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 2012  aprile 18 Mercoledì calendario

"Valter schiacciato dal potere chi doveva fermarlo non l’ha fatto" – NAPOLI - «Qualcuno ora dice che sono l’infame

"Valter schiacciato dal potere chi doveva fermarlo non l’ha fatto" – NAPOLI - «Qualcuno ora dice che sono l’infame. O la matta. Ma aver raccontato quello che sapevo, e nello stesso tempo aver sentito l’esigenza di vedere da lontano un fratello che va in carcere, è così folle? C’è una spaccatura in me, certo. Sono una persona che ha sempre rispettato la giustizia.E poi resto una sorella. E una credente. E pagherò un prezzo altissimo per aver detto la verità». Maria Lavitola, una laurea in psicopedagogia, una parentesi come praticante giornalista con l’editore Sergio De Gregorio, è una donna scossa. E una teste d’accusa. Colpita da un’esposizione che oggi le piomba addosso quasi come nemesi "trasversale". Con grande diffidenza si apre, celandosi dietro lunghi silenzi. Da 24 ore, lei non esce dalla casa del quartiere Fuorigrotta, i figli hanno evitato la scuola. Maria ha gettato in un angolo i giornali che titolano sulle sconvolgenti dichiarazioni rese ai pm: «Mio fratello chiedeva 5 milioni a Berlusconi per tacere», oppure «aveva una talpa in Tribunale: così sua moglie svuotò in tempo una cassetta di sicurezza». Eppure, nel giorno in cui si mescolano amarezza, rabbia, ricordi e timori, affiora la forza interiore della ragazza che è stata, in una rispettabile famiglia, quando i Lavitola erano solo un pezzo della Napoli bene. E lei chiamava il fratellino Valter "Ciociò". Signora Maria, la rivelazione su Valter che "chiedeva 5 milioni a Berlusconi", è un nuovo tassello sconvolgente. «Vorrei tanto un po’ di pace. Io, messa di fronte a domande stringenti, ho detto ciò che mi risultava, mai avrei mentito. Ma non immaginavo che tutto sarebbe diventato di dominio pubblico. Tutto, anche dettagli delicati, per i quali non c’è pietà». Si riferisce alla frase "ne ho paura, mio fratello è manesco"? «Ci sono cose che non servono all’informazione e che un titolo può solo peggiorare. Questo dà dolore: la mia famiglia distrutta. I miei genitori non ci sono più, ma si riparla di mio padre». Suo padre fu perito di parte del superboss Raffaele Cutolo. «Si occupò della malattia mentale di quel signore, ma non ha mai fatto perizie di comodo, mai attestato il falso. Era onesto». Oggi, la sua spina si chiama Valter. Lo ha rivisto a Fiumicino: un latitante accusato di associazione per delinquere, truffa, corruzione in mezzo ai finanzieri. Perché è finito così? «A Fiumicino temevo di vederlo in manette, ma la Guardia di Finanza è stata esemplare, nessuna esibizione. Dopo, solo una volta letta l’ordinanza, Valter avrà appreso delle mie parole. Di mia cognata non mi importa granché, mi fa soffrire il fatto che forse non rivedrò mai più mio nipote, che ha solo 8 anni». Lei di cosa vive? «Sono separata, non ho un lavoro. Mio fratello aveva provato, ma limitatamente, ad aiutarmi. Così il senatore De Gregorio mi fece un praticantato. Me ne andai nel 2004, mi pare». Non le piaceva l’ambiente? «No». Perché suo fratello è finito nel gorgo di traffici e business? «Non lo giustifico, ma lo hanno molto lasciato fare: ciascuno per i suoi scopi. Nessuno gli ha detto "fermati"». Il rapporto con Berlusconi gli ha fatto più bene o più danno? «Già i fatti parlano da soli, poi la storia completa lo dirà». Però il potere lo ha sempre inseguito... «Mi dicono che a certi livelli il potere non si riesce più a gestire. A me non è mai importato. Evidentemente lui ne è stato sopraffatto». Se potesse parlargli ora, cosa gli direbbe? «Non ha mai ascoltato che se stesso. Spero che ne esca nel migliore dei modi». Se tornasse indietro, renderebbe quelle dichiarazioni ai pm? «Penso di sì».