Wanda Marra, il Fatto Quotidiano 17/4/2012, 17 aprile 2012
PRANZI E DOPOFESTIVAL: LE SPESE DEL PD
Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico”. Uniti nella lotta Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini la loro strenua difesa dei contributierogatidallaStatolamettonoaddirittura nella premessa alla proposta di legge che dovrebbe garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti. E sulla quale chiedono “la legislativa” ovvero il voto direttamente in Commissione. Un iter lampo per “blindare” gli unici cambiamenti considerati sostenibili. E soprattutto evitare qualsiasi taglio ai soldi dello stato. D’altra parte il tesoriere del Pd, Antonio Misiani al Fatto l’ha detto chiaro e tondo: senza la rata di luglio i partiti chiuderebbero.
Il suo, di partito, ha 43 milioni di euro di disavanzo, anche se in 4 anni (2008-2011) ha ricevuto completamente200milionidieuro di (cosiddetti) rimborsi elettorali. Come? Rocco Gargano e Roberto Trussardi per MicroMega Bergamo hanno fatto un’analisi in cuievidenzianolevocichepiùsaltano agli occhi del bilancio del Pd relativo al 2010. Sotto il capitolo per viaggi, ristoranti, alberghi, spese di rappresentanza risultano spese per ben 2.165.138,00 di euro. Ancora più esoso l’affitto della sede nazionale, il Nazareno a Roma :3milioni,dicui1.783.000per regolazione di “poste pregresse”. Una sede assai curata vista la cifra per vigilanza, assicurazioni e pulizia: ben 1.862.000,00 euro. Poi, ci sono gli stipendi: 12 milioni per 173dipendenti,17giornalistie12 collaboratori.Oltrea1.460.000in collaborazioni e consulenze.
Venti milioni di euro se ne vanno per la campagna elettorale. Due paginette di iniziative varie e imprescindibili, come le “1000 piazze” o il “dopofestival a Sanremo”. Non manca qualche altra chicca: per esempio, un accantonamento di 5 milioni di euro per le “iniziative volte ad accrescere la partecipazione delle donne alla politica”.
INTANTO, i territori soffrono: se i parlamentari sono tenuti a versare al partito 1.500 euro al mese delle loro indennità, gli eletti ai vari livelli dovrebbero contribuire in entità variabile alle spese delle federazioni e dei circoli. Ma la parola chiave è “contributo volontario”. Raccontava ieri Libero che infatti spesso non lo fanno, soprattutto se sono praticamente certi di non essere rieletti. Il Pd del Pie-monte inserisce nello stato patrimoniale crediti non riscossi dai candidati per le regionali 2010 per 73.600 euro. Un caso tra i tanti. Spiega Felice Casson, parlamentare veneto: “So di una politica che non paga in Veneto. Ho chiesto che sia reso noto”. Dopodiché? “Noinonpossiamorivalerciinnessun modo, visto che formalmente si tratta di contributi volontari”.
DUNQUE , oggi l’Aula si prepara a votare sulla richiesta di legislativa del presidente della Camera sollecitata da ABC, che non vede scritta da nessuna parte la rinuncia alla tranche di luglio o la volontà di ridurre i finanziamenti. Oltre a prevedere il controllo sui soldi non da parte della Corte dei Conti, ma di un’Autorità e a lasciare l’ultima parolaaCameraeSenato(edunqueil controllato controlla il controllore). Se in 63 deputati si pronunciano per il no, si procede a un iter normale. Dirà di no la Lega (59 deputati ), mentre l’Idv voterà a favore, presentando degli emendamenti(peresempio,quellosullarinuncia alla rata di luglio). I Radicali (che sono 6) subordinano il loro sì al fatto che la seduta finale venga data in diretta. Magari alla fine riuscirà il blitz: una legge fatta di gran carriera che cambia tutto per non cambiare la sostanza.