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 2012  aprile 21 Sabato calendario

Notizie tratte da: Cormac Ó Gráda, Storia delle carestie, Il Mulino Bologna 2011, 24 euro.Vulnerabile L’Africa, il più vulnerabile dei continenti, negli ultimi dieci anni è stata colpita da carestie giudicate «minori» in base agli standard storici

Notizie tratte da: Cormac Ó Gráda, Storia delle carestie, Il Mulino Bologna 2011, 24 euro.

Vulnerabile L’Africa, il più vulnerabile dei continenti, negli ultimi dieci anni è stata colpita da carestie giudicate «minori» in base agli standard storici.

Approssimarsi Sebbene in passato fossero reputate da molti osservatori disastri «inevitabili» o «naturali», nel corso della storia i poveri e i senza terra si sono ribellati e hanno resistito all’approssimarsi delle carestie, che credevano essere causate dall’uomo.

Risorsa Secondo Robert Malthus, la carestia è un fenomeno naturale, «l’ultima e più spaventosa risorsa della natura».

Impatto L’impatto di una carestia è più difficile da valutare e misurare. Una possibilità è rappresentata dalla mortalità in eccesso ma questa è difficile da misurare e, inoltre, non è funzione solo delle condizioni che hanno causato la carestia ma anche della risposta politica alla crisi.

Codici I Codici della Carestia Indiana, introdotti alla fine dell’Ottocento sulla scia di una serie di gravi crisi. Definivano la carestia in base ai primi segnali: rialzo del prezzo del grano, incremento dell’emigrazione, aumento della criminalità.

Transizione Uno studio recente definisce la transizione da scarsità di cibo a carestia in termini di incrementi del tasso di mortalità giornaliero oltre la soglia di 1/10.000, con una proporzione di bambini denutriti (bambini il cui peso è almeno due deviazioni standard sotto la media della popolazione di riferimento) sopra il 20% e con la diffusione di kwashiorkor (forma estrema di malnutrizione che colpisce soprattutto i bambini). Si ha «carestia grave» quando il tasso di mortalità giornaliero supera il livello di 5/10.000, la proporzione di bambini denutriti supera il 40% e il kwashiorkor continua a essere diffuso. [Howe e Devereux 2004]

Sintomi Sintomi del kwashiorkor: gonfiore del ventre e colorazione sempre più rossa dei capelli.

Etimologia L’etimologia del termine “carestia” varia in base alla lingua. Cicerone distingueva tra praesens caritas (dispendiosità o scarsità presente) e futura fames (fame futura) o deinde inopia (successivo bisogno di risorse). [Virlouvet 1985] In italiano, deriva da caritas (prezzo alto). Questo indica un criterio di misurazione dell’intensità della carestia, poiché, in genere, più aumenta il prezzo delle derrate alimentari di base, più la carestia è grave e duratura.

Scarsità John Stuart Mill: «Dove un tempo ci sarebbe stata carestia, ora c’è solo scarsità».

Carestie Alcune carestie: famine de l’avenement (la carestia dell’avvento al trono di Luigi XIV) in Francia nel 1662; bliain an áir («l’anno del massacro») in Irlanda nel 1740-41; Chalisa (in riferimento a una data del calendario) e Doji Bara («carestia dei teschi») in India nel 1783-84 e 1790-91; Tenmei e Tempo (antichi nomi giapponesi) in Giappone nel 1782-87 e 1833-37; Madhlatule («mangia quello che puoi e non dire niente») in Africa meridionale nell’Ottocento; Black ’47 («il ’47 nero») in Irlanda nel 1847; Mtunya («la contesa») in Kenya nel 1917-20; Holodomor («morte per fame») in Ucraina nel 1932-33; ecc.

Classico Per carestia in senso classico si intende qualcosa di più della fame endemica. Tra i sintomi, assenti in tempi normali: rialzo dei prezzi, disordini provocati dalla penuria di cibo, reati contro la proprietà, numero significativo di morti effettive o imminenti per fame, aumento della migrazione temporanea, paura ed emergere di malattie infettive indotte dalla fame.

Mito Dal mito babilonese di Gilgameš deriva l’idea che la carestia sia una conseguenza della sovrappopolazione: gli dèi ridimensionarono la popolazione quando la loro pace venne distrutta dal «popolo diventato numeroso e la terra divenuta un muggito di buoi selvaggi». Il libro di Neemia dell’Antico Testamento dice che la sovrappopolazione lasciava i poveri senza cibo, induceva chi aveva una proprietà a ipotecarla per comprare da mangiare, a vendere i figli come schiavi e a prendere denaro in prestito dai giudei a tassi esorbitanti. [Lovedayb 1914]

Relazione Richard Cantillo, irlandese, primo economista a descrivere la relazione tra sovrappopolazione e carestia.

Marchio Le carestie sono sempre state un marchio di arretratezza economica.

Pace I paesi avanzati non soffrono grandi carestie mortali nei periodi di pace dalla metà dell’Ottocento (l’Inghilterra dalla metà del Settecento). Il Giappone ha sofferto l’ultima poco dopo il 1830.

Niger Il Niger, al centro dell’attenzione mediatica nel 2005 e tra i paesi più poveri del pianeta. Il Pil pro capite in Etiopia e Malawi è meno della metà di quello degli Stati Uniti di due secoli fa.

Fattori Insieme di fattori che hanno ridotto l’incidenza della carestia oggi: costo dei trasporti crollato rispetto all’Ottocento; pil globale pro capite cinque volte quello di inizio Novecento; comunicazione rapida delle informazioni; basso costo per immagazzinare il cibo; organizzazioni umanitarie presenti ovunque; sale di pronto soccorso meglio informate sui fabbisogni nutrizionali e sulle cure mediche; penicillina e bevande elettrolitiche contro la disidratazione facilmente reperibili (anche se costose); scoperta di alimenti a buon mercato, facilmente immagazzinabili e trasportabili, ricchi di nutrienti e pronti all’uso, ideali per aiutare le aree più colpite dalla malnutrizione.

Minaccia Minaccia più incombente: la povertà del raccolto.

Raccolti In passato le carestie erano legate ai raccolti magri; nel Novecento o ai conflitti civili e alle guerre o alle autarchie dispotiche. L’impatto dell’uomo è stato più forte di quello della natura.

Contesa Carestia denominata Mtunya («la contesa») verso la fine della prima guerra mondiale in Kenya, causata dal fatto che le potenze coloniali, prima tedesche e poi britanniche, accumulavano eccessivamente il cibo sottraendolo alla popolazione.

