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 2012  aprile 28 Sabato calendario

Valerie Trierwailer La sfidante – Più che un singolare maschile, la partita per l’Eliseo sta diventando un doppio misto

Valerie Trierwailer La sfidante – Più che un singolare maschile, la partita per l’Eliseo sta diventando un doppio misto. Certo, spiega François Hollande, sfidante socialista di Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica uscente (e, lui ci spera, anche rientrante), «non è una coppia che si presenta, ma una personalità che deve convincere per le sue idee». Verissimo, tanto più che la première dame non è citata nella Costituzione. Però i francesi non dovranno scegliere solo il nuovo inquilino dell’Eliseo, ma anche chi ci abiterà con lui. E le due lei non potrebbero essere più diverse, se non altro perché di Carla Bruni in Sarkò tutti sanno tutto, di Valérle Trierweiler, compagna di Hollande, tutti sanno meno di quel che vorrebbero sapere. E madame, che come tutte le donne che hanno un carattere ce l’ha anche difficile, non si concede troppo. La sua biografia da self-made woman del giornalismo è in ogni caso esemplare. Valérle Massonneau nasce nel 1965 ad Angers, in provincia e in una famiglia modesta: papà è invalido di guerra, mamma mantiene i sei figli (Valérle è la quinta) lavorando come cassiera al pattinaggio. Lei, però, non fa la vittima: «Non mancavo di nulla. Non è Cenerentola né Zola. Abitavamo in una casa popolare in periferia, non c’erano che famiglie numerose, la strada era piena di ragazzini, era la felicità». Felice, forse; ma sicuramente è meglio togliersi da lì. Valérle vince borse di studio a ripetizione, sa che Parigi val bene una mossa, si laurea alla Sorbona, nel 1988 è giornalista e l’anno dopo inviata a Paris match. Oltre alla vita professionale, è intensa anche quella privata. Il primo matrimonio è avvolto nelle nebbie: di lui si conosce solo il nome, Franck, e poco altro. Era un amico d’infanzia, non ebbero figli e divorziarono presto. Il secondo marito, invece, è noto: Denis Trierweiler, segretario di redazione di Paris match ma anche germanista, traduttore e massimo esperto francese del filosofo tedesco - ignoto ai più - Hans Blumenberg, insomma un tipico intello. Il matrimonio con Trierweiler dura di più ma si conclude nello stesso modo: divorzio. Valérie però tiene il cognome del marito e i tre figli. Hanno 19, 17 e 14 anni e lei ci scherza su: «Quando hai in casa tre belve che hanno sempre fame, la vera angoscia è il frigo vuoto» (fra parentesi: dopo i conigli, i francesi sono gli europei che si riproducono di più. Hollande ha quattro figli, Valérie tre, Sarkò quattro da tre matrimoni diversi e sua moglie Carlà un altro da un amore pregresso. Quando Qualcuno ordinò di crescere e moltiplicarsi, pensava alla politica francese...). La Grande Storia di Valérie con Hollande inizia nel 2006, ma con un piccolo inconveniente: François è infatti legato a Ségolène Royal, candidata socialista alle presidenziali precedenti, fin dai tempi in cui entrambi studiavano all’Ena, la superscuola della classe dirigente. Nonostante il poker di figli, non si sono mai sposati. Lei glielo torna a chiedere nel bel mezzo della campagna elettorale. Ma Valérie c’è già e la risposta è no. Ségolène si vendica la sera in cui viene sconfitta da Sarkò. Dalla tv, annuncia alla nazione di aver chiesto a Hollande «di lasciare il tetto comune». Peccato che tutti sappiano che il tetto François l’ha lasciato da tempo, direzione Valérie. Ovvio che le due signore Hollande non si amino. Ma quando, nella campagna elettorale attuale, François ha fatto il suo primo e per ora unico comizio con Ségolène, Valérle è andata a stringerle la mano in favor di telecamere. Generosa sì, ma in fin dei conti è lei che ha vinto. Non ci sono dubbi che Hollande sia innamorato. Sul suo telefonino, Valérie è schedata sotto la voce «Mon amour». E lui dice a destra e a manca di aver trovato la donna della sua vita. Professionalmente, finora lei ci ha solo rimesso. Quando è diventata per tutti «la compagna di Hollande», a Paris match l’hanno tolta dalla politica affidandole un nebuloso incarico in teoria da inviata, in pratica di recensioni di libri. Aveva un programma di interviste politiche in tv, a Direct 8, e ha dovuto prima riciclarlo (invece di ministri e deputati sbranava attori e cantanti) e poi sospenderlo. In compenso, è stata attaccata da Sarkò (impegnato a togliersi l’etichetta di «presidente dei ricchi»): «Non sono io che lavoro nel gruppo di Bolloré», e Bolloré è proprietario appunto di Direct 8. Valérie gli ha risposto su Twitter, di cui fa un uso così smodato da essere già stata ribattezzata Twitterweiler: «Nicolas Sarkozy non sa cos’è il giornalismo indipendente», tiè. Sempre via Twitter ha regolato i conti con Paris match, colpevole di averla sbattuta in copertina. E anche stavolta il cinguettio è sembrato un ruggito: «Che choc scoprirsi in prima pagi-na sul proprio giornale. E che collera scoprire che sono state usate delle foto senza il mio accordo e nemmeno senza essere stata avvisata». Il problema è che lei non ha ancora de-ciso che tipo di première dame le piace-rebbe essere. Oscilla, confessa a Elle, fra due modelli, Bernadette Chirac e Danielle Mitterrand, cioè «la devozione e l’impegno». Da un lato, insiste a girare per Parigi in bicicletta e annuncia che in caso di vittoria di Hollande continuerà a fare la giornalista. Dall’altro, però,non rinuncia a consigliarlo. Nell’affollatissimo quartier generale del candidato. Valérie è uno dei pochi privilegiati a disporre di una stanza tutta per sé, la 306 al terzo piano. A molti socialisti e, si suppone, anche a parecchi dei loro elettori questa commistione di pub-blico e privato non piace. Quando al partito hanno iniziato ad accusarla di essere «un’altra Cecilia» (cioè la zan-nesca moglie precedente di Sarkò), lei ha tolto il suo nome dalla porta, ma si è tenuta la stanza. Ufficialmente, si definisce «una spettatrice impegnata», strano ruolo che a Libération illustra così: «Controllo che il cappotto e la sciarpa non siano lontani, gestisco il tè e le pastiglie al miele per la gola». Ma qualche domanda più giù spiega che l’Eliseo non le darebbe poi le vertigini: «I miei reportage mi hanno già portato alla Casa Bianca, al Cremlino o al Palazzo imperiale di Tokio», quindi altro che caramelle... Lo diventasse, non sarà una première dame tutta chiacchiere e beneficenza. In casa Ps molti la trovano imperiosa. E forse un po’ troppo chic. Tanto che l’hanno già ribattezzata «la duchessa» o «la principessa sul pisello». Lei se la ride: «Non sono cresciuta nel lusso, ma non è una buona ragione per assomigliare a Cosette!». Basta con la gauche modello Miserabili. L’unica cosa certa è che Hollande allergico al matrimonio era e allergico resta, benché una «prima compagna» sia ancora più difficilmente gestibile di una première dame: «Non ci si sposa per ragioni di protocollo, ci si sposa per scelta», annuncia. Lei dice di approvare: «Sono completamente d’accordo». Però mai dire mai: «In ogni caso, questo argomento riguarda la nostra vita privata. Se succederà, lo saprete a cose fatte». Magari via Twitter.