Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 17 Martedì calendario

“VIA IL CONTANTE CONTRO L’EVASIONE SI PUÒ FARE, SE I POLITICI VOGLIONO” - A

raccontarla sembrava una provocazione, ma ora se ne discute parecchio perché la proposta fatta da Report domenica sera è semplice: tassare al 33 per cento ogni prelievo o deposito di contante così da costringere tutti a usare le carte di credito. Ogni pagamento sarebbe tracciabile ed evadere il fisco diventerebbe quasi impossibile. Milena Gabanelli è convinta che si possa fare davvero, “è solo questione di volontà politica”.
Milena Gabanelli, il Giornale obietta che introdurre la tassa sul contante senza ridurre le imposte attuali darebbe la mazzata finale alla nostra vacillante economia.
Credo invece che l’economia ne avrebbe un grande beneficio, grazie allo sgravio fiscale immediato da noi proposto, nella misura di 50 euro al mese per ogni italiano. Il vantaggio di questo sistema è che stringerebbe i tempi del recupero dell’evasione, perché facendo emergere immediatamente il sommerso, aumenterebbe le entrate dello Stato fin dal primo mese e quindi renderebbe possibile da subito l’abbattimento dell’Irap e delle imposte sul reddito. Calerebbe la pressione fiscale e andremmo in direzione di una maggiore equità, come tutti desideriamo.
Francesco Boccia del Pd è sulla vostra linea. Ieri ha detto di portare avanti in Parlamento la vostra proposta e a dicembre aveva proposto di tassare al 10 per cento i movimenti in contanti, prelievi e depositi. Poi il progetto è stato abbandonato. Basterebbe?
Non basterebbe. Senza un meccanismo di compensazione sarebbe solo una tassa in più. Prendiamo l’esempio di un micropagamento in nero da 100 euro. Con una tassa del 10 per cento sui movimenti in contanti, continuerebbe a essere conveniente evadere. Alla scelta “121 con fattura o 100 in nero in contanti”, il cliente pagando in nero risparmierebbe comunque 10 euro perché avrebbe dovuto prelevarne 111 per ottenerne 100.... e 111 in nero è pur sempre meno che 121 con fattura . Dall’altro lato, facciamo il caso di un fisioterapista che non deve sostenere molte spese per materiali o servizi. Ogni euro di nero se lo mette in tasca, se invece lo dichiara, se ne mette in tasca circa la metà. La “tassa” sul contante per dissuadere l’operatore dovrebbe essere molto più alta del 10 per cento, altrimenti gli conviene fare lo sconto al cliente. Da giornalisti e profani abbiamo proposto un “dissuasore” pari al 33 per cento, ma altri più esperti di noi possono definire meglio le cifre.
Monti, nella puntata, spiega che sotto i 500 euro non si può fissare alcun limite, perché altrimenti si dichiarerebbe illegittima un taglio di banconota in circolazione .
L’obiezione del premier appare logica: ma anche con una limitazione ai pagamenti in contanti a 500 euro, rimarrebbero enormi buchi nella tracciabilità. Tant’è vero che in Gran Bretagna hanno proibito alle banche di distribuire le banconote da 500 a causa del fatto che la loro agenzia per la lotta alla criminalità organizzata ne ha riscontrato l’uso per scopi illeciti nel 90 per cento dei casi.
L’obiezione più immediata alla vostra proposta è che ci sono troppi italiani incapaci di affrontare il passaggio dalla moneta cartacea a quella elettronica.
Le carte di pagamento sono già 34 milioni (carte di credito) e 37 milioni (bancomat), il problema è la bassa frequenza di utilizzo, per pagamenti in media da 80 euro. Chi non è capace di usare le carte di solito è la popolazione più anziana, che può essere aiutata dai familiari e da una campagna di "alfabetizzazione" che dovrebbe necessariamente precedere l’introduzione di questo sistema. Se poi all’anziano si spiega che è meglio imparare a usare una carta che vedersi togliere servizi o alzare il ticket (come oggi avviene), sarebbe più propenso di quel che si crede.
Nella puntata intervistate rappresentanti dell’Abi. Pensi che ci siano poteri antitrust sufficienti in Italia per costringere le banche a ridurre le commissioni?
Vedremo, il procedimento è articolato. A fronte di un volume notevolmente superiore di utilizzo di strumenti di pagamento alternativi al contante, penso che anche le banche italiane calerebbero le commissioni. E se non lo fanno bisogna “persuaderle”.
Di fronte a queste soluzioni così nette c’è sempre chi dice: “Se fosse così semplice, qualcuno lo avrebbe già fatto”.
È soltanto questione di volontà politica, non crediamo ci siano problemi tecnici irrisolvibili.
Monti si è stupito che un programma giornalistico suggerisse anche misure di politica economica. Lo consideri uno sconfinamento o un aspetto del giornalismo d’inchiesta?
È un contributo. Crediamo che il giornalismo d’inchiesta venga svolto non solo denunciando, ma anche, qualche volta, proponendo.