Negazione In Bengala, nel 1942-43, per timore di un’invasione giapponese, le autorità vararono la «politica della negazione», che prevedeva la rimozione del riso immagazzinato, dei cargo e perfino delle biciclette dalle regioni costiere per evitare che cadessero in mano agli evasori, contribuendo ad aggravare la crisi.

Spada Nel libro di Geremia, che descrive il periodo della storia ebraica intorno al 580 a.C., carestia e spada vengono spesso citate simultaneamente.

Prezzo Il totalitarismo ha reso più alto il prezzo pagato dall’uomo per gli errori politici e gli scempi perpetrati dai governi anche nei periodi di pace. Adam Smith [Smith (1776) 2010] sosteneva che le carestie che avevano colpito l’Europa all’inizio dell’epoca moderna erano state provocate esclusivamente dalla violenza dei tentativi dei governi di rimediare, con mezzi impropri, ai disagi causati dalla scarsità di cibo; ma l’affermazione vale molto di più per il Novecento che per il Seicento o il Settecento.

Politica Anche la politica, la cultura e le istituzioni hanno un peso importante, ma vanno considerate insieme al livello di sviluppo economico.

Stele Le prime carestie, tutte associate a lunghi periodi di siccità, sono citate nelle stele egizie risalenti al 3000 a.C. L’agricoltura egizia dipendeva dal Nilo che, gonfiato dalle piogge, rompeva gli argini e depositava strati di limo fertilissimo sulle terre circostanti. Però questo tipo di coltivazione era rischioso, perché un’inondazione su cinque era eccessiva o insufficiente. Le stele rappresentavano membri della classe al potere impegnati in opere di filantropia durante una carestia.

Clima L’intensità e la frequenza delle carestie del passato sono state influenzate dalla geografia, dal momento che le malattie associate alla penuria di cibo flagellavano di più le regioni caratterizzate da un certo tipo di clima. Malthus (1978) sosteneva che, sebbene milioni di europei fossero stati colpiti da malnutrizione, «certi stati forse non avevano mai conosciuto la carestia vera e propria».

Pioggia Quasi tutte le carestie più gravi della storia sono state associate all’eccesso o alla carenza di pioggia.

Europa La grande carestia che colpì l’Europa nel 1315-17 fu il prodotto delle piogge torrenziali e delle temperature rigide che caratterizzarono l’estate del 1315; il grand hiver del 1708-09 fu la causa della carestia che colpì la Francia nello stesso periodo (i fiumi completamente ghiacciati erano l’aspetto più spettacolare); il Grande Gelo del 1740 in Irlanda (a metà gennaio si poteva camminare per chilometri sulla superficie del più grande lago d’Irlanda, evento senza precedenti) condusse al bliain an áir, l’«anno del massacro»; in Olanda si registra che «il naso colava ghiaccio e gli sputi si ghiacciavano non appena toccavano il suolo» [Dickson 1997; Post 1985].

Enso Condizioni climatiche provocate dal fenomeno El Niño – Oscillazione meridionale (detto anche Enso, El Niño Southern Oscillation), che nel 1876-77 diede origine alle carestie più mortifere dell’Ottocento. Quando l’Enso si manifestava, le correnti calde oceaniche del pacifico meridionale, dirette verso ovest, creavano una corrente ascensionale. La conseguente bassa pressione portava piogge estese nei paesi circostanti del Sudest asiatico, in Australia e in Nuova Zelanda. In breve tempo l’aria di bassa pressione si spostò nuovamente verso est portando siccità nel Sudest asiatico e intense precipitazioni nelle regioni tropicali delle Americane. Questo spostamento generò quasi subito siccità in Estremo Oriente, in Brasile e in Africa meridionale. La combinazione di estrema siccità e monsoni causò milioni di morti e condizioni di vita infernali.

Eruzioni Le grandi carestie della storia associate a «eventi naturali», come un’eruzione vulcanica, sembrano essere più comuni di quelle legate a shock ecologici.

Velo In Europa, lo studio delle cerchie annuali degli alberi confermerebbe l’estate del 536 come una delle più fredde di tutti i tempi, spiegabile con un «velo di polvere» proveniente da una nube vulcanica.

Fame Oggi, l’Africa è il continente che più di tutti rischia la fame. Ha avuto la capacità di sostenere i cambiamenti demografici durante l’era coloniale (tasso annuo medio di crescita della popolazione dallo 0,2% del 1700-1870 all’1,3% del 1870-1960), ma fino a che punto questa capacità sia da ascrivere alla riduzione dell’incidenza e della gravità delle carestie è ancora da verificare.

Brasiliana La Grande Seca, carestia brasiliana del 1877-79, che fece mezzo milione di vittime ed è stata definita «il disastro naturale più grave nella storia dell’emisfero occidentale». [Davis, 2001]

Testimonianze In generale, più l’economia di un paese è arretrata meno è probabile disporre di testimonianze documentarie sulla fame. I tre quarti delle carestie elencate nella cronologia The Famines of the World Past and Present di Walford, del 1879, sono europee e metà di quelle restanti indiane. Thomas Short aveva elaborato una lista di 254 carestie (1749), risalendo fino a quelle «che ebbero luogo in Palestina ai tempi di Abramo».

Intervallo Malthus stimò che la cronologia di Short implicava che vi fosse un intervallo di soli sette anni e mezzo tra una carestia e l’altra. Nel 1864 William Farr riteneva di aver scoperto «la legge che regola la penuria di cibo in Inghilterra», dieci anni di fame ogni secolo tra l’anno Mille e il 1600.

Immuni Malthus riteneva che l’Europa e l’America fossero ampiamente immuni dalla fame.

Bang-bang Carestie dette bang-bang, quelle causate da una serie di cattivi raccolti consecutivi. Una delle prime di cui si ha notizia è quella nel regno di Djeser (2770-2730 a.C.), attribuita alla mancata esondazione del Nilo per sette anni di seguito.

Raccolti I dati meteorologici danno indicazioni sulle probabilità del ripetersi di cattivi raccolti.

Difetto In proporzione, la fame ha provocato danni molto più gravi nell’Ottocento e nei secoli precedenti di quanto abbia fatto nel secolo successivo. 100 milioni di vittime è una stima per difetto della mortalità complessiva per fame nel corso dell’Ottocento. Dal momento che la popolazione mondiale era più numerosa nel Novecento che nel secolo precedente, in proporzione, il danno causato dalle carestie dell’Ottocento è stato molto più grave.

Pandemica L’influenza pandemica del 1919 ha fatto più vittime di qualsiasi altra carestia del Novecento (a eccezione della carestia cinese del 1959-61) e oggi il costo demografico dell’Aids supera quello della fame nella storia demografica recente dell’Africa.

