20 aprile 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. BERLUSCONI IN AULA PER IL PROCESSO RUBY
REPUBBLICA.IT
MILANO - "Mantengo queste ragazze, perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo", ha detto Silvio Berlusconi in un intervallo del processo sul caso Ruby, in corso a Milano, al quale sta assistendo. A sorpresa questa mattina l’ex premier è arrivato a Palazzo di Giustizia per assistere all’udienza sul caso Ruby 1, dove è imputato per concussione e prostituzione minorile.
Parlando delle giovani ha detto che in molte hanno perso il lavoro, "il fidanzato e forse non lo troveranno più" e in alcuni casi i genitori "hanno chiuso il loro esercizio commerciale". Una trentina di ragazze si sono vista la vita "rovinata" dal processo in quanto hanno avuto "come unico torto accettare un invito a cena da me". In serata, tornando sul tema del mantenimento delle giovani ha aggiunto: "Quando uno ha una barca non deve preoccuparsi di quanto costa l’equipaggio".
"I travestimenti erano gare di burlesque". L’ex premier ha ribadito che a casa sua si tenevano solo "cene eleganti" e che dopo cena si scendeva al piano sottostante in un locale "che era la vecchia discoteca dei miei figli". A chi gli ha fatto notare
che le ragazze facevano spettacoli con travestimenti da poliziotta e altro, Berlusconi ha sottolineato "facevano gare di burlesque 3e si esercitavano". E ancora: "Le ragazze, le donne sono per loro natura esibizioniste". In seguito ha parlato di atmosfera di "gioiosità, serenità e simpatia". Nel pomeriggio, rispondendo ancora una volta a una domanda sul burlesque, Berlusconi ha detto che riprenderebbe a fare "le gare di burlesque" a casa sua, perché è uno spettacolo che a lui piace molto "meno estremo di quello che si vede in Tv e in teatro".
"I costumi regalati da Gheddafi". L’ex premier ha dichiarato che non c’era nessun travestimento da suora, ma che le giovani ospiti delle cene per mascherarsi avevano a disposizione una sessantina di costumi, regalati a Berlusconi dall’ex leader libico Muhammar Gheddafi. Ha inoltre ribadito di non aver aver "mai pagato una donna per fare sesso". Durante la sua deposizione ha aggiunto che era suo "dovere fare quella telefonata in questura" perchè la ragazza gli era stata segnalata come la nipote di Mubarak.
"Ruby? Mi ha fatto pena". L’ex premier ha risposto a una domanda sui suoi rapporti con Ruby. "Mi ha fatto pena. Ha raccontato una vita drammatica dicendo di essere stata buttata fuori dalla famiglia, perché si era convertita alla religione cattolica. Si era costruita un’esistenza fantasiosa, vergognandosi della realtà. Decidemmo di aiutarla per evitare che si prostituisse". Ora però, ha aggiunto prima di lasciare Palazzo di Giustizia, non viene dato più alcun aiuto alla ragazza, perché "ha trovato una persona perbene che l’ha sposata".
"Il video di Fini? Una balla". Alla domanda del video su il presidente della Camera, Gianfranco Fini, l’ex premier ha risposto: "E’ una balla", smentendo di avere mai fatto vedere un video satirico con protagonista Fini a una delle sue ospiti. A parlarne, sentita come teste in aula, era stata una delle ragazze che frequentavano villa San Martino, Imane Fadhil. Il racconto della giovane marocchina viene smentito da Berlusconi che chiude il discorso con un "stiamo valutando una denuncia per diffamazione".
Le testimonianze. Oggi in aula è stato il momento delle testimonianze di Giorgia Iafrate, Pietro Ostuni e altri due funzionari di polizia di turno in questura a Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. Quel giorno Berlusconi telefonò più volte chiedendo che Ruby, fermata per un furto, fosse affidata alla consigliera regionale Pdl Nicole Minetti. L’ex presidente del Consiglio motivò la richiesta dicendo che la giovane marocchina era la nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak.
Il colloquio con la ragazza. "Fu Ruby a dirmi di non essere la nipote di Mubarak, ma che a volte si spacciava come tale" ha dichiarato Giorgia Iafrate al banco dei testimoni. Secondo la teste, dunque, era chiaro fin dall’inizio che la giovane non era la nipote del presidente egiziano. "Non ci fu nemmeno bisogno di attivare il canale diplomatico", ha precisato Iafrate spiegando di aver riferito al capo di gabinetto della Questura di Milano Ostuni del suo colloquio con la ragazza marocchina.
