Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 18/4/2012, 18 aprile 2012
LA CAPORETTO DI MARCHIONNE 2012, FUGA DALLA PUNTO
La ruvida domanda l’aveva fatta Carlo De Benedetti il primo marzo scorso: “Quando sento Marchionne dire che torna in Italia se l’Italia gli fa fare le automobili, vorrei sapere da lui cosa fa per fare automobili che si vendano”. Ieri la risposta è arrivata dai dati sulle vendite di auto in Europa nel mese di marzo: niente.
IN UN CONTESTO di mercato difficilissimo, se non tragico, con le vendite tornate ai livelli del 1998, la Fiat si distingue a livello continentale come il gruppo automobilistico che paga più di ogni altro la crisi. Ha venduto 81 mila vetture contro le 109 mila del merzo 2011, con un calo del 25,8 per cento. Il mercato europeo nel suo complesso si è contratto solo del 6,6 per cento, e così la quota di mercato del Lingotto scende al 5,4 per cento dal 6,8 di un anno fa.
E infatti non tutte le altre case accusano il segno meno. In primo luogo il leader, la Volkswagen, che aumenta vendite e quota di mercato, avviata ormai a produrre una vettura su quattro comprate dagli europei. Nella crisi le tedesche di lusso vendono di più: Mercedes vede crescere le immatricolazioni di quasi il 7 per cento, mentre la Bmw aumente del 3,3 per cento e addirittura sorpassa la Fiat.
I portavoce di Marchionne dicono che la Fiat in marzo paga pesantemente lo sciopero delle bisarche (gli autocarri che trasportano le auto dalle fabbriche ai concessionari) costato 12 mila immatricolazioni in meno. Ma il calo di vendita sul marzo 2011 è di 28 mila vetture.
“La vera ragione della flessione Fiat è la scelta calcolata di Marchionne, che rinvia il lancio dei nuovi prodotti, aspettando che il mercato riparta. Ma nel frattempo i concorrenti hanno una più ampia gamma di prodotti”, spiega uno specialista come Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor. Una scelta suicida, secondo Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom: “Il rischio è di perdere i clienti, chi nel frattempo compra un’altra marca quando finirà la crisi non lo trovi più”.
Modelli vecchi e costosi. In questo Marchionne non si è mai distaccato dalla tradizione della Fiat dell’avvocato Agnelli e di Cesare Romiti, quella che è sprofondata nel baratro immaginando di poter perpetuare il dominio sul mercato italiano vendendo qualsiasi cosa agli affezionati clienti. La Fiat continua a restare abbarbicata al mercato nazionale, dove ha venduto a marzo 35 mila delle 81 mila auto totali distribuite in Europa. Ma delle 28 mila vendite in meno 20 mila le sconta sul mercato nazionale, dove infatti la flessione percentuale rispetto al marzo 2011 è del 35 per cento.
QUI VA DETTO che la situazione del mercato italiano è la peggiore in Europa. In marzo le vendite di auto sono scese del 26 per cento. Peggio hanno fatto solo i Paesi con una crisi peggiore della nostra, come Grecia e Portogallo. Con una differenza notevole, però: in Grecia sono state vendute in marzo 5 mi-la vetture, in Portogallo poco meno di 10 mila, in Italia 138 mila. Siamo il quatro mercato europeo, dopo Germania, Francia e Gran Bretagna. La frenata del mercato domestico è dunque letale per Fiat, come per Renault, Peugeot e Citroen in Francia. Solo che le tre marche francesi sul mercato italiano reggono meglio del Lingotto, aumentando addirittura la loro quota di mercato complessiva dal 13,5 al 15 per cento. Mentre Fiat in Italia perde terreno: in un anno è passata come quota di mercato dal 29,7 al 26,1 per cento.
Sono i modelli di Punta a tradire la Fiat, come dimostrano le cifre del mercato italiano. Delle 20 mila macchine in meno vendute a marzo, la metà, circa 10 mila, sono Panda e Punto. La Panda continua ad andare male nonostante il lancio della nuova versione prodotta a Pomigliano. Guardando le vendite del primo trimestre si assiste a un crollo dalle 48 mila vendute nel 2010 alle 32 mila del 2011, fino alle 30 mila di quest’anno.
MA IL VERO disastro è quello della Punto. Sempre stando alle vendite dei primi tre mesi dell’anno, le vendite passano dalle 61 mila del 2010 alle 38 mila del 2011, fino alle 22 mila di quest’anno. Il risultato è che nel trimestre le due concorrenti più insidiose della Punto, la Volkswagen Golf e la Ford Fiesta, hanno venduto insieme più pezzi della Punto: se il modello Fiat è sceso da 38 mila a 22 mila auto vendute, Golf e Fiesta sommate sono calate da 35 mi-la a 23 mila. Soffrono anch’esse di un mercato difficile come quello italiano, ma riescono a contenere le perdite: essendo prodotti rinnovati molto più recentemente, riescono convincenti per una quota crescente tra quei pochi italiani ancora in grado di acquistare un’auto.
C’è poi il problema della gamma. Quella Fiat ha dei buchi che risultano particolarmente gravi in questo momento del mercato. In Italia il mercato delle cosiddette berline è in calo, nell’ultimo anno è sceso dal 60 al 58 per cento del totale, ma dieci anni fa erano il 67 per cento. Nel frattempo i modelli tipo Suv, crossover e station wagon sono cresciuti dal 17 al 26 per cento delle vendite: il problema è che in quei segmenti la Fiat è assente. Meglio, era assente, fino a poco tempo fa. Adesso prova a vendere qualche prodotto Chrysler, come la Jeep. Ma sarà difficile considerarlo un successo dell’industria italiana.