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 2012  aprile 20 Venerdì calendario

QUELLE «VITTORIE» DEI PARTITI A COLPI DI ORDINI DEL GIORNO (CHE POI RIPOSANO IN UN CASSETTO)

QUELLE «VITTORIE» DEI PARTITI A COLPI DI ORDINI DEL GIORNO (CHE POI RIPOSANO IN UN CASSETTO) - Il deputato del Pdl Alessandro Pagano canta vittoria. «Un successo a beneficio dei cittadini e delle fasce più deboli», dice, è l’ordine del giorno che il segretario del suo partito, Angelino Alfano, è riuscito a far passare ieri alla Camera sulla conversione dell’Imu in «imposta una tantum applicabile soltanto nell’anno in corso». Evviva! E dal suo punto di vista non gli si potrebbe dare torto se di ordini del giorno non fossero pieni i cassetti di Camera e Senato. Ordini del giorno sul contrasto alla pirateria marittima. Ordini del giorno su Equitalia. Ordini del giorno sugli interventi a favore delle famiglie povere. Ordini del giorno sulla vivisezione. Ordini del giorno sulle auto blu. Ci sono ordini del giorno praticamente su tutto. In teoria sono vincolanti per l’esecutivo, che dovrebbe prima o poi onorare l’impegno al quale il Parlamento l’ha vincolato. Prima o poi, appunto. Che significa, praticamente: mai. È il contentino che non si nega a nessuno. Tanto che in coda all’approvazione delle vecchie finanziarie, quando fatidica arrivava la fiducia, ecco apparire la selva di ordini del giorno: tutti approvati. E che spesso venivano sventolati come un grande successo politico. Ricordiamo nel 2004 un ordine del giorno per l’abolizione della leva militare, brandito dalla sinistra come una vittoria enorme contro Berlusconi. Salvo che la fine della leva era già nei fatti. Ricordiamo un altro ordine del giorno folgorante, presentato dal Pd e dal Pdl, che mandò sotto il governo nell’estate del 2009, che impegnava il governo «a individuare la città di Palermo come sede del Forum permanente sullo sviluppo nell’area del Mediterraneo». Si meritò ben due lanci dell’Ansa e i suoi proponenti, entrambi siciliani, ebbero un breve attimo di gloria. Qualche volta, però, meglio non scherzarci. Com’è accaduto, per esempio, nell’ottobre dello scorso anno con un ordine dell’opposizione che chiedeva di abolire i finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina per destinarli ad altre opere pubbliche. L’hanno fatto davvero: anche se in realtà anche quella decisione, sotto sotto, era già stata presa.
Sergio Rizzo