ELEONORA VALLIN, La Stampa 18/4/2012, 18 aprile 2012
Il signor Russo è il nuovo signor Rossi - È Russo il vero «cognome panitaliano» che ha scalzato il signor Rossi, il nome dell’uomo qualunque, in un rapporto di 100 a 70
Il signor Russo è il nuovo signor Rossi - È Russo il vero «cognome panitaliano» che ha scalzato il signor Rossi, il nome dell’uomo qualunque, in un rapporto di 100 a 70. Russo – che indica il colore rosso di barba e capelli e, con quello di mestieri come Fabbro o Ferrari, è uno dei cognomi che si ripetono con più frequenza nel ceppo delle lingue europee - è cognome meridionale: primo per diffusione in Sicilia, secondo in Campania e Puglia. Eppure oggi guadagna il podio a Torino, scalzando la famiglia piemontese per eccellenza: Ferrero. Ma è anche al quinto posto a Novara, sesto a Milano, 12° a Genova, primo a Latina, quinto a Roma. Rossi, invece, «sotto il Lazio non esiste e non si ritrova tra i primi 500. Quindi non rappresenta più tutta l’Italia», spiega il docente di Onomastica di Tor Vergata, Enzo Caffarelli, autore dell’inchiesta «Gli italiani del XXI secolo» per l’Anci. Un rapporto sui cognomi d’Italia più diffusi, presentato ieri a Padova alla presenza del sindaco Flavio Zanonato delegato Anci all’Immigrazione, che contiene molte novità. Per la prima volta l’indagine viene realizzata sull’intera popolazione anziché sui titolari di abbonamenti telefonici che, con la diffusione dei cellulari, rappresentano ormai solo una piccola parte dei residenti. I dati registrano anche una forte rottura con il passato, con l’incremento significativo dei cognomi meridionali al Centro Nord a distanza di 30-40 anni dalle grandi emigrazioni dal Sud. Russo ne è un esempio, ma Esposito è ora 12° sia a Torino che a Milano. E nella Aosta regginizzata sono calabresi ben otto cognomi sui primi dieci. La terza novità è che un cognome straniero conquista il primo posto assoluto in uno dei centri più popolosi del Nord: accadea Brescia ed è l’indiano-pakistano Singh, tipico soprannome maschile che si contrappone al femminile Kaur. Ma anche città medie o piccole presentano cognomi stranieri in cima alle classifiche: il tunisino Fatnassi è secondo a Imperia, i singalesi Fernando e Warnakulasuriya, 14 e 22 a Verona. Con dinamiche che spesso seguono le logiche industriali: a Vicenza città, ad esempio, non c’è traccia di cognomi non italiani tra i primi cento, ma a Montecchio se ne contano 11. E ad Arzignano, il già noto Singh vale il doppio di Lovato. A Milano due cognomi stranieri, entrambi cinesi, si collocano tra i primi dieci: Hu quarto davanti a Bianchi, Villa e Brambilla, mentre Chen è decimo. Hu è tra i primi dieci anche a Torino e tra i 12 top a Brescia. Mentre Chen a Prato, ha superato Gori e svetta al primo posto. Nella città toscana, anche Hu, Zhang e Lin – i cinesi hanno pochi cognomi e concentrati superano il signor Rossi. A Lodi invece i Timis, originari dalla rumena Borsa, dopo il primo registrato del 1996, sono 150 e un quarto è lodigiano di nascita. Lemmi particolari, destinati a crescere, che hanno creato agli addetti allo stato civile non pochi problemi. Come le catene patronimiche dei cittadini arabi che conservano il nome di padre, nonno e bisnonno. Anche in questi casi i Comuni stanno alleggerendo le diciture. I più fortunati sono gli spagnoli e portoghesi, che possono conservare il doppio cognome. In altri casi, oltre all’abolizione dei segni diacritici così come le declinazioni al femminile dell’Est, capita che una bimba pakistana erediti per legge il cognome del padre e anziché chiamarsi Principessa (Kaur) dovrà, suo malgrado, cucirsi addosso il maschile Singh che significa Leone.