Orale La tradizione orale dà indicazioni sulle carestie del passato. Le prove dell’esistenza del cannibalismo in Etiopia (banditi che aggredivano le vittime dirette in città e madri che mangiavano i figli), per esempio, sono tutte basate, e anche un po’ infiorettate, sulla tradizione orale.

Popolare La memoria popolare, però, tende a dimenticare il passato più lontano, a fare confusione con i tempi e a rimuovere gli aspetti più imbarazzanti.

Autoconservazione Le carestie mettono alla prova l’istinto di autoconservazione delle persone. Gli impulsi primordiali (il bisogno biologico di rapporti sessuali, la necessità di socializzare e collaborare, il desiderio di aiutare gli altri, il senso di orgoglio e di rispetto per se stessi) lasciano il posto a sforzi estremi finalizzati alla sopravvivenza. La fame porta a comportamenti antisociali e a rompere legami affettivi e familiari.

Decidere La carestia costringeva le famiglie a dover decidere chi lasciar morire. Di solito la sopravvivenza dei più giovani e dei più anziani era considerata meno importante rispetto a quella degli altri membri.

Criminalità Nei Codici della Carestia Indiana uno dei primi segni della carestia è l’aumento del tasso di criminalità. Essa è un indice della penuria diffusa di cibo: la fame spinge le persone a rubare.

Tratti Tratti distintivi dei crimini in tempo di carestia: tumulti per il cibo, saccheggio di negozi, magazzini e panifici.

Carcere In Irlanda molti di coloro che venivano arrestati, già indeboliti dalla fame, finivano per morire in carcere.

Altezza Un effetto collaterale della fame a Dublino fu l’aumento dell’altezza media dei prigionieri, forse indice della diversa estrazione socioeconomica dei trasgressori.

Occultare A Leningrado, durante l’assedio del 1941-43, i sopravvissuti alla fame occultavano i cadaveri per aggiudicarsi anche la loro razione di cibo, mentre i malati venivano privati delle già magre razioni dell’ospedale.

Decreto Decreto di Stalin del 7 agosto 1932: prevedeva condanne a morte o a dieci anni di reclusione per chi veniva riconosciuto colpevole di aver «rubato o danneggiato proprietà socialiste». Questa legge portò a 200 mila condanne a 5-10 anni di reclusione e a più di 10 mila esecuzioni. [Ellman 2007]

Proprietà Reati contro la proprietà, segno distintivo della penuria di cibo.

Schiavitù Legame tra schiavitù e carestia: nei periodi di grave crisi i proprietari di schiavi potevano essere tentati di emancipare quelli più deboli perché ritenuti meno redditizi. In Angola, nell’Ottocento, il commercio degli esseri umani venne abolito solo perché gli schiavi erano stati sterminati durante i periodi di carestia. Nella Nigeria settentrionale, all’inizio del Novecento, gli schiavi venivano liberati dai padroni, che non erano più in grado di mantenerli.

Asservimento Nei periodi di carestia capitava che persone disperate vendessero se stesse o i propri figli, accettando la schiavitù, il concubinato o altre forme di asservimento, allo scopo di sopravvivere o di sfuggire a un destino peggiore, come morire di fame.

Genesi Nella Genesi (47, 19) gli egizi affamati a Giuseppe, emissario del Faraone: «Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane, e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra».

Bambini Nella città tanzaniana di Dodoma, tra il 1918-1920, era pratica diffusa dare i figli in pegno. Nel Bengala del 1943 vendere i bambini era reato, ma alcuni lo facevano lo stesso. Una bambina a Midnapur fruttò un maund e mezzo di riso (56 kg), mentre nel distretto dei 24 Pargana un poliziotto comprò una bambina e un bambino per cinque rupie.

Numero Il numero di bambini venduti dà un’idea della gravità della carestia.

Freni Le donne, spinte dalla povertà, si prostituivano. Sorokin (1922): «Quando la carestia si aggrava, i freni inibitori diventano deboli e c’è sempre chi è disposto a pagare per i piaceri della carne».

Vendersi Al culmine della carestia nella Corea del Nord, a metà degli anni ’90, un certo numero di donne varcò i confini con la Cina per andare a vendersi agli uomini del posto.

Vena Durante l’assedio di Leningrado, negli anni ’40, una madre deperita e senza latte si aprì una vena nel braccio e vi appoggiò la bocca del bambino, che si mise a succhiare avidamente. Entrambi sopravvissero. Un’altra per poco non strangolava un bambino affamato che aveva provato a rubarle il pane: gli spiegò che anche lei a casa aveva un bambino come lui che stava morendo di fame.

Cannibalismo Nello studio di Stathakopoulos (2004) sul tardo Impero romano emergono dei legami tra cannibalismo e carestia: tredici casi di cannibalismo tra l’inizio del V e la metà dell’VIII secolo (per esempio casi di donne che uccidevano, cucinavano e mangiavano i figli e talvolta anche gli uomini adulti).

Indigesta Durante la carestia etiope del 1888-92, si narra di un gruppo di emigrati diretti ad Harar aggrediti per strada da banditi affamati; di un uomo di Shawa che uccise e mangiò la moglie (che fu indigesta, secondo un canto popolare); di donne che mangiavano i propri figli. [Pankhurst 1986]

Sfortunati Le testimonianze degli anni ’20 e ’30 del Novecento in Unione Sovietica riportano tracce di ricorso al cannibalismo, sia nel senso di sopravvissuti che mangiavano la carne degli sfortunati che non ce l’avevano fatta, sia di persone che venivano uccise per essere mangiate.

Polpette Negli anni ’40, a Leningrado, può darsi che le polpette di carne sui banchi del mercato della città contenessero carne umana, ma nessuno faceva domande. [Salisbury 1969]

Baleniera La baleniera Essex, che affondò nell’oceano Pacifico nel novembre del 1920 dopo aver urtato un capodoglio. L’equipaggio riuscì a scampare al naufragio, ma quando la fame iniziò a fare vittime i marinai cominciarono a mangiare la carne di chi era già deceduto.

Strategie Molti antenati vivevano al limite della sussistenza; le masse, però, non morivano di inedia, perché la società metteva in atto una serie di strategie precauzionali con lo scopo di garantire la continuità delle scorte e adottare misure cautelative contro l’imprevedibilità degli agenti atmosferici.

Conservare Quando il disastro si avvicinava, le famiglie tendevano a conservare le risorse riducendo le nascite e rimandando il matrimonio.

