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 2012  aprile 20 Venerdì calendario

«La salute sessuale? Era più protetta ai tempi della naia» - «La naia, bei tempi...». Il pro­fessor Patrizio Rigatti, è direttore della clinica urologica dell’univer­sità Vita- Salute del San Raffaele

«La salute sessuale? Era più protetta ai tempi della naia» - «La naia, bei tempi...». Il pro­fessor Patrizio Rigatti, è direttore della clinica urologica dell’univer­sità Vita- Salute del San Raffaele. E anche un nostalgico. Ma per moti­vi st­rettamente legati alla sua spe­cializzazione. Professore, ma davvero lei vor­rebbe che esistesse ancora il servizio militare? «Dal punto di vista sanitario, certamente. Prima, ai nostri ragaz­zi di 18 anni venivano controllati gli organi genitali durante la visita medica. Adesso c’è solo il nulla». Con che conseguenze? «Si presentano da me solo con patologie gravi e danni molto avanzati. Sotto la naia veniva subi­to identificato un pene storto, un testicolo ritenuto. E si poteva inter­venire al momento giusto». E oggi la diagnosi precoce non è di moda? «Macché.L’uomo non va a farsi visitare dall’urologo. La ragazza viene trascinata dalla mamma dal ginecologo, il ragazzo no. E quan­do lo fa spesso è troppo tardi». E cosa consiglia alle nuove ge­nerazioni? «Vatti ai a far vedere dall’urolo­go per controllare il pene e i testi­coli. Così in futuro non avrai pro­blemi. Per esempio, se sul varico­cele si interviene da giovani si evi­ta di perdere la fertilità. Farsi visi­tare a trent’anni, quando si vuole avere un figlio, è troppo tardi». I ragazzi sono distratti, ma gli adulti sono più attenti? «Si fa ancora poca prevenzione. Lo sa che il tumore al rene viene diagnosticato in modo incidenta­le? Dunque,a 40 anni va fatta l’eco­grafia addominale. E anche un esame delle urine annualmente: se c’è traccia di sangue bisogna far scattare l’allarme”. Che rischi ci sono? «Di essere affetti da diverse pa­tologie tra cui i tumori alla vesci­ca. E devono essere attenti soprat­tutto gli uomini che vivono in Lombardia». Sono differenti dai calabresi? «In Lombardia c’è uno dei più alti tassi di incidenza dei tumori al­la vescica del mondo. Per via del­l’inquinamento ». E cosa si può fare prevenire il tumore alla prostata? «Un esame specifico, il Psa, do­po i 40 anni. Soprattutto per chi ha familiarità, o ha una dieta molto grassa. Anche questo è un male le­gato allo stile di vita non sano. E in­fatti si ammalano 50 mila persone all’anno: un’intera città». Le coliche renali sono frutto di cattiva alimentazione? «É una conseguenza del benes­sere. Durante la seconda guerra mondiale le coliche renali erano rarissime. Ora che si mangia di più e male l’incidenza della calco­losi è cresciuta moltissimo». Lo stile di vita moderno ci ricor­da il Viagra. É vero che è molto gettonato tra i giovani per non far “cilecca”? «Purtroppo sì. Molti lo usano an­che­a 20 anni per migliorare le per­formance sessuali. La pastiglia più diffusa è il Levitra che si scio­glie in bocca, si compra su Inter­net e non ha tempi di attesa per l’ef­fetto ». Ma questa pillola miracolosa non fa male? «Se presa ogni tanto non succe­de niente. Un uso regolare procu­ra: abbassamento pressione, raf­freddore, arrossamento del volto, degli occhi, mal di testa, dolori mu­scolari. E se lo associamo alle dro­ghe e all’alcol viene fuori un bel pa­sticcio ». Il Viagra a chi lo prescrive? «Dipende dalle patologie, an­che ai quarantenni. I maschi han­no sempre una certa riluttanza a chiederlo. Prendono il problema molto alla larga, parlano della pi­pì, aspettano che io gli dica: come va l’erezione? Poi si sbloccano». Lei definirebbe il maschio un buon paziente? «Sono meglio le donne. Ma il mondo maschile si divide in due: quelli che hanno avuto bisogno dell’urologo e quelli che l’avran­no bisogno. Non c’è scampo». Visto che è vicino al traguardo dei 50 mila interventi, qual è il suo paziente più anziano. «Un ultracentenario che preferi­va morire piuttosto che viaggiare con il catetere.Così l’ho operato al­la prostata». Il caso che l’ha fatta ridere: «Un signore di 65 anni si presen­ta per un’infezione uretrale. Oltre a dargli la terapia gli prescrivo an­che il preservativo. Lui mi guarda scorato e mi dice: a dotto’ e mi ci mette anche quel peso lì sopra..!»