro lettere inviate al ministero negli ultimi otto mesi con richieste di finanziamento e rimaste senza risposta; sponsorizzazioni in fuga dopo l’ annuncio del commissariamento che, a parer loro, avrebbe danneggiato la credibilità internazionale del museo. Definivano «scandalosa» la modalità di comunicazione del provvedimento da parte del ministero: «Ce l’ hanno fatto sapere attraverso le agenzie, nel tardo pomeriggio di venerdì, un attimo dopo la chiusura degli uffici». Raccontavano della Regione Lazio che nel 2011 ha fatto domanda di iscriversi come socio fondatore, offrendo un contributo di un milione e 700mila euro in tre anni e designando come proprio rappresentante Claudio Velardi, già fedelissimo di D’ Alema, già assessore a Napoli con Antonio Bassolino, già consulente d’ immagine di Renata Polverini. «Ma la delibera non è andata in porto perché il ministero non ha mai firmato gli atti burocratici formali», esternava un indignatissimo Roberto Grossi che alla fine è sbottato: «Al ministro annuncerò le mie dimissioni». L’ Ansa riferisce da fonti vicine al ministero che «la nomina di Velardi non è stata formalizzata perché a tutt’ oggi la regione Lazio non ha ancora versato la quota pattuita per l’ ingresso nella fondazione». Sono fioccate fino a sera le attestazioni di solidarietà. Perfino dal presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, che ha definito il commissariamento «un ingiustificato atto d’ imperio». Croppi considera «un’ operazione bruttissima» quella avviata sul Maxxi. E aggiunge: «Si può con serenità anche discutere sulla qualità della gestione artistica, ma nelle condizioni date chi ha gestito questa situazione ha fatto miracoli». Il cda del Maxxi continua a smentire la presenza di un buco nei conti, ma la Uil dei Beni culturali rivela: «I problemi di gestione del museo romano li conoscevano tutti, da tempo».
Lauretta Colonnelli