Giampiero Martinotti, la Repubblica 17/4/2012, 17 aprile 2012
Francia, gli intellettuali si "disimpegnano" – PARIGI - Erano il prezzemolo delle campagne elettorali, il sale delle proposte politiche, il condimento indispensabile per ogni serio candidato
Francia, gli intellettuali si "disimpegnano" – PARIGI - Erano il prezzemolo delle campagne elettorali, il sale delle proposte politiche, il condimento indispensabile per ogni serio candidato. Per decenni hanno firmato manifesti, partecipato ai comizi, rilasciato interviste, distribuito volantini o, in tempi più recenti, occupato i talk show serali per diffondere la loro buona novella. Erano un mito e adesso sono spariti: gli intellettuali impegnati hanno disertato la scena elettorale. Non ci sono più, nessuno ne parla, nessuno li vede. La categoria era praticamente scomparsa negli anni Ottanta, dopo la morte di Jean-Paul Sartre e Michel Foucault. Adesso, tutt´al più, si può leggere Michel Onfray. Sono spariti anche gli ultimi dinosauri dell´impegno intellettuale: André Glucksmann, che nel 2007 aveva sostenuto Sarkozy, oggi dice di avere uno sguardo critico sul presidente uscente e non rivela quale scheda metterà nell´urna; Bernard-Henri Lévy, che si fece spesso vedere al fianco di Ségolène Royal, ha abbandonato le luci della ribalta. Si è esibito solo fuggevolmente in un pranzo con Hollande, subito messo alla berlina dai siti della destra: i due si sono ritrovati in un ristorante bling-bling il cui menù di stagione è al modico prezzo di 170 euro, bevande escluse. Ma il suo ruolo, vero o falso che sia, di coscienza intellettuale dell´intervento in Libia voluto da Sarkozy ha suscitato diffidenze in seno alla sinistra. Può sembrar strano a chi ricorda la vecchia Francia, ma intellettuali e artisti hanno davvero disertato la campagna. Loro che venivano sempre messi in primo piano come un fiore all´occhiello, preferiscono starsene in disparte. Le poche eccezioni contano ben poco: Gérard Depardieu a Villepinte con Sarkozy, Claude Lelouch e lo scrittore Jean d´Ormesson venuti a sostenere il presidente in place de la Concorde, Jane Birkin in mezzo ai big socialisti per applaudire Hollande a Vincennes. Quanto ai pensatori, perlomeno quelli conosciuti dal grande pubblico, tacciono: filosofi, sociologi, politologi, scrittori, psicanalisti preferiscono occuparsi delle loro cose. Hanno le loro idee, ma non le esprimono in pubblico. Inflazionate da tanti appelli firmati nei decenni passati, le loro firme non sono più richieste. Michel Wieviorka, sociologo schierato a sinistra, è stato uno dei pochi ad analizzare la campagna su Le Monde: «La figura classica dell´intellettuale esce largamente screditata dagli anni Sarkozy. Alcuni, fra i più conosciuti, hanno accompagnato e perfino consigliato con familiarità il presidente uscente, o hanno almeno evitato accuratamente di dar prova di spirito critico nei suoi confronti». In campo socialista le cose non vanno meglio, dice Wieviorka. Non perché manchino le idee: «Il problema non è solo quello delle idee o delle analisi, è anche e prima di tutto quello del respiro, delle prospettive generali, del senso, dei grandi punti di riferimento capaci di illuminare il pensiero quotidiano e di orientare l´azione politica. Quello, al limite, delle utopie che fanno sognare. E qui bisogna abbandonarsi a constatare la carenza di questa sinistra ragionevole». Senza un´utopia, insomma, l´intellettuale impegnato ha perso la sua ragion d´essere.