Aldo Grasso, Corriere della Sera 20/04/2012, 20 aprile 2012
VOLO SENZA IDEE IN TV NON DECOLLA
Il programma di Fabio Volo su Rai3 fa ascolti quando ha un buon traino, non fa ascolti quando è preceduto da qualche ciofeca. Se ne può dedurre che «Volo in diretta» non ha in sé alcun valore aggiunto, è solo un riempitivo. Se ne può dedurre anche che la letteratura perdona, la televisione no (martedì, mercoledì e giovedì, seconda serata).
Sono anni che mi occupo di cultura pop e non faccio certo lo schizzinoso nei confronti di un libro come Le prime luci del mattino, il romanzo di Volo che occupa i primi posti nelle classifiche delle vendite. Com’è possibile che al trionfo in libreria non segua il trionfo dell’Auditel? Una ragione c’è.
Per un lettore normale, dieci pagine di Le prime luci del mattino sono più che sufficienti: meglio cercare consolazione in un altro libro. Dunque, c’è da supporre che i grandi lettori di Volo siano in realtà dei non-lettori, dei portatori insani di antiche ossessioni scolastiche (non aver mai finito un libro importante perché noioso) e dunque felici ora di essere arrivati a pag. 244 spiando le avventure finto erotiche di Elena «diventata moglie prima di diventare donna».
Il libro, qualunque libro, ha una sua struttura, una sua convenzione di fondo, magari un bravo editor; un libro incute timore, per questo è più ingannevole di un programma tv. Fabio Volo è un simpatico cazzeggione di provincia: in radio, in tv, in editoria ha costruito la sua fortuna sua questa sua innegabile e invidiabile dote. Ma poi arriva il momento in cui se fai un programma senza una sola idea (o con poche idee consunte) il pubblico se ne accorge, la diretta è impietosa.
Nella diretta ci si accorge che il livello delle domande di Volo non è superiore a quello di Gigi Marzullo, che l’attacco a Paolo Brosio è di cattivo gusto (con tanto di intervista alla Madonna), che Maurizio Battista (e dico Maurizio Battista) ha più presenza del conduttore, che certe ospitate sembrano l’incontro smarrito fra due neuroni. Il libro perdona, la tv no.
Aldo Grasso