Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 20 Venerdì calendario

LE BANCHE DANESI LICENZIANO MOODY’S

Le maggiori banche danesi - la Nykredit A/S pochi giorni fa, la Danske Bank A/S l’anno scorso e forse fra poco anche la Jyske Bank A/S - hanno licenziato o si apprestano a licenziare Moody’s, contestando il giudizio dell’agenzia di rating sulle loro emissioni di covered bond (obbligazioni «coperte» dai crediti delle banche nei confronti dei mutuatari). Come si sa, le agenzie di rating sono pagate dagli stessi emittenti di titoli su cui esprimono un giudizio, facendo sorgere il sospetto di un conflitto di interessi: il controllore è pagato dal controllato.
Questo «licenziamento» - il contratto è stato rescisso - potrebbe a prima vista sembrar fugare il sospetto di un conflitto di interessi: anche se è pagata dal controllato, la Moody’s, fieramente indipendente, non ha paura di rischiare la perdita di lucrosi contratti pur di dire quello che pensa. Ma le banche danesi non sono come altre banche situate più a sud, che possono avere ragioni disperate per obiettare a duri giudizi. I danesi argomentano nel merito la severità di Moody’s, che afferma come il mercato dei covered bond in Danimarca (la Nykredit Bank è il più grande emittente europeo di Abs residenziali) sia tarlato da un disallineamento fra le scadenze delle attività e delle passività. E i grandi investitori sembrano dar poco peso agli argomenti di Moody’s. Da quando, lo scorso giugno, l’agenzia di rating lanciò i suoi avvertimenti, l’indice dei covered bond ha guadagnato il 6,3 per cento.
Un andamento che va nella direzione opposta a quella che avrebbe dovuto seguire il monito di Moody’s. L’episodio ricorda l’abbassamento del merito di credito del Tesoro americano lo scorso agosto. La perdita della Tripla A fu seguita da un rally delle quotazioni dei T-Bond, che a tutt’oggi riscuotono la cieca fiducia degli investitori.
Il Tesoro Usa non ebbe bisogno di licenziare Moody’s per il semplice fatto che i rating delle agenzie nei confronti dei debiti sovrani non sono pagati da nessuno: le agenzie li fanno per spirito di servizio (o per darsi lustro, potrebbero dire alcuni malpensanti). Ma è certo che molti Paesi in Europa invidiano quelle banche danesi che hanno potuto licenziare Moody’s. Dei rating ne farebbero volentieri a meno. E, dato quello che le agenzie hanno fatto in passato, spargendo a piene e mani triple A a titoli che si rivelarono tossici, o elargendo giudizi negativi a Paesi in difficoltà, con ciò stesso esaltando queste difficoltà, questa frustrata volontà di licenziarle sembra condivisibile.