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 2012  aprile 18 Mercoledì calendario

E ora Monti traballa sulle frequenze tv - Monti adesso traballa per davvero. Il pasticcio del governo sulle frequenze tv spinge il pre­mier in una sorta di vicolo cieco

E ora Monti traballa sulle frequenze tv - Monti adesso traballa per davvero. Il pasticcio del governo sulle frequenze tv spinge il pre­mier in una sorta di vicolo cieco. A ciò si aggiunga che il Fondo mone­ta­rio internazionale dà uno schiaf­fo all’Italia: il pareggio di bilancio nel 2013 è un miraggio. Ergo, altra manovra in vista o, quantomeno, aumento dell’Iva anticipato a giu­gno. Peccato che dal Pdl arrivi su­bito il «niet»: no a nuove tasse su fa­miglie e imprese. Insomma, il Pdl ribolle di rabbia: sia perché la me­dicina Monti sta ammazzando il paziente, sia perché sul beauty contest- lamentano i berlusconia­ni - l’esecutivo ha giocato sporco. Succede che in mattinata passi un emendamento del governo che elimina il beauty contest per l’as­segnazione delle frequenze tv, fi­nora assegnate gratuitamente a chi ne aveva i requisiti. Ossia Me­diaset e Rai. Attenzione, però. Se lunedì l’ex ministro dello Svilup­po Paolo Romani aveva dichiara­to, in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera , che tutto sarebbe filato liscio, alle 13 circa di ieri tutto cambia. Il lavoro della commissione s’impantana: fermi tutti. Lo stesso Romani attacca Passera: «Si tratta di un colossale pasticcio! Il ministro si è assunto la gravissima responsabilità di non tener conto delle indicazioni e degli accordi presi con il Pdl».Co­s’è successo? Il testo, frutto di un’estenuante mediazione politi­ca, cambia. Il sottosegretario Giampaolo D’Andrea cerca di riti­rare l’emendamento ma vuole aspettare il ministro Giarda. Che arriva tardi. Si vota comunque e l’emendamento del governo pas­sa in ogni caso, anche con il voto contrario del Pdl. Di fatto si rompe la «strana maggioranza» perché votano a favore tutti i gruppi parla­mentari ad esclusione di Pdl e Grande Sud, mentre l’Idv si astie­ne. «Così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di par­tecipare alla gara», denuncia Ro­mani. La Tv di Stato e il Biscione, per come è scritto il provvedimen­to, siccome avrebbero già raggiun­to la quota di 5 multiplex, non po­­trebbero far parte dell’asta. Un ca­os, insomma. Con il paradosso che, fatta una norma per reperire risorse dall’assegnazione delle frequenze, lo Stato non potrebbe contare sui concorrenti forti Rai e Mediaset. L’ex ministro azzurro Romani accusa: il governo ha cam­biato le carte in tavola «facendo una mediazione successiva con il Pd, senza rendersi conto della rile­vanza dei cambiamenti interve­nuti ». Tesi, questa, smentita da Bersani. Sta di fatto che la questione del­le tv irrompe al vertice che Monti aveva indetto assieme ai tre lea­der di maggioranza, Alfano, Bersa­ni e Casini. Sul tavolo i problemi della crescita economica e le pessi­me previsioni certificate proprio ieri pomeriggio dal Fmi. Una sber­la a­i propositi di tenere i conti in or­dine già nel 2013. Con un parados­so tempistico: la doccia fredda al­l’Italia arriva proprio in concomi­tanza del voto del Senato con cui entra definitivamente in Costitu­zione la regola del pareggio di bi­lancio. Monti sfila a palazzo Mada­ma e gongola solenne: «È un voto importante - dice - bisognava es­serci e io c’ero». Peccato che tutte le previsioni ci condannano e al­lontanano l’obiettivo. Monti cer­ca di rimandare: «Ne parleremo domani». Ma all’orizzonte il qua­dro è pieno di nubi. Così, il pre­mier dispensa slogan: «Le tensio­ni delle ultime settimane dimo­strano che non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia, occorre continuare a lavorare per porre le finanze pubbliche su una base più sana e proseguire nelle ri­forme ». Ma lo spettro di un’altra manovra si avvicina pericolosa­mente. Altri quattrini da reperire, altre tasse, strada in salita per la crescita. Il Professore, a colloquio con il premier finlandese Jyrki Ka­tainen riconosce che «il tallone d’Achille dell’Europa è la questio­ne della crescita» ma come unica ricetta anti-recessione ripropone «riforme strutturali». Insomma, mancano i soldi, co­m­e certificherà anche oggi il consi­glio dei ministri nel Def. E i proble­mi sono tanti: la riforma del mer­cato del lavoro è semi pasticcio e, visto lo sgarbo sul beauty contest, il Pdl ringhia pure sul fronte tasse. «Basta agire sul fisco», è la parola d’ordine di Alfano. Mentre quella di Bersani è opposta e ventila già il ricorso alla patrimoniale. Come conciliare le posizioni della «stra­na maggioranza» è impresa ar­dua. E Monti, che in mattinata confidava in un rinnovato patto coi partiti, adesso trema davvero. Senza contare che Pd e Pdl si trova­no divisi pure sul futuro della Rai e sulla giustizia. Con il partito di Al­fano che non ha nessuna intenzio­ne di mollare su due temi cari: re­sponsabilità civile dei magistrati e intercettazioni.