Marcello Zacché, il Giornale 20/4/2012, 20 aprile 2012
«Mediobanca inadeguata è un freno per le Generali» - «Bisogna capire se Mediobanca è un freno allo sviluppo di Generali»
«Mediobanca inadeguata è un freno per le Generali» - «Bisogna capire se Mediobanca è un freno allo sviluppo di Generali». Così ha parlato ieri Diego Della Valle, in quel di Sant’Elpidio a Mare. Giocava in casa dunque, in occasione dell’assemblea di Tod’s. Forse anche per questo non ha risparmiato bordate più esplosive che mai sul sistema di relazioni e interessi che governa gli equilibri dei poteri finanziari nazionali e che Della Valle ha messo nel mirino da più di un anno a questa parte. Non era mai arrivato, il signor Tod’s, così in là. Fino a mettere in dubbio la gestione delle Generali da parte di Mediobanca, che della compagnia è il primo socio con oltre il 13 per cento. E senza usare mezzi termini, dal momento che su Renato Pagliaro e Alberto Nagel, rispettivamente presidente e ad di Piazzetta Cuccia, ha detto che «ricoprono un ruolo inadeguato alle loro esperienze attuali. Troppo inesperti. E come me la pensano anche molti altri azionisti». Il punto è che, dopo essere stato il protagonista, un anno fa, della cacciata di Cesare Geronzi dalla presidenza delle Generali,proprio con l’appoggio di Mediobanca, Della Valle non ha più incontrato intorno a sé quella stessa condivisione di intenti. Non in Rcs, da dove se n’è appena uscito dal patto di sindacato, sbattendo la porta per non aver accettato il diktat di Pagliaro sulla rappresentanza degli «indipendenti» in cda; né nella stessa Mediobanca, dove avrebbe voluto entrare in consiglio, invece è uscito anche dal patto. In altri termini, dopo aver contribuito a rinnovare le vecchie logiche di potere alle Generali ( «i vecchietti arzilli», tra cui appunto Geronzi), sostenuto proprio dai giovani manager, ora ha trovato questi stessi schierati in difesa dei vecchi equilibri nel caso della Rcs. Ora sono loro, come li ha definiti ieri, «i vecchi marpioni della finanza ». Di qui la profonda frattura. Ma anche quel richiamo ad «altri azionisti» e, qualche giorno fa, il dichiarato intento di volersi giocare la partita del Corriere della Sera alla scadenza del patto del 2014, che fa pensare alla lenta organizzazione di una forte controffensiva. E non solo a una isolata invettiva. Per questo non è forse un caso che ieri Della Valle, relativamente ai metodi che ha criticato nella gestione della nuova governance di Rcs, ha detto al Giornale che, per far diventare Rcs un’azienda normale, «basterebbe guardare al buon lavoro svolto nel portare alla costituzione del nuovo cda di Unicredit». Un segnale forse importante perché in Unicredit Della Valle ha da poco rilevato un po’ di azioni (avrebbe una quota di circa lo 0,5%), ha trovato in cda il suo amico e socio in Ntv, Luca di Montezemolo, nominato a sua volta dal fondo sovrano di Abu Dhabi, che della banca milanese è il primo azionista con il 6,5%. E Unicredit sta sopra a Mediobanca, avendo l’8% del patto di sindacato, primo socio singolo. Il resto si vedrà. Di certo Della Valle dice e fa tutto ciò forte di un’azienda di cui ieri,in assemblea, si è ricordata la forza: in un anno non facile per l’economia e con la prospettiva di uno anche più difficile, i soci del gruppo Tod’s hanno approvato il bilancio 2011 che ha visto in crescita i ricavi a 893,6 milioni di euro (+ 13,5% rispetto al 2010) e l’utile netto (135 milioni, 23,8% in più) con conseguente innalzamento anche del dividendo (2,5 euro per azione, il 25% in più). Il fatturato ha registrato una crescita a due cifre in tutto il mondo, tranne che in Italia dove comunque si è attestato sul +5,5%.