Diversificare Esempio di meccanismi preventivi: nell’antica Grecia i poveri tiravano avanti diversificando le colture nei campi, producendo derrate alimentari in abbondanza nelle annate favorevoli e indebitandosi con i parenti.

Pandemia Studio sulla reazione degli agricoltori Basotho alla pandemia di peste bovina che colpì la regione alla fine dell’Ottocento [Phoofolo]: le perdite di bestiame ebbero ripercussioni negative sull’aratura e sui trasporti e il prezzo dei beni commestibili subì una forte impennata. I Basotho riuscirono a tirare avanti passando a un’agricoltura a più alta intensità di manodopera; sostituirono la zappa con l’aratro; il grano con il sorgo (più resistente alla siccità) e con il mais (meno attaccabile dagli uccelli); rimpiazzarono i bovini con cavalli e muli; vendettero la propria forza lavoro ad autorità e agricoltori bianchi e iniettarono la bile degli animali infetti in quelli sani.

Esperienza Alcune strategie di adattamento consistevano nell’imparare dall’esperienza: per esempio, nell’antico Egitto, la minaccia della carestia indusse i faraoni a costruire e preservare il sistema di canali di irrigazione.

Difesa Tre strategie adottate come difesa dalla carestia: il ricorso a soluzioni alimentari alternative, i prestiti in denaro e l’emigrazione.

Cattivo Nelle annate di cattivo raccolto la popolazione ripiegava su alimenti che in altri tempi avrebbe scartato oppure su cibi meno cari e meno gustosi. Quando non si poteva adottare questa soluzione, si ricorreva ad alimenti di emergenza, come foglie, germogli, baccelli, semi, frutti, carni o verdure che di solito non venivano consumate.

Emergenza Alimenti di emergenza: in Africa le cavallette o i pezzettini di erba moseeka sminuzzati; in Scandinavia i licheni e le cortecce degli alberi; in Irlanda le rape e l’amido ricavato dalle patate.

Domestici A Leningrando nel 1941-42, quando la popolazione mangiava gli animali domestici.

Memorandum Memorandum pubblicato nel 1877 su iniziativa del governo di Madras: elencava 118 piante selvatiche e ortaggi da poter consumare «nelle stagioni difficili, per attenuare i morsi della fame». Una di queste piante andava mangiata solo «dopo accurata bollitura», mentre un’altra «se non consumata con moderazione provocava la diarrea». [Digby 1878; Downs 1995]

Vomito Pare che nel Sichuan, durante la carestia cinese del Grande Balzo in avanti, bambini affamati si recassero nella stazione degli autobus di Yunjing nella speranza di poter mangiare «il vomito dei passeggeri reduci dal lungo viaggio».

Letame Il «pane» preparato con foglie di tiglio e betulla, ghiande, terra e acqua in Russia nel 1921-22 «aveva l’aspetto e l’odore del letame cotto». I bambini non riuscivano a digerirlo e finivano per morire di malattie gastriche.

Patate Antoine Parmentier, autore di Mémoire sur ls plantes alimentaire, pubblicato poco prima della carestia che colpì la Francia nel 1772. Sottolineava l’importanza della patata come alimento di rifugio per i poveri contro la denutrizione. In Irlanda, per un certo periodo, la patata andava a integrare un’alimentazione tradizionale basata su avena e latte e, per il fatto che avesse tante varietà, costituiva una garanzia in più in caso di cattivo raccolto.

Chili Consumo medio di patate per un adulto medio irlandese durante il Settecento: 4-5 chili al giorno.

Pane Consumo medio giornaliero di pane nella Francia del Sei-Settecento: 750 grammi.

Credito Per i più poveri è sempre stato difficile accedere al credito. L’indebitamento endemico in tempi di non crisi riduceva la possibilità di ottenere prestiti nei periodi di carestia. [Bathia 1967]

Beni Durante la crisi, i beni (utensili domestici, soprammobili, animali da fattoria e appezzamenti di terra) tendevano a perdere di valore. Inoltre, i prestiti informali a livello di vicinato diventavano impossibili quando l’intera zona era interessata da annate di cattivo raccolto.

Speculare L’accesso diseguale al credito nei periodi di carestia alimentava il sospetto che ricchi e potenti speculassero sulle disgrazie dei poveri, con conseguenti sproporzioni nei sistemi di restituzione del debito (espropriazione dei terreni e riduzione allo stato di dipendenza e servitù).

Organizzazioni È probabile che in Germania le organizzazioni di credito cooperativo fondate da Hermann Schulze-Delitzsch e Friedrich Wilhelm Raiffeisen, rivali tra di loro, siano nate proprio perché, durante la carestia delle patate del 1846, esistevano usurai che si approfittavano della condizione dei poveri. La Raiffeisen si poneva come alternativa agli usurai locali e alle banche commerciali, che disdegnavano le attività dei piccoli agricoltori.

Pegni Nell’Irlanda di metà Ottocento i gestori dei banchi dei pegni lucrarono sull’aumento delle richieste dei loro servizi nei primi tempi della carestia. Con l’inasprirsi della crisi, il numero dei pegni non riscattati aumentava, mentre diminuiva il prezzo di vendita degli oggetti non ritirati, come indumenti, oggetti per la casa, attrezzi agricoli e reti da pesca. Di conseguenza, il volume d’affari dei gestori di banchi dei pegni ebbe un crollo e alcuni di essi furono costretti ad abbandonare l’attività.

Spostarsi La fame ha sempre spinto le persone a spostarsi temporaneamente per motivi di assistenza o di lavoro. Nel 1528-29 Venezia fu invasa dai contadini che abbandonavano le campagne per la carestia incombente.

Ferrovie A partire da fine Ottocento la migrazione in luoghi lontani è stata facilitata dalla diffusione delle ferrovie.

Ambite Le stazioni ferroviarie, mete ambite perché quando il grano veniva scaricato poteva verificarsi qualche perdita del prezioso cereale. Nel 1929 il governo cinese offrì trasporti ferroviari gratuiti a chi fosse disposto ad abbandonare le zone più colpite dalla fame per emigrare nella Manciuria, poco popolata.

Cavalli Durante la carestia sovietica del 1921-22, chi emigrava a cavallo aveva minori probabilità di farcela: « I cavalli stremati venivano macellati e consumati come cibo, e alla popolazione non restava alcun mezzo per combattere la fame». [Adamets 2003]

Infrastrutture Nelle società dotate di infrastrutture urbane, la migrazione delle zone rurali era diretta verso le città (come in Francia nel 1709, in Irlanda a metà Ottocento e nel Bengala nel 1943). Tra il 1841 e il 1851 la popolazione rurale dell’Irlanda calò del 25% circa, mentre la popolazione delle città crebbe del 7%.

