Ettore Bianchi, ItaliaOggi 20/4/2012, 20 aprile 2012
Un lord inglese si batte per smantellare l’euro – Che Oltremanica non amassero la moneta unica non è certo una novità
Un lord inglese si batte per smantellare l’euro – Che Oltremanica non amassero la moneta unica non è certo una novità. Ora, però, siamo al cosiddetto salto di qualità. Simon Wolfson, 45 anni, uomo d’affari vicino al premier David Cameron, dal 2010 membro della Camera dei Lord, ha creato un premio economico per raccogliere spunti su come smantellare l’euro. Servono idee innovative che consentano al direttore generale della catena di prêt-à-porter Next di raggiungere l’obiettivo. Che finora neppure la forte crisi dei debiti sovrani è riuscita a provocare, nonostante i forti timori dei mercati. Wolfson sostiene da tempo l’associazione Business for Sterling (affari per la sterlina), che difende con determinazione la valuta britannica e non fa mistero di voler combattere l’euro, considerato una moneta incredibilmente mal concepita. Il lord ha quindi stanziato 250 mila sterline (305 mila euro) per l’autore del miglior progetto che mira a gestire un’uscita ordinata di uno o più Stati membri dell’Unione monetaria europea. Di questo, peraltro, nei termini di una Ue a due velocità, si era parlato a più riprese durante le fasi concitate della recente crisi greca. Wolfson getta acqua sul fuoco e spiega che egli, come gran parte degli uomini d’affari del continente, si augura che l’eurozona possa stabilizzarsi. Ma, se così non fosse, Bruxelles non deve dirigersi istintivamente verso il vuoto politico. La giuria ha selezionato cinque candidati, che saranno giudicati ai primi di luglio. Tra loro Cathy Dobbs, già in forza alla National Westminster Bank, che ha avanzato una proposta, ispirata all’uovo, per separare i paesi gialli (scarsa competitività) da quelli bianchi (competitivi). Così ci sarebbero un euro forte e un euro debole. L’idea ricalca la soluzione, prospettata a livello informale tempo fa ma che ha suscitato aspre polemiche, di creare un doppio binario monetario per le nazioni virtuose e per quelle in ritardo nella sistemazione dei conti pubblici. Invece Jens Nordvig e Nick Firoozye, di Nomura Securities, concentrano la loro attenzione sugli aspetti giuridici. Neil Record, della società di gestione Record Currency Management, ritiene che l’uscita di un solo paese comporterebbe automaticamente la dissoluzione della divisa comunitaria. Alla fine, secondo alcuni osservatori, sembra che il fallimento dell’euro sia così complicato, pericoloso e costoso da essere difficilmente realizzabile. A meno che tutto non succeda improvvisamente, in seguito al precipitare degli eventi.