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 2012  aprile 18 Mercoledì calendario

I milioni di rimborsi a luglio non sono 100, bensì 180 – Non sono 100, come si leggeva nei giorni scorsi sui giornali, ma 180, i milioni di euro di rimborso elettorale in pagamento a luglio

I milioni di rimborsi a luglio non sono 100, bensì 180 – Non sono 100, come si leggeva nei giorni scorsi sui giornali, ma 180, i milioni di euro di rimborso elettorale in pagamento a luglio. 68 milioni e fischia vanno al Popolo delle libertà, 58 puliti al Partito democratico, i partiti minori si dividono quel che resta (non è poco) e, mentre padani e dipietristi rinunciano alla loro parte, tutti gli altri ci devono ancora pensare (Pdl, Pd e Terzo Polo ci hanno già pensato: incasseranno). Alcuni partiti, per la verità, hanno poco da pensarci: tutti quei soldi, anticipati dalle banche, li hanno già spesi da un pezzo. Prima o poi ci diranno anche come. * * * «Documenti fondanti del ventesimo secolo, Il mago di Oz di L. Frank Baum e Peter Pan di J.M. Barrie [sono] testi estremamente romantici, con un’incredibile preveggenza: due tentativi di definire qualcosa che era nell’aria ma non aveva ancora un nome preciso. A cavallo tra i due secoli il concetto di giovinezza come età a sé stante della vita era ancora in nuce, eppure queste due opere di fantasia esploravano le varie potenzialità d’una sensibilità, se non d’una società intera, basata sulla promessa della giovinezza, eterna o transitoria che fosse» (Jon Savage, L’invenzione dei giovani, Feltrinelli 2009). * * * Nonno Mario «è scoraggiato», ha scritto Eugenio Scalfari nel suo sermone domenicale. Colpa dei partiti, che non gli leccano la mano ma anzi s’azzannano tra loro, da quei cani feroci che non sono altro. * * * Colpa dei partiti, ma anche un po’ colpa nostra, dico io. Basta andarsene in giro per bar, in metrò, sul tram, in coda alla cassa del cinema, o meglio ancora «nei mercati», come dicono i demagoghi da talk show, per rendersi conto che il paese è pieno, ahinoi, non soltanto di mormoratori ma anche di veri e propri elementi antisociali, come denuncia, dall’alto della sua esperienza storica, il presidente della repubblica. Troppe tasse di qua, troppi loden di là. Prima o poi bisognerà prendere provvedimenti, anche severi. * * * Mentre i loro maggiori, in un mondo più «adulto», come diceva Paolo Conte in una vecchia canzone, combattevano sul campo di battaglia il nazismo, colpevole d’olocausto, tentata conquista del mondo e totalitarismo delirante, i loro sbiaditi eredi vogliono cacciare dagli stadi «quattro nazistelli», pallidi eredi delle SS e delle SA, che «tengono in ostaggio le domeniche sportive di noi tutti» e sono colpevoli di «cori nazisti». Ieri l’antifascismo dei padri della patria, oggi l’antifascistellismo dell’Amaca di Repubblica. * * * Chi ha creato gli esodati? Voi, mica io, dice Elsa Fornero a Confindustria. Che si difende spiegando che ai tempi dell’esodazione l’età pensionabile era un’altra e niente faceva prevedere che sarebbe stata alzata dall’esecutivo tecnico lasciando gli esodati senza pensione e senza lavoro. Dovevate prevederlo, sibila il ministro del welfare e del lavoro. Guai a farle notare che, se gl’imprenditori dovevano prevedere la riforma delle pensioni che avrebbe lasciato gli esodati in mutande, lei avrebbe dovuto accorgersi subito che c’erano in giro degli esodati, con la riforma in corso, non tre mesi dopo averla promulgata. * * * «Veltroni è un elencatore di luoghi comuni. Parla di cose che non sa. Cita libri che non legge. È un anglista che non conosce l’inglese. Un buonista senza bontà. Un americano senza America. Un professionista senza professione» (Filippo Mancuso, cit. in Giampaolo Pansa, Tipi sinistri, Rizzoli 2012). * * * Già Walter l’Africano, oggi Walter l’Hollywoodiano, l’ex sindaco di Roma ed ex segretario del Partito democratico s’è unito alla muta degli scodinzolatori che hanno accolto Woody Allen (facendone un Ejzentejn, e d’ogni suo film e filmetto una Corrazzata Potemkin) a Roma per la prima del suo film italiano. Ai tempi, Walter Veltroni non si sarebbe animato così neppure se a Roma si fossero presentati, insieme e a braccetto, Ho Chi Min e John Fitzgerald Kennedy seguiti da una folla osannante di bambini africani affamati. * * * A proposito di scondinzolamenti: Elsa Fornero dice, in tono particolarmente velenoso e sbrigativo, che qui «o passa la riforma o il governo va a casa», Pierferdinando Casini s’alza sulle zampe posteriori e annuisce, contento: «Parole oneste, le sue». Com’è buona, lei. * * * «Essere autori satirici è pericoloso. Se oggetto della satira sono gli analfabeti, i massacrati, gl’imprigionati, gli oppressi, va benissimo. Si faranno sottilmente ridere i cosiddetti intellettuali colti che leggono questi scritti e si rafforzerà il loro senso di sicurezza e di superiorità. Ma oggi gli autori satirici sono tali proprio perché oggetto della loro satira è questa società di cosiddetti intellettuali colti. (_) Oggi lo humour è difficile. Se non tenderà verso la satira della società decadrà nello «scherzo» e nella «sopraffazione» tradizionali» (Lu Hsün, Dalla satira allo humour, in Lu Hsün, La falsa libertà, Einaudi 1968).