Orde Durante la carestia russa del 1921-22, orde di emigranti impoveriti disperati lasciavano le loro terre, diventando preda delle epidemie, e affrontavano lunghi viaggi «ammalandosi nel tragitto, infettando i treni e le stazioni in cui dormivano, le città in cui cercavano cibo o lavoro e diffondendo tifo e febbre ricorrente in tutte le zone rurali che attraversavano». [Davies e Wheatcroft 2004]

Emigrazione Nella provincia di Anhui, in Cina, nel 1960 il tasso di mortalità (del 69‰) era quasi eguagliato da quello di emigrazione (del 55‰). Senza la valvola di sfogo dell’emigrazione, molto probabilmente le crisi sarebbero state più devastanti.

Esodi Rovescio della medaglia delle emigrazioni: i grandi esodi di massa tendono a diffondere malattie e proprio per questo le élite cercano di prevenirli o controllarli.

Oltremare In Irlanda, da un lato l’emigrazione salvò molte vite umane, dall’altro portò a un aumento della mortalità oltremare. Tra il 1846 e il 1848, in Inghilterra e in Galles la mortalità superava di 100 mila unità quella attesa; non si sa, però, in che misura questa fosse da ascrivere all’arrivo degli immigrati irlandesi o alle epidemie.

Fuga Lo scienziato e scrittore Charles Creighton, un secolo fa, sosteneva che le tre più gravi «epidemie di febbre» che colpirono la Gran Bretagna nel Settecento erano state provocate dall’invasione di irlandesi in fuga dalla carestia.

Diavoli Karl Max, secondo cui la grande carestia irlandese aveva ucciso «solo i poveri diavoli». [1867]

Status Le variazioni di mortalità sono sempre inversamente proporzionali allo status socioeconomico, specialmente durante le carestie. In Irlanda, i primi a morire furono i vagabondi. In Cina, nel 1959-61, morirono i «vecchi, i neonati, i bambini, gli onesti e gli stupidi». Si diceva che gli onesti e i creduloni morivano perché per sopravvivere bisogna essere «scaltri» e «rubare». [Leonard 1994; Razzaque 1989]

Medici In Irlanda tra il 1840 e il 1850 e in Finlandia nel 1860-70 la mortalità tra quanti svolgevano una professione medica era più elevata rispetto alla media della popolazione. Anche infermieri e soccorritori correvano gravi rischi.

Sangue Il tributo di sangue, cioè il tasso di mortalità in eccesso rispetto alla media in tempi in cui non vi è crisi, è l’indice più usato per misurare la gravità di una carestia.

Camini Sulla carestia irlandese della metà del Settecento, vista la penuria di dati, si possono fare stime sulle vittime in base alle tasse pagate per ogni stufa o camino posseduti.

Donne/1 Femminilizzazione della carestia, individuazione delle donne quali principali vittime. È un concetto largamente condiviso, anche se l’evidenza suggerisce che gli uomini hanno una più elevata probabilità di morire per denutrizione.

Donne/2 L’antropologo Das, riferendosi al Bengala del 1943-44, diceva che le donne avevano più facile accesso all’assistenza pubblica, mentre agli uomini toccavano spesso lavori pesanti e sforzi fisici effettuati spesso in pessime condizioni atmosferiche. A proteggere le donne dalla fame non era il controllo delle provviste o della casa; esse erano meno a rischio perché i mariti «preferivano morire di fame piuttosto che veder morire le loro mogli». [Das 1949]

Intralcio Spiegazione della più bassa mortalità femminile: rispetto ai maschi, le donne immagazzinano più grassi e sviluppano meno muscoli (un intralcio nei periodi di carestia). Le femmine sono favorite e più resistenti alla penuria di cibo non solo tra gli esseri umani, ma anche in altri mammiferi.

Principali Bambini e anziani, le principali vittime della carestia.

Fecondità Il saggio di John Bongaarts e Mead Cain [1982]: le carestie hanno un impatto esiguo sulla fecondità, dal momento che i concepimenti avvenuti prima della crisi corrono pochi rischi di concludersi in interruzioni di gravidanza. Secondo loro, nel lungo periodo, la fecondità sarebbe salita poiché le coppie si sarebbero difese dal ripetersi delle carestie facendo più figli. Nella realtà, però, le carestie comportano significative riduzioni delle nascite e dei matrimoni: il calo della fecondità è un sintomo di carestia ancora più comune dell’aumento della mortalità.

Natalità Spiegazioni possibili al declino del tasso di natalità: negli anni Novanta i nutrizionisti hanno individuato un legame tra l’ormone leptina, che cala quando viene ingerito meno cibo, e l’attività riproduttiva.

Letto La scienziata Elena Kočina, che nella Leningrado sotto assedio (anni Quaranta) continuò a dormire accanto al marito, ma solo perché in casa c’era un letto solo: «Anche con i giacconi imbottiti addosso, toccarci ci dava una sensazione spiacevole».

Calo Il calo dello libido ha una compensazione: serve a conservare le energie da dedicare al procacciamento del cibo. In Irlanda, la riduzione dell’appetito sessuale nel 1847-49 si deduce dal crollo dei casi di stupro.

Separazione Un altro motivo del declino delle nascite nel corso delle carestie è nella separazione coniugale: gli uomini emigrano in cerca di lavoro o per combattere in guerra, mentre le donne per mendicare.

Ade Descrizioni delle malattie della fame e delle loro vittime: «certe persone sembravano provenire dall’Ade, mentre altre avevano l’aspetto di donne incinte» (Salonicco, 676-78); la pelle sembrava «una pergamena sporca […] incollata sullo scheletro» (Irlanda, 1847); giovani uomini «barcollavano e si appoggiavano ai bastoni come novantenni» (Cina, 1877); «labbra diventate pelle […] occhi che rilucevano debolmente nelle orbite scavate» (India, 1896); bambini «color legno carbonizzato» (India, 1943); «pelli gonfie, lucide, come palloni di gomma color albume» (Bengala, 1943); e pelle attaccata come se fosse carta su scheletri con le ossa prominenti […] peli che sporgevano su tutto il corpo come tanti grossi spilli neri» (India, 1943).

Malattie Nonostante la penuria di cibo sia la causa principale della mortalità nei periodi di carestia, il maggior numero di decessi è da ascrivere alle malattie infettive e non all’inedia in senso stretto.

