Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 20/4/2012, 20 aprile 2012
FONSAI, LA PROCURA SEQUESTRA IL TESORETTO OFFSHORE DEI LIGRESTI
Milano
La Procura di Milano e la Consob stringono la presa sull’impero dei Ligresti. Dopo l’istanza di fallimento per Sinergia e Im.Co, le due finanziarie non quotate della famiglia del costruttore siciliano, ieri la magistratura ha formalizzato un’indagine a carico di Salvatore Ligresti per il reato di aggiotaggio. E, quindi, ha disposto il sequestro cautelare del 20% di Premafin, la holding di famiglia che controlla Fondiaria Sai, costretta per evitare il dissesto a cercare la fusione con l’Unipol della Lega Coop.
La misura preventiva riguarda le azioni in portafoglio a Evergreen Security Trust, con sede a Panama e a The Heritage Trust, con sede a Bahamas, che risulta essere gestito dall’uomo d’affari Giancarlo De Filippo, persona considerata vicina alla famiglia Ligresti e anch’esso indagato per aggiotaggio. Secondo una nota del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano che ha eseguito il sequestro, l’indagine diretta dal pm milanese, Luigi Orsi, ha permesso di verificare che il valore del titolo Premafin "sarebbe stato oggetto di manipolazione per il tramite delle partecipazioni detenute da enti controllati dai citati trust, provocandone una sensibile alterazione del prezzo delle azionii".
Secondo la ricostruzione del pm, gli acquisti di azioni Premafin sarebbero scattati in chiusura della giornata borsistica, quando il titolo è particolarmente sensibile e influenzabile. I trust off shore, di fatto, non avrebbero guadagnato nulla da questi acquisti, ma, per la Procura, a beneficiarne sarebbe stata proprio la famiglia Ligresti . E, in particolare, le loro società, in primis proprio Imco e Sinergia, che in questo modo tenendo il titolo artificiosamente alto sarebbero riuscite a evitare di dare garanzie aggiuntive alle banche creditrici. Ancora non basta.
Secondo la ricostruzione dei pm e della Consob, i due trust sono stati costituiti da Ligresti nel 1993 e a lui sarebbero riferibili fino al 2003. A quel punto è poi subentrato De Filippo che, secondo le accuse, non avrebbe agito in autonomia rispetto al patron di Premafin. A supporto di questa tesi ci sarebbe anche il fatto che, come ha spiegato lo stesso De Filippo, l’intermediario nelle operazioni di acquisto delle azioni della holding della famiglia, Niccolò Lucchini, gli era stato presentato da Salvatore Ligresti. E proprio per scongiurare la reiterazione di questo reato è stato ritenuto necessario disporre il sequestro preventivo del pacchetto «esterovestito» di Premafin, evitando così che i titolari si presentino in assemblea. Questa quota si aggiunge al 50% del pacchetto azionario in mano alla famiglia siciliana.
L’ACCELERAZIONE della magistratura sull’inchiesta rappresenta un nuovo rilevante ostacolo alla fusione tra Unipol e Fondiaria Sai, su cui i due gruppi sono in trattative ormai da mesi. In questi giorni si stavano definendo i dettagli dell’operazione che, secondo i piani, dovrebbe portare a una fusione tra il polo delle coop e la galassia Ligresti con il placet delle banche creditrici e, soprattutto, di Mediobanca che è fortemente esposta verso il gruppo del costruttore siciliano. Su questo fronte va registrato un nuovo intervento della Consob. La Commissione ieri ha deliberato che si configura come patto parasociale l’impegno assunto da Unipol a non proporre e neppure a votare azioni di responsabilità e altre azioni giudiziarie nei confronti degli amministratori e dei sindaci di Premafin, Unipol e Fondiaria-Sai per il loro operato nel quinquennio 2007-2011. La vigilanza dei mercati ha quindi imposto ai due gruppi di rendere pubblici gli accordi di manleva. Insomma, gli ostacoli verso la fusione si moltiplicano, mentre la Sator di Arpe che insieme alla finanziaria Palladio ha proposto una soluzione alternativa per Fondiaria, proprio ieri è interventuta per ribadire che la loro proposta "è migliorativa" rispetto a quella di Unipol.