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 2012  aprile 20 Venerdì calendario

Periscopio – Bersani l’ho conosciuto da presidente della Regione Emilia, deciso, moderno, risoluto

Periscopio – Bersani l’ho conosciuto da presidente della Regione Emilia, deciso, moderno, risoluto. Ora è completamente rintronato. Veltroni? Voleva fare il fotografo, lo scrittore, ma non è capace di fare nulla. D’Alema? Ha sempre perso, non è mai stato eletto, mi chiedo a cosa sia servito in questi anni. Dicono sia intelligente: ma uno intelligente non avrebbe fatto ciò che ha fatto. Renzi? Un democristiano che odora di sacrestia. Oliviero Toscani: «Moriremo eleganti». Aliberti editore. Formigoni andava in vacanza a sua insaputa. Jena. La Stampa. Breivik: «Sono un rappresentante della resistenza templare». No, grazie, non ci serve nulla. Il Fatto. Bossi è stato per 25 anni un protagonista della politica italiana. Ce lo ricordano per umiliarci. Spinoza. Il fatto. L’Umberto non ci ha spiegato nulla: ha preferito recitare la parte del genitore troppo buono che si è portato i figli sul ring della politica e li ha visti andare al tappeto. «Dovevo tenerli lontani» ha detto «e farli studiare all’estero». Centinaia di ragazzi e di ragazze italiane vanno a studiare in Germania, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti. Però è molto più comodo comprarsi una laurea finta in una finta università oltre confine. Ma un padre che gli consenta questo espediente, per di più a carico dei contribuenti onesti, dovrebbe essere moralmente fucilato alla schiena. Giampaolo Pansa. Libero. L’unica cosa che io e Bossi non abbiamo mai fatto insieme è suonare. Anche perché io ho un band e lui suonicchia la chitarra (in gioventù strimpellava gli Inti Illimani) ma non è all’altezza per suonare con me. In questo, almeno, posso vantare una certificata superiorità nei suoi confronti. Bobo Maroni. Vanity Fair. I liberali, che sono realmente garantisti, pertanto difendono Rosi Mauro nonostante l’antipatia e l’ignoranza che trasudano dal suo stesso volto. Stefano de Luca, segretario nazionale Pli. E ora si sente dire: chi rappresenterà il Nord? Ma la Lega, quando gli andava bene, rastrellava il 30% dei voti in Lombardia e in Veneto, molto meno nel resto della cosiddetta padania: mai rappresentato più del 10-15% degli elettori nordisti. La Lega è diventata un tragicomico caravanserraglio di pagliacci, parassiti, cialtroni, molti razzisti, qualche ladro, parecchi servi. Odino, il tricolore nel cesso, i terun, i negher, foera di ball, il dito medio, il gesto dell’ombrello, le pernacchie, il ce l’ho duro, i kalashnikov, le camicie i fazzoletti le cravatte verdi, il parlamento padano, la moneta padana, la banca padana, il villaggio vacanze in Croazia, l’amico Fiorani, le zolle di Pontida, l’uscita dall’euro. Marco Travaglio. il Fatto. Molti salutano le immagini sacre agli angoli delle strade. Qualche volta si tratta di uomini dall’aria spregiudicata. I preti non salutano quasi mai. Forse per la dimestichezza che hanno col cielo. O, forse, aspettano di essere salutati. Achille Campanile: «Cantilena all’angolo della strada». Bur. Il «Puzzone» disse che siamo una stirpe di «poeti, santi, navigatori, artisti». Sì. Ma anche di camaleonti che cambiano idea e casacca seconda l’aria che tira. Durante il ventennio, tutti col Duce. A guerra finita e a fascismo morto e sepolto, tutti contro. Da piazza Venezia a piazzale Loreto, dall’omaggio all’oltraggio, dall’apoteosi al ludibrio. Roberto Gervaso: «Italiani, pecore anarchiche», Mondadori. Gli evasori sono indegni dell’Italia. Giusto. Io non posso evadere data l’età. Ma se potessi, lo farei subito. Non son degno dell’Italia? Di quest’Italia dello spreco pubblico generalizzato? Pace. Sono invece degni d’Italia i partiti che incassano cinque volte quello che spendono? Quelli che vogliono mantenere questo apparato pubblico sprecone e protervo? È degno dell’Italia mantenere un palazzo (il Quirinale) che costa tre volte quello francese (l’Eliseo), otto volte quello inglese, dieci quello spagnolo? Visto che dovrebbe essere il presidente di tutti, Napolitano farebbe bene a indignarsi anche per questo. Mario Boni Bartalucci. il Foglio.