Categorie Le cause della crisi di mortalità in tempo di carestia si dividono in due grandi categorie: la prima comprende tutte le cause direttamente attinenti all’alimentazione, tra cui l’inedia, morte per malattie alimentari causate dall’indebolimento delle difese immunitarie o dall’intossicazione per consumo di alimenti scadenti o insoliti; la seconda comprende le cause indirette riguardanti lo sconvolgimento della vita personale e della compagine sociale provocato dalla carestia (aumento della mobilità tra i poveri, deterioramento dell’igiene personale conseguente all’indebolimento fisico e allo scoraggiamento per la sofferenza subita).

Poveri Poveri per le strade di Calcutta alla metà del 1943 [Das 1949]: non avevano nessuna cura dell’igiene personale; avevano paura di lavarsi a causa dei frequenti disturbi intestinali (anche se farsi il bagno non sarebbe servito a niente visto che non avevano abiti di ricambio); avevano i vestiti impregnati della sporcizia delle strade e facevano i loro bisogni nei vicoli e all’aria aperta. Alcuni usavano le foglie come ciotole in cui mangiare le pappe distribuite dalle mense pubbliche (ma parte del cibo andava perduto e loro lo raccoglievano da terra); bevevano acqua piovana inquinata e rovistavano tra la spazzatura in cerca di avanzi. Il grano grezzo usato nelle minestre delle mense, a volte nemmeno sbucciato, accentuava i disturbi intestinali.

Africa Nell’Africa subsahariana, le malattie infettive sono una piaga endemica anche in tempi di non crisi. In condizioni di povertà estrema, i bambini sono più vulnerabili a malattie infettive letali anche se i genitori sono consapevoli delle modalità di contagio, e questo perché le famiglie non possono permettersi di adottare le misure minime di prevenzione. Ancora oggi, le malattie infettive e parassitarie sono responsabili di quasi la metà dei decessi anche in tempi normali. Tra questi decessi un quarto è da ricondurre alla diarrea e il 13% alle malattie dell’apparato respiratorio.

Età Le carestie di oggi raramente sono il prodotto della sola carenza di cibo. L’incidenza delle varie cause di decesso varia in base all’età e al sesso.

Forza lavoro Le carestie tendono a spostare la distribuzione del reddito a favore della forza lavoro, divenuta più scarsa e quindi più cara. I proprietari terrieri sono spinti ad abbandonare metodi basati sull’impiego massiccio della forza lavoro e a preferire sistemi produttivi a utilizzo diffuso della terra.

Cina La carestia sembra avere avuto scarsa influenza sulla tendenza demografica in India, in Cina o in Unione Sovietica. In Cina, per esempio, questa è stata influenzata più dalla politica del figlio unico che dalla serie di carestie conclusasi con quella disastrosa del 1959-61.

Obesità Uno studio del 1976, condotto in Olanda, ha evidenziato come la privazione negli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi tre dopo il parto riduce il rischio di obesità nei maschi adulti, mentre la privazione nei primi tre mesi di gravidanza ne aumenta il tasso.

Mentali Chi è stato concepito al culmine di una carestia è più esposto al rischio delle malattie mentali. Inoltre, chi è concepito o nasce in questo periodo sembra subire conseguenze anche in termini di altezza in età adulta.

Mercati Teoria di Polanyi: nel feudalesimo la condotta responsabile della nobiltà aveva favorito la regolamentazione dei mercati al fine di prevenire le carestie, mentre nel regime capitalista i mercati erano stati lasciati liberi di governare e le regole del gioco non impedivano che la popolazione morisse di fame. Secondo lui, in tempi di carestia, effettiva o incombente, parte della responsabilità era dei produttori e dei venditori di derrate alimentari.

Costoso Nel 362-63, l’imperatore romano Giuliano aveva accusato i facoltosi cittadini di Antiochia di creare carestia in una città dove «tutto è abbondante, ma tutto è costoso».

Uomo «Questi ultimi anni di carestia sono stati opera dell’uomo, non di Dio» (William Laud). [Walter e Wrightson, 1976]

Aneddoti Aneddoti sulla carestia: i mercanti ricchi che nella Cina del Settecento diffondevano informazioni sbagliate sulle condizioni meteorologiche; gli usurai dell’India occidentale, che nel 1860 avrebbero ingaggiato alcuni stregoni per impedire le piogge; gli agiati coltivatori di Hubli, nella regione del Maharashtra, che nel 1896-97 avevano fienili pieni di grano, ma lo tenevano nascosto e spedivano i dipendenti nei ricoveri per poveri.

Convinzione Convinzione popolare che senza il commerciante-speculatore ci sarebbe stato cibo a sufficienza da permettere a tutti di superare la crisi.

Minaccia Nel corso dei secoli, la pressione delle popolazioni ha costretto i governi a intervenire. Le oscillazioni dei prezzi rappresentavano una minaccia per l’ordine pubblico e pertanto garantirne la stabilità avrebbe avuto ripercussioni positive a livello politico.

Annona Annona romana, politica che mirava ad assicurare alla città un’offerta regolare di pane.

Sotto controllo Maximum général, introdotto dai sanculotti in Fancia nel 1793 per tenere sotto controllo il prezzo di tutti i beni considerati necessari.

Urbanizzazione L’ordine e la stabilità erano più a rischio nelle città, per cui la regolamentazione si sviluppò parallelamente ai processi di urbanizzazione. Fin dall’antichità, le città potevano contare su ospizi pubblici per i poveri, controllo dei prezzi, divieti di accumulo, barriere all’immigrazione durante le crisi, e divieti di esportazione finalizzati a generare scorte per i tempi di carestia. Nel 362-63, l’imperatore romano Giuliano impose il controllo dei prezzi; poi, visto il persistere della scarsità, cominciò a importare il grano dalle città vicine, che però pare venisse acquistato dai mercanti e rivenduto fuori Roma a prezzi più elevati. A Salonicco, nel 676-78, fu ordinata la perquisizione delle case sospettate di tenere nascosto il grano: lo stesso accadde anche nel Bengala del 1943.

Governi L’elenco dei governi che hanno cercato di attenuare gli effetti della carestia controllando il commercio di derrate alimentari ha inizio nell’antichità e termina con il regime militare del Derg in Etiopia negli anni Ottanta del Novecento.

Francia/1 In Francia, nel 1763-64, vennero abolite le barriere commerciali interne e venne parzialmente liberalizzato il mercato estero. Una serie di cattivi raccolti, però, condusse a un ritorno al modello tradizionale.

