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 2012  aprile 20 Venerdì calendario

LA NOKIA VA A PEZZI I MAESTRINI FINLANDESI ORA CONOSCONO LA CRISI


La ricordate, la Finlandia che voleva dai greci il Partenone come garanzia, pensava a sé stessa nel nucleo di un eurozona epurata da Pigs e mediterranei vari, frenava a tutto spiano sul fondo salva-Stati? Adesso, la crisi della Nokia rischia di buttare anch’essa nella massa degli Stati che dovranno invocare il soccorso. Tre giorni fa Moody’s ha annunciare di aver declassato il punteggio di Nokia da «Baa2» a «Baa3». «Se la volatilità trimestrale non è inconsueta, Moody’s ritiene che le sfide che Nokia ha di fronte sul settore dei cellulari potrebbero non esser facili da superare come il rafforzamento delle quote di mercato da parte di produttori a bassi costi», era il tono del comunicato.
Provocato dal calo in Borsa, il downgrading ha precipitato cali ulteriori. E adesso i dati del primo trimestre dell’anno hanno rivelato una perdita che è quasi doppia rispetto alle previsioni: -30%, circa 929 milioni di euro, in seguito ad un calo delle vendite stimato 3 milioni. Non hanno infatti funzionato i quattro modelli Lumia che erano stati lanciati a ottobre apposta per competere con i prodotti Apple e i dispositivi Android: i primi smartphone firmati Nokia con sistema Windows Phone. «Stiamo attraversando un periodo di transizione in uno scenario in continua e rapida evoluzione», si è giustificato l’Amministratore Delegato Stephen Elop. «Nell’ultimo anno abbiamo realizzato progressi nella nuova strategia ma ci siamo anche trovati di fronte a nuove sfide della concorrenza». Il titolo è ulteriormente sceso sotto i 3 euro, perdendo oltre il 2%. E il taglio di 14.000 posti di lavoro in un anno nel tentativo di ridurre i costi operativi di un miliardo entro il 2013 potrebbe non bastare.
Dicono che gli esperti che ormai Nokia non riesce più a essere “cool”. E la cosa per i finlandesi è da brivido più ancora che le loro abituali temperature subartiche, dal momento che pochi Paesi industrializzati dipendono infatti da una singola società come la Finlandia da Nokia: un terzo della capitalizzazione in Borsa, un quarto dell’export, il 3,5% del Pil, l’1,1% dell’impiego. Una storia che inizia nel 1865 con la fondazione di una segheria. Vede questa segheria spostarsi nel 1871 nella cittadina di Nokia, per sfruttare l’energia a buon mercato del locale fiume. Poi nel 1902 per utilizzare la stessa corrente alla segheria si aggiunge una centrale elettrica. Nel 1904 la centrale attrae una società leader nella fabbricazione degli stivali di gomma. Nel 1912 attorno alla lavorazione della gomma nasce una terza società produttrice di cavi telefonici. Nel 1918 e 1922 la società degli stivali compra rispettivamente la segheria e la fabbrica di cavi. Dopo il 1945 si accolla l’onere patriottico di fornire la quota di cavi telefonici richiesta dall’Urss alla Finlandia col Trattato di Pace, mettendo però così le mani sul mercato del blocco comunista. Dopo il 1973, vedendo che la crisi energetica sta mettendo gran parte dei suoi prodotti tradizionali fuori mercato, cerca per un po’ di ampliare il suo business ai televisori. E infine nel 1989, proprio mentre il crollo del blocco dell’Est fa crollare il Pil e fa schizzare la disoccupazione al 20% in una Finlandia che si era adagiata troppo su quel mercato, la Nokia sbarca nel mondo dei telefonini con prodotti user friendly, usabili senza doversi rompere la testa per ore sui manuali di istruzione.
È l’intuizione che salva la Finlandia, trasformandola nella Nokialand. Ma, adagiandosi troppo sugli allori, dal 2004 Nokia ha iniziato a perdere la sfida dei cellulari di terza generazione. E in otto anni non solo non si è ripresa malgrado tutte le strategie e le alleanze che ha tentato: l’ultima con Microsoft. Ha continuato a venire giù.

Maurizio Stefanini