La telefonata di Berlusconi. Del fatto che Ruby non fosse la nipote di Mubarak era convinto anche Ostuni. In aula il capo di gabinetto ha raccontato della telefonata che ricevette la sera del 27 maggio quando il caposcorta gli passò al telefono l’allora premier, Berlusconi. "Mi disse che c’era una ragazza in questura che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che sarebbe arrivata la consigliera parlamentare Nicole Minetti che si sarebbe fatta carico della situazione per l’affidamento".
Il ruolo della Minetti. La ragazza fu affidata a Nicole Minetti tra le 2 e 2,30, mentre la famiglia della minore in Sicilia fu contattata solo verso le 4 del 28 maggio. Dal racconto di Ostuni emerge che "non c’era altra possibilità oltre all’affidamento alla signora Minetti dal momento che mancavano posti disponibili nelle comunità e che non si poteva trattenere una minore in questura per la notte". Il pm dei minori aveva dato indicazioni di identificare con certezza la ragazza e di affidarla a qualcuno solo dopo aver adempiuto a tale dovere.
(20 aprile 2012)
REPUBBLICA.IT - L’ULTIMA UDIENZA
Nicole Minetti alle prese con un ballo vestita da suora, tipo Sister act, e Iris Berardi travestita invece da Ronaldinho, anche lei alle prese con performance in balli osè. E’ quanto racconta nell’aula del processo Ruby, a carico dell’ex premier Silvio Berlusconi, Imane Fadhil, la marocchina che nel processo parallelo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e della stessa Minetti, attuale consigiere regionale del Pdl in Lombardia, è parte civile. In aula sfilano giovani ’pentite’ ospiti ad Arcore durante i presunti festini a luci rosse. Sicura e decisa, Imane Fadil racconta quasi con noncuranza le serate di Arcore. Ma ha un attimo di esitazione solo quando rivela un particolate inedito. Un uomo misterioso le avrebbe fatto pressioni per tornare nella dimora dell’ex premier fra il maggio e il giugno 2011, quando il dibattimento a carico dell’ex premier era già cominciato. Lei rifiutò e quest’uomo in seguito l’avrebbe anche miancciata. "Se dici qualcosa del nostro incontro - racconta furono le parole - sono fatti tuoi".
Al processo sul caso Ruby, quello in cui l’ex premier è imputato di concussione e prostituzione minorile, è stato giorno delle ’arcorine’ pentite. La modella marocchina Imane ha parlato per quasi quattro ore. Rispondendo alle domande del pm Antonio Sangermano ha ammesso che alcune ragazze ospiti alle feste di Arcore avrebbero "fatto sesso" dietro compensi con l’ex presidente del consiglio. Ha raccontato di aver saputo che c’erano stati rapporti a pagamento tra Berlusconi e una ragazza
di nome Joanna e con una ragazza del Guatemala. "C’ erano esborsi specifici per le ragazze che si fermavano la notte ad Arcore, loro prendevano di più", ha aggiunto Imane. E le giovani ospiti dei presunti festini "facevano di tutto per potersi fermare la notte". A organizzare le feste, ha sempre confermato Fadil, era Nicole Minetti.
"In una delle serate ad Arcore, Iris Barardi, giovane modella brasiliana - ha riferito ancora la modella - si mise la maglia del Milan e indossò una maschera con la faccia di Ronaldinho e poi si tolse i vestiti e rimase in perizoma". Più volte avrebbe assistito a performance e denudamenti da parte di alcune ragazze. "Una serata nella saletta del bunga bunga Roberta Nigro iniziò a ballare con Lisa Barizonte - ha raccontato - e le due cominciarono a toccarsi e Lisa tolse le mutandine alla Nigro". Poi "si aggiunse anche la Minetti, che era ben preparata a quello spettacolo perché indossava il reggicalze". Alla fine della serata Imane ricevette dal padrone di casa 5mila euro in contanti. "Berlusconi mi chiese di fermarmi per la notte - aggiunge - ma io tornai a casa". In un’altra serata l’ex premier mostrò un video satirico sull’ attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Poi è stata la volta di Melania Tumini, la giovane compagna di università di Nicole Minetti e da lei invitata a una cena a Villa San Martino. "Da allora - ammette - con lei ho interrotto i rapporti". Era il 19 settembre del 2010 e Melania, due lauree, aveva accettato l’invito convinta di aver la grande occasione per chiedere a Berlusconi un aiuto per trovare un lavoro. Ma quello che vede alla festa la lascia attonita e disgustata. Prima la cena dove alcune ragazze, tra cui anche Marysthell Polanko avevano già cominciato a "mostrare il sedere e i seni" e atteggiamenti "provocanti". "Non ero a mio agio, mi sentivo in difficoltà - ha aggiunto la 27enne - ma decisi di non manifestare questo imbarazzo".