Francia/2 Turgot, responsabile dell’economia francese nel 1774, che deregolamentò il mercato del grano e della farina. Nel giro di un anno, però, le truppe del re dovettero intervenire per sedare rivolte scoppiate in tutto il paese contro l’aumento dei prezzi e le esportazioni di grano. Nel 1776 Turgot venne destituito.

Francia/3 La rivoluzione francese del 1789 sancì il libero commercio del grano, ma nel settembre del 1793, dietro le pressioni dei sanculotti parigini, i radicali che controllavano la Comune di Parigi imposero il controllo del prezzo delle derrate alimentari e di altri beni di prima necessità. L’introduzione del maximum général comportò lunghe code davanti ai negozi, che presto rimasero senza scorte. Le conseguenze furono scaffali vuoti e ricorso al mercato nero.

Commerciante La teoria di Smith [libro IV de La ricchezza delle nazioni, 1776]: accusava le spudorate politiche della Compagnia delle Indie Orientali della carestia catastrofica che aveva devastato il Bengala e il Bihar nel 1770 e raccomandava di avere fiducia nel commerciante di grano in quanto miglior difesa contro la scarsità di cibo o i raccolti magri. Secondo Smith, il libero mercato minimizzava gli svantaggi della penuria di cibo perché consentiva il ricorso all’arbitraggio basato sulle differenze di prezzo non solo temporali, ma anche geografiche.

Semilegale Nell’Unione Sovietica del 1918-19, il «comunismo di guerra» vietò il commercio di derrate alimentari, ma ciò non impedì che i mercati semilegali prosperassero.

Grecia La carestia greca del 1941-44 fu la conseguenza del blocco navale imposto dagli Alleati dopo che, nell’aprile del 1941, italiani e tedeschi avevano occupato il paese. Si aprì un periodo di penuria di cibo che nel giro di qualche mese diventò una crisi.

Comunicazioni In passato le carestie venivano inasprite dal limitato sviluppo delle comunicazioni. Il trasporto via terra aveva costi proibitivi per cui vi era scarsa integrazione tra i mercati. Le comunità costiere erano relativamente avvantaggiate.

Grano La maggior parte del grano spedito in Irlanda subito dopo il disastroso raccolto del 1740 cominciò ad arrivare tra la primavera e l’estate del 1741. [Cullen 1999]

Trasporti Marx, nel 1853, osservava che l’insufficienza dei trasporti generava indigenza sociale anche nei periodi di prosperità agricola per la mancanza di mezzi di scambio. Predisse che l’arrivo delle ferrovie avrebbe determinato l’espansione dell’agricoltura e la riduzione della frequenza delle carestie locali.

India Nel 1880, l’India poteva contare su quasi 15 mila chilometri di rete ferroviaria, di cui 3.000 di proprietà statale. La maggior parte della rete ferroviaria indiana era stata costruita per sfruttare le potenzialità commerciali del subcontinente, ma alcuni tratti erano stati pensati per attraversare le regioni soggette a siccità e fornire aiuto in caso di carestia.

Bengala Date importanti nella storia delle carestie del Bengala: 1769-70 (perse la vita un terzo della popolazione); 1873-74 (le politiche pubbliche attenuarono il disastro); 1896-97 (la rigida applicazione dei codici della carestia non limitò il bilancio grave dei morti); 1943-44 (la carestia fece 2 milioni di morti, su una popolazione di 60 milioni); 1974-75 (per la guerra civile e il cattivo raccolto si verificò l’ultima carestia della regione).

Tsunami/1 Il 16 ottobre 1942 alcune zone costiere del Bengala occidentale, tra le quali aree importanti e ricche di risaie, vennero travolte da uno tsunami, con conseguente perdita di vite umane e distruzione del raccolto, del bestiame e dei depositi di riso. Mesi dopo, nelle regioni costiere non c’era traccia di foraggio e il bestiame era costituito da «animali deperiti, con le costole sporgenti». Inoltre, un fungo colpì il Bengala occidentale e distrusse il raccolto aman, che rappresentava circa i tre quarti della produzione totale di riso. Nel marzo del 1943, il governo decise di eliminare il controllo dei prezzi per garantire più viveri alla città. I prezzi salirono: alla vigilia della crisi un maund di riso costava 5 rupie, a gennaio 1943 9, ad aprile 21 e a luglio 30.

Tsunami/2 Alla fine di marzo 1943, quando lo Statesman, quotidiano di Calcutta scriveva che «gran parte» della popolazione delle zone costiere colpite dallo tsunami era «molto prossima a morire di fame». A maggio, migliaia di immigrati arrivarono in città e si accamparono per le strade. Quando scoppiò un’epidemia di colera, la colpa del peggioramento delle condizioni di salute fu attribuita «all’afflusso giornaliero di un elevato numero di poveri dai distretti vicini». Gli immigrati, per ore in coda davanti ai centri alimentari, «finivano per abbandonarsi a pratiche poco igieniche e per creare condizioni poco salutari nelle località in cui erano situati i negozi».

Riso Quando arrivò la carestia in Bengala (anni Quaranta), il Paese dipendeva dal riso, che occupava nove decimi delle aree coltivate (un altro 7-8% era rappresentato dalle piantagioni di juta). Il consumo di riso pro capite, per un adulto maschio, ammontava a meno di 4 kg alla settimana (2 mila kilocalorie al giorno). Considerata la differenza tra ricchi e poveri, questo voleva dire che molti erano ridotti pelle e ossa.

Psicologico Suhrawardy, personaggio influente della lega musulmana e ministro degli Approvvigionamenti civili in Bengala a partire dal 1943. Sosteneva che i prezzi non avevano niente a che fare con l’effettiva situazione alimentare del Bengala, non vi era alcun motivo per temere «una scarsità estrema di cereali». Secondo lui, il problema delle risorse alimentari in Bengala era «psicologico».

Disastrosa Nell’agosto del 1943, Suhrawardy ammise per la prima volta che la situazione era disastrosa in tutta la provincia e che si sarebbe sicuramente aggravata nei mesi successivi.

Prezzo Tra la metà del 1942 e la metà del 1943 il prezzo nominale del riso triplicò mentre quello reale raddoppiò. Poi, il prezzo cominciò a crescere più rapidamente, soprattutto nel Bengala orientale.

Dipendenti Quando scoppiava un disastro, i poveri si aspettavano aiuto dagli altri nel fornire i viveri, rinunciare a pretendere i dazi o nel ridurre affitti e tasse. Essi, durante le carestie, erano più dipendenti dalle autorità e rappresentavano una minaccia per quei governanti che sembravano non curarsi di loro.

