Camilla Conti, il Giornale 18/4/2012, 18 aprile 2012
Le pietre preziose? Fruttano di più dei Bot - Quattrocentomila euro in diamanti. Quella che su Internet è stata già ribattezzata la «secessione da Tiffany» della Lega
Le pietre preziose? Fruttano di più dei Bot - Quattrocentomila euro in diamanti. Quella che su Internet è stata già ribattezzata la «secessione da Tiffany» della Lega. Fagotti di pietre preziose nascoste in via Bellerio dove un via vai di finanzieri sta mettendo sotto sopra scrivanie e cassetti alla ricerca dell’ultimo carato. Ma c’è anche chi oltre alla facile ironia si chiede perché il cerchio magico di Bossi avrebbe preferito scommettere (con i soldi del Carroccio) sui diamanti e non per esempio su Bot o su titoli di società quotate in Borsa. In sostanza si è posto la domanda: conviene investire sui diamanti? Come funziona il mercato? Come evitare fregature? L’ex tesoriere della Lega,Francesco Belsisto, ha riconsegnato alla Guardia di Finanza 11 diamanti in una confezione sigillata. Ma non sempre chi investe in queste pietre ha bisogno di un caveau dove custodirle. Perché si deve distinguere fra i diamanti da investimento e quelli venduti in gioielleria: questi ultimi, quando sono stati acquistati, possono diventare un gioiello ma volendoli rivendere occorrerà trovare qualcuno che li acquisti. I diamanti da investimento sono invece pietre certificate da un unico istituto riconosciuto e importate regolarmente con Iva, hanno una quotazione ufficiale ( su Il Sole 24 Ore il primo martedì del trimestre solare marzo, giugno, settembre, dicembre), un mercato secondario e la garanzia della rivendita. L’investimento minimo parte da 5mila euro e l’operatività è semplice: si stabilisce l’importo da investire, ma non il tipo di pietre. Queste verranno infatti scelte all’interno della società che le importa settimanalmente in base agli ordini pervenuti. I diamanti arrivano direttamente dalla Borsa del diamante di Anversa, certificati dal maggior istituto riconosciuto internazionalmente, sigillati e tatuati con un’iscrizione laser del numero di certificato sulla cintura del diamante stesso (che ne consente la tracciabilità, anche su Internet). Sono inoltre accompagnati da una polizza assicurativa che copre furto e rapina, garantisce le caratteristiche della pietra, il certificato e il valore. Quanto fruttano? Guardando i grafici e confrontando il trend con l’andamento dei prezzi dell’oro e dell’ inflazione, il rendimento annuo è costante ma con alcune punte: 3,87% nel 2006, 4,06% nel 2007; 6,71% nel 2008; 2,06% nel 2009, 3,14% nel 2010 e 5,15% nel 2011. Insomma, meno ballerino dell’oro e più stabile dei titoli a rischio spread, il diamante sta sempre un punto e mezzo percentuale sopra all’inflazione corrente. A chi rivolgersi per l’acquisto? Al gioielliere di fiducia (la pietra può costare meno ma non ne viene garantita la rivendita), allebancheoppureagli intermediari specializzati. Come la Intermarket diamond business o la nuova Diamond private investment. In questo caso è possibile rivendere le pietre acquistateperchélesocietàassicurano la liquidabilità del prodotto dopo la richiesta del cliente. La Dpi ad esempio si assume l’impegno di perseguire la rivendita dei diamanti collocati (entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta scritta) con una commissione del 10 per cento. Il diamante si può anche acquistare direttamente online (uno dei siti più noti è http://www.diamond. com) ma è sempre meglio in questo caso avere una certa esperienza nel settore. In generale si dovranno ricordare alcune regole generali: il diamante non è un investimento di tipo speculativo per cui va focalizzato in un orizzonte temporale di medio lungo periodo. Deve essere inoltre certificato da un istituto gemmologico che ne analizza il colore, la purezza, il taglio e il peso, denominate «4C», ovvero Colour, Clarity, Cut, Carat. Occhio, infine, al rischio cambio, dato che il prezzo è fissato in dollari statunitensi.