Poi il dopocena nella sala del bunga- bunga, luci soffuse sul rosso, palo per la lap-dance, vicino alla quale le ragazze si erano esibite "travestite" per poi spogliarsi anche se non integralmente. "La Minetti, aveva le culotte nere e un bustino, con sopra una camicia da uomo - descrive accuratamente - ma non i pantaloni". Al momento di uscire il regalo di Berlusconi: un cd di Apicella. Solo una volta fuori si accorge che dentro ci sono duemila euro, quattro banconote da 500 euro in una busta bianca. "Nicole fu sbrigativa - racconta - e mi spiegò che lui lo fa spesso, aiuta le persone in difficoltà". Alla domanda di uno dei difensori sul perché non restituì il denaro, Melania risponde: "Avevo dubbi se tenerli, ma alla fine andai a Londra". Il processo è stato aggiornato a venerdì prossimo.
(16 aprile 2012)
CORRIERE.IT
MILANO - All’udienza di venerdì del processo «Ruby», in cui Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, l’ex presidente del Consiglio è arrivato puntualissimo intorno alle 9.30. Consueto dispiegamento del servizio di sicurezza, che ha bloccato parte del primo piano del palazzo. All’udienza ha testimoniato il funzionario di polizia Piero Ostuni, che la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 ricevette le telefonate dell’allora premier che sollecitava l’affidamento della minorenne marocchina, Karima El Mahroug, al consigliere regionale Nicole Minetti. Sono stati chiamati a deporre anche gli altri poliziotti che si occuparono dell’intricata vicenda, l’ex questore di Milano Vincenzo Indolfi, Giorgia Iafrate e Ivo Morelli. Ma è stato l’ex premier il vero protagonista della giornata, con dichiarazioni a ruota libera ai giornalisti in cui ha raccontato delle feste ad Arcore, dei travestimenti e spogliarelli («erano gare di burlesque») e dei suoi regali alle ragazze («mantengo tanta gente»).
«RUBY E MINETTI SI CONOSCEVANO BENE» - «Fu Ruby a dirmi di non essere la nipote di Mubarak ma che a volte si spacciava come tale», ha dichiarato il commissario di polizia Giorgia Iafrate. Secondo la teste, dunque, era chiaro fin dall’inizio che la giovane non era la nipote del presidente egiziano. «Non ci fu nemmeno bisogno di attivare il canale diplomatico» ha precisato Iafrate, spiegando di aver riferito al capo di gabinetto della Questura di Milano, Piero Ostuni, del suo colloquio con la ragazza marocchina. Il commissario, allora alle prime armi, oltre ad aver affermato che ai tempi era «inesperta sì, ma sprovveduta no», ha sostenuto di non aver «disatteso gli ordini del pm perché erano cambiati. È vero che in un primo momento aveva disposto di affidarla in comunità ma poi aveva anche detto "Valutiamo una seconda via", cioè l’affido alla Minetti, solo se compiutamente identificata». Ha poi aggiunto che, quando arrivò la Minetti, «ho assistito personalmente all’incontro con Ruby: si sono abbracciate mentre Karima piangeva perché non voleva più restare in Questura. Insomma, era evidente che si conoscevano bene». Ilda Boccassini ha rilevato che Giorgia Iafrate ha affidato Ruby al consigliere regionale Minetti alle due di notte mentre l’identificazione è avvenuta alle 4, cioè due ore dopo.
QUELLA SERA IN QUESTURA - Il capo di gabinetto ha raccontato della telefonata che ricevette la sera del 27 maggio quando il caposcorta gli passò al telefono Berlusconi. «Mi disse che c’era una ragazza in questura che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che sarebbe arrivata la consigliera parlamentare (regionale, ndr) Nicole Minetti che si sarebbe fatta carico della situazione per l’affidamento». Ostuni disse a Iafrate di accelerare la procedura ai fini del rilascio della minorenne marocchina. Il funzionario rispondendo alle domande dei pm Antonio Sangermano e Ilda Boccassini afferma che quando fu chiaro che Ruby non era la nipote di Mubarak «non ci pensò proprio a ricontattare Berlusconi o la presidenza del Consiglio per far osservare che la circostanza non era vera». Ruby fu affidata a Nicole Minetti tra le 2 e le 2.30, mentre la famiglia della minore in Sicilia fu contatta solo verso le 4 del 28 maggio. Dal racconto di Ostuni emerge che «non c’era altra possibilità oltre all’affidamento alla signora Minetti dal momento che mancavano posti disponibili nelle comunità e che non si poteva trattenere una minore in questura per la notte». Il pm dei minori aveva dato indicazioni di identificare con certezza la ragazza e di affidarla a qualcuno solo dopo aver adempiuto a tale dovere.