Nerone Nel 68 d.C. l’imperatore Nerone non poté assicurare ai cittadini di Roma le importazioni di grano provenienti dall’Africa e le reazioni che ne scaturirono portarono prima al suo crollo e poi al suicidio.

Regina In Irlanda, tra il 1840 e il 1850, circolavano leggende sull’avarizia della regina Vittoria, tanto che essa venne ricordata come «la regina della carestia».

Grano Nell’antica Grecia e nell’antica Roma i membri delle oligarchie locali si adoperavano per evitare che le crisi alimentari si trasformassero in carestie. Nel 123 a.C. i disordini civili portarono Caio Gracco, tribuno della plebe, a promulgare la lex frumentaria, per garantire a tutti i cittadini il grano a un prezzo calmierato.

Chiese Costantino, che iniziò a usare le chiese come veicolo per l’assistenza ai bisognosi.

Incapacità Il confucianesimo sosteneva che disastri come le carestie erano la conseguenza dell’incapacità dell’uomo; l’élite dominante aveva il dovere di evitare tali catastrofi conquistando la natura attraverso il controllo delle esondazioni e della siccità e la creazione preventiva di scorte.

Meritevoli Martin Lutero, che insieme ai suoi seguaci condannava l’accattonaggio e distingueva i poveri in meritevoli e non meritevoli.

Scorte L’usanza di immagazzinare scorte alimentari nell’eventualità dell’arrivo della carestia risale all’Antico Testamento: tutto l’Egitto sarebbe morto se il Faraone, su consiglio di Giuseppe, non avesse ordinato di ammassare il grano molti anni prima che arrivasse la carestia.

Chambre Nell’Europa della prima età moderna i granai municipali erano uno strumento molto usato per combattere le carestie. La chambre d’abondance di Lione, fondata nel 1643, serviva a contenere riserve di grano, allo scopo di ridurre le oscillazioni dei prezzi e assicurare razioni di pane ai poveri nei periodi di bisogno.

Pane A Venezia, nell’aprile del 1570, i nobili compravano la farina nei magazzini pubblici e la vendevano come pane con un margine di utile superiore al 100%. Il Senato reagì e dichiarò che la farina andava venduta ai fornai, i quali avrebbero fatto il pane da dare ai poveri; ma i fornai, invece di prepararlo, rivendevano la farina.

Favoritismi In generale, le iniziative di aiuto erano limitate anche da favoritismi e nepotismi: per esempio, i missionari delle varie confessioni davano la priorità ai propri correligionari.

Venezuela Uno dei primi esempi di aiuti umanitari inviati ufficialmente da un governo è la campagna degli Stati Uniti in occasione del terremoto che colpì il Venezuela nel 1812.

Potere «Il cibo è potere e in senso molto concreto è un’ulteriore misura del nostro potere» (il senatore Hubert Humphrey nel 1974 in riferimento all’assistenza offerta dagli Usa ai Paesi esteri).

Deliberatamente Provocare deliberatamente una carestia per far morire la gente era un sistema utilizzato. Nella società greco-romana i manuali militari spiegavano come distruggere le scorte di cibo e avvelenare i pozzi d’acqua. Giulio Cesare si servì dell’assedio ad Alesia nel 52 a.C. per far scoppiare una carestia e conquistare definitivamente la Gallia di Vercingetorige.

Mezzo «La forza deve essere lo strumento, ma la carestia deve essere il mezzo, perché finché l’Irlanda non sarà ridotta alla fame non potrà essere assoggettata» (il poeta inglese Edmund Spenser nel 1580-90).

Tattiche Durante la prima e la seconda guerra mondiale tutti i contendenti fecero ricorso a tattiche finalizzate a ridurre il nemico alla fame.

Fad L’economista Michael Ellman [2000] distingue tra carestie di tipo Fad1 e di tipo Fad2: nel primo caso, la mortalità è sostanzialmente evitabile, mentre nel secondo essa potrebbe essere prevenuta, o ridotta, da politiche pubbliche appropriate.

Ricerca Nel 1918, Lenin, a San Pietroburgo, aveva proposto la pena di morte per gli speculatori e inviato nelle campagne unità armate nella ricerca di grano.

Corea Il 26 giugno 1995 si abbatté una pioggia di «proporzioni bibliche» sulla Repubblica democratica popolare di Corea che in dieci giorni raggiunse i 60 cm, fattore scatenante della carestia.

Oggi Oggi, il legame tra risorse alimentari e carestia è più debole che in passato. A livello globale, dall’inizio degli anni Sessanta la produzione alimentare pro capite è aumentata di circa un terzo. In Cina, è oggi tre volte quella di quarant’anni fa; in India un terzo. Solo nell’Africa subsahariana la produzione alimentare non ha retto il passo con l’andamento demografico e la dipendenza della regione dalle importazioni alimentari è aumentata nel tempo.

Future La probabilità di carestie future è legata alle risorse alimentari, ma dipende molto anche dalla crescita della popolazione e dalla rapidità con cui si compie la transizione della fecondità.

CO2 Prima dell’avvento dell’epoca industriale moderna, i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera si sono aggirati intorno alle 280 particelle per milione. Oggi, essi superano le 380 particelle per milione. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici), che nel 2007 ha condiviso il premio Nobel per la pace con Al Gore, ha previsto che, se le emissioni di gas serra continuano a mantenere o superare questi livelli, per la fine del secolo la concentrazione di CO2 nell’atmosfera avrà raggiunto le 650-970 particelle per milione. Questo incremento provocherebbe un innalzamento della temperatura media mondiale stimabile tra 1,4 e 5,8 gradi centigradi.

Lago Il lago Ciad, la cui superficie si è ritirata passando da 10-26 mila km quadrati (a seconda della stagione) a 3.500 km quadrati dagli anni Sessanta a oggi, per una combinazione di fattori naturali e di matrice umana.

Fao La Fao ha detto che sui diciotto paesi più soggetti a emergenze alimentari croniche dagli anni Ottanta a oggi, in quattordici il fattore chiave ha coinciso con le guerre passate o presenti, in otto con le condizioni atmosferiche, in cinque con «problemi economici».

Endemico Negli ultimi cinquant’anni, le guerre civili e l’instabilità politica hanno assunto un carattere endemico in gran parte dell’Africa: 186 colpi di stato e 26 conflitti gravi.

Niger Il Niger ha un tasso di fecondità totale tra i più elevati al mondo (7,4 figli per donna) e l’età media al matrimonio è tra le più basse del pianeta (15,3 anni per le femmine nel 1998). La speranza di vita nel paese è passata da 34,8 anni nel 1970-75 a circa 44 di oggi.