L UIGI G RASSIA, Tuttoscienze-La Stampa 18/4/2012, 18 aprile 2012
La premonizione esiste o no? Tra scienziati finisce in rissa - Resoconto di una stranissima faccenda
La premonizione esiste o no? Tra scienziati finisce in rissa - Resoconto di una stranissima faccenda. Lo psicologo americano Daryl Bem fa sentire a un gruppo di persone una parola inventata. Poi chiede a tutti di scriverla e verifica quanti l’abbiano recepita. Diciamo che ci sia riuscito il 50%. A un altro gruppo viene fatta sentire la stessa parola una seconda volta. Le persone che colgono la parola «xxx» aumentano. Per semplicità diciamo che salgono al 70%. Fin qui niente di strano. Ma ecco che cosa succede a un terzo gruppo. Le persone sentono xxx, poi scrivono quello che sono riuscite cogliere, e solo «dopo» riascoltano xxx. Questo terzo gruppo ottiene un risultato intermedio fra il primo e il secondo, diciamo il 60%. Come è possibile? Lo psicologo Bem fa un’ipotesi: alcune delle persone sondate hanno doti di premonizione, e hanno potuto beneficiare non solo della parola xxx che hanno sentito prima di scrivere il risultato, ma anche della xxx che è stata fatta ascoltare dopo, e che loro hanno «sentito» in anticipo. Azzardato? Altroché. Lo stesso Daryl Bem dopo aver pubblicato i suoi risultati su una rivista scientifica sollecita i colleghi scienziati a replicare il suo esperimento, per verificare o «falsificare» l’esito. Qui entra in gioco un altro psicologo, il britannico Chris French. Pieno di buona volontà replica il test di Bem. Ma il risultato è diverso: le persone che hanno sentito il suono xxx una volta «prima» e una volta «dopo» ottengono solo il 50% di successi. Nessun indizio di premonizione. Bene, a questo punto French vorrebbe dare il suo contributo alla conoscenza scientifica internazionale e pubblicare su una rivista accademica i risultati della verifica negativa. Ma ha una sgraditissima sorpresa: tutte le riviste respingono il suo articolo: «Non pubblichiamo repliche», «Non ci facciamo coinvolgere in polemiche». «Ma come? - sbalordisce French - Le pubblicazioni accademiche non dovrebbero fare proprio questo, cioè pubblicare le verifiche o le smentite delle ricerche controverse?». Lui lo aveva dato sempre per scontato, e invece scopre che no, non è così. A un certo punto, a forza di sbraitare, French riesce a trovare udienza presso un’autorevole rivista internazionale di psicologia. Come d’uso, prima della pubblicazione il suo articolo viene sottoposto allo scrutinio di validità di due commissioni accademiche. La prima dà un verdetto favorevole. Ma la seconda respinge la domanda di pubblicazione. Sorpresa: da chi è diretta la seconda commissione? Dallo stesso Bem, cioè proprio lo psicologo i cui risultati French mette in discussione. Un caso monumentale di conflitto d’interesse. In conclusione: l’articolo non si pubblica. Non sulla stampa specializzata, la sola che faccia testo in campo scientifico. Chris French resta basito. E a noi sorge il dubbio che il mondo funzioni in modo diverso da come credevamo.