«GARE DI BURLESQUE» - Berlusconi, intrattenendosi con i giornalisti fuori dall’aula, è stato protagonista di un vero show. E’ tornato sulle cene con le ragazze organizzate nelle sue residenze: «Cene assolutamente eleganti» le ha definite. «È vero, le ragazze si travestivano, anche da poliziotto, ma lo facevano perché si trattava di gare di burlesque». A volte poi «si scendeva nel teatro, che è la vecchia discoteca dei miei figli, in un’atmosfera di simpatia, gioiosità, divertimento». L’ex premier ha riferito che a volte le ragazze si travestivano, e rispondendo ai cronisti ha aggiunto con un sorriso: «Io guardavo molto divertito. Sono sempre stato corretto, queste ragazze hanno la sola colpa di essere venute a casa mia per delle cene normali dove a volte alla fine c’erano degli spettacolini teatrali». «Le donne son esibizioniste per loro natura - ha sottolineato l’ex premier -: ce ne erano anche alcune che lavorando nello spettacolo lo erano ancora di più», e che quindi si «allenavano». A chi gli chiedeva se queste gare si facciano ancora ad Arcore, Berlusconi ha risposto: «No, perché con tutto quello che è stato fatto mi è passata un po’ la voglia, ma ho intenzione di riprendere a farle appena sarà possibile». Berlusconi ha definito il burlesque uno spettacolo «riconosciuto» e «bellissimo» e «decisamente meno estremo rispetto a certi spettacoli che si vedono in tv e nei teatri».
«VESTITI REGALATI DA GHEDDAFI» - Molti dei vestiti usati dalle ospiti di Villa San Martino per i loro travestimenti serali nelle gare di burlesque erano «dono di Gheddafi», ha spiegato Berlusconi, aggiungendo di aver ricevuto «una sessantina di abiti» da Gheddafi dopo che lui aveva espresso il suo apprezzamento per la bellezza dei vestiti durante una visita a Tripoli. «Me li fece arrivare senza dirmi nulla, con un container. Sono neri, con tutti i diamanti, le pietre». Dei travestimenti per le sue giovani ospiti, descritti dalla modella marocchina Imane Fadil, l’ex premier nega quello da suora, dice di non ricordare quello da Ronaldinho («ma non c’è niente di male»), mentre asserisce di ricordare quelli da poliziotta, da infermiera, da Babbo Natale.
«HANNO PERSO LAVORO E FIDANZATI» - A proposito delle buste di denaro di cui molte ragazze hanno parlato, Berlusconi ha dichiarato: «Mantengo queste ragazze perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo. Hanno perso il lavoro, i fidanzati, e forse non ne avranno mai più. Mi sento responsabile - ha aggiunto - perché l’unico loro torto è stato quello di accettare un invito a cena a casa del premier. È stata rovinata la vita a trenta ragazze, è una cosa scandalosa». «Ho sempre mantenuto ragazze, ragazzi, uomini, anziani, perché me lo posso permettere, nonostante la rapina del secolo mi abbia derubato di 500 milioni (riferimento al lodo Mondadori). Quando uno ha una barca - ha aggiunto Berlusconi - non deve preoccuparsi di quanto gli costa l’equipaggio». Riferendosi poi alle deposizioni delle ragazze che si sono costituite parti civili, il leader del Pdl ha commentato: «Mi sembra che abbiano imparato una parte a memoria e le loro testimonianze siano tutte uguali». E sulla questione Ruby risponde ai cronisti: «Io mi sono limitato a chiedere informazioni sull’identità della ragazza che mi era stata prospettata come la nipote di Mubarak».
«MAI PAGATO UNA DONNA» - «Non ho mai pagato una donna per fare sesso, aprano tutte le inchieste che vogliono», ha ribadito Berlusconi ai giornalisti alla fine dell’udienza. «Questo processo andava fatto non qui ma davanti al tribunale dei ministri», ha aggiunto l’ex premier, ribadendo la convinzione sua e dei suoi legali che però era stata bocciata dalla Corte Costituzionale.
«HO AGITO COME PREMIER» - Berlusconi ha negato di avere esercitato pressioni sui funzionari della questura milanese per fare affidare Ruby a Nicole Minetti. «Se non avessi avvisato la questura avrei mancato al mio dovere». Non fu concussione ma «un intervento che ho eseguito come premier». In pratica, sostiene il leader del Pdl, «la nostra informazione era che quella ragazza fosse parente del presidente Mubarak ed era mio dovere segnalarlo».
«CARTOON SU FINI? UNA BALLA» - «È una balla»: così Berlusconi ha smentito di avere fatto vedere alla modella marocchina Imane Fadil un video satirico con protagonista il presidente della Camera. Berlusconi ha chiuso il discorso con un «stiamo valutando una denuncia per diffamazione».