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 2012  aprile 17 Martedì calendario

LA CORSA BIPARTISAN ALLE FONDAZIONI. QUEI CONTI DA RENDERE TRASPARENTI —

Chi è Leonello Clementi? Raccontano Claudio Gatti e Ferruccio Sansa in un libro appena pubblicato da Chiarelettere, Il sottobosco, che è stato con 28.405 euro il principale finanziatore individuale alla nascita di Italianieuropei, a cui 23 fra persone e società hanno contribuito con complessivi 517.457 euro. Ha dato a quella fondazione ispirata da Massimo D’Alema ancora più dell’imprenditore Alfio Marchini oppure del fondatore della Sigma Tau Claudio Cavazza. E il suo nome figura accanto a donatori come Coop (103.291 euro), Pirelli e Asea Brown Boveri.
Un personaggio dalle relazioni ampie e articolate, Clementi. Soprattutto in politica, dove, secondo gli autori di quel volume, «è in grado di spaziare da sinistra a destra», fino agli uomini più stretti del giro di Silvio Berlusconi. Gatti e Sansa rivelano che tramite una società irlandese «era pagato come procacciatore d’affari» dalla banca d’affari Dresdner Kleinwort che si era occupata della cartolarizzazione dei debiti sanitari. Ma pure che era il lobbista della compagnia petrolifera francese Total in Basilicata…
Nessuno stupore, almeno per la trasversalità: l’epoca in cui l’ideologia condizionava anche il sostegno economico ai partiti è morta e sepolta. Il problema è la trasparenza. Il record di Leonello Clementi si è appreso perché il suo nome è stato pubblicato dalla stessa fondazione Italianieuropei. E la pubblicità dei finanziatori dovrebbe essere il minimo sindacale, non soltanto per i partiti politici, ma anche per le strutture parallele.
Strutture che sono talvolta destinatarie di cospicui finanziamenti pubblici. «Sei milioni della Margherita sono andati ad associazioni, a fondazioni e per finanziare campagne di candidati di tutte le aree politiche. Ma la stessa situazione vale per altri partiti non più attivi come i Ds, Forza Italia e An. Perché non rivolgete la stessa domanda anche a loro?», ha chiesto Francesco Rutelli ai giornalisti durante una tesissima conferenza stampa, lo scorso 16 marzo. Anche se la domanda che aspetta una risposta è decisamente diversa: «Non si poteva provvedere, prima di arrivare a questo?» La riformina che dovrebbe introdurre finalmente alcuni controlli sui conti dei partiti, oggi di fatto inesistenti, contiene un passaggio potenzialmente cruciale. Dice che nel caso in cui una fondazione riceva 50 mila euro da un partito, dovrà essere assoggettata allo stesso regime.
Anche se sarebbe forse opportuno che i controlli venissero estesi alle fondazioni di emanazione politica indipendentemente da qualunque contributo ricevuto dal partito. Visto che di soldi ne incassano pure dai privati, e sono soldi che vanno sempre a finanziare la politica.
Per dire quanto quegli strumenti siano importanti, cinque anni fa era stato predisposto un disegno di legge che li istituzionalizzava. Con tanto di risorse statali. Era consentito infatti ai partiti di creare «fondazioni politico culturali» a cui sarebbero stati attribuiti «contributi pubblici» per finanziare programmi di vario genere. La proposta saltò per l’opposizione di radicali e dipietristi. Il che non ha frenato la corsa.
La sinistra ha aperto la strada, e ogni elenco rischia di essere del tutto parziale. Ma non si possono non citare Nuova economia nuova società (il think tank di Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco), Glocus (Linda Lanzillotta) Democratica (Walter Veltroni), Vedrò (Enrico Letta), Cloe (Anna Finocchiaro), la Romano Viviani (Riccardo Conti, Gianni Cuperlo, Silvia Della Monica), Astrid (Franco Bassanini)...
Va da sé che anche il centrodestra ha ben presto recuperato il terreno perduto. Il solo sito del Pdl registra ben 11 fondazioni. Parola più gettonata: libertà, manco a dirlo. La Fondazione della Libertà per il Bene Comune fa capo ad Altero Matteoli: con lui c’è anche l’ex capo dei costruttori romani Erasmo Cinque. Per chi ama l’inglese, ecco la Free foundation ideata da Renato Brunetta. La Cristoforo Colombo per le Libertà riunisce i fedeli di Claudio Scajola. Riformismo e Libertà è presieduta da Fabrizio Cicchitto con segretario generale Gianfranco Polillo, attuale sottosegretario all’economia. Il Movimento delle libertà è nata da Massimo Romagnoli, ex parlamentare di Forza Italia.
L’Italia, appunto: si va da Italia Protagonista di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, che si rifà alle idee di Pinuccio Tatarella, a Nuova Italia del sindaco di Roma Gianni Alemanno, di cui è segretario generale l’ex capo dell’Ama, Franco Panzironi. Il quale, liberato dall’incombenza dell’azienda capitolina dei rifiuti, può dedicarsi, come direttore, anche a una seconda fondazione: la Alcide De Gasperi, presieduta da Franco Frattini. E dall’Italia all’Europa: ecco Europa e Civiltà, di Roberto Formigoni e Riformisti europei di Carlo Vizzini. Nell’elenco delle fondazioni che fanno riferimento al Pdl non poteva mancare Magna Carta, il cui sito contiene anche l’elenco dei soci fondatori come Mediaset, l’Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, la British american tobacco che ha comprato l’Ati dai Monopoli di Stato, o la Erg, e soci «aderenti»: qual è la Finmeccanica.
Potremmo concludere con Città nuove, la fondazione della governatrice del Lazio Renata Polverini, consapevoli però di essere ai margini di una galassia sempre più gigantesca, e per forza di cose un po’ ovvia. Prendiamo la parola «futuro». Se il fondatore del Fli Gianfranco Fini ha la sua Fare futuro, Maurizio Lupi è ancora più preciso: Costruiamo il futuro. Mentre Luca Cordero di Montezemolo, il quale però non fa riferimento ad alcun movimento politico esistente, immagina una Italia futura. Fondazione apartitica, come la Res publica chiaramente ispirata da Giulio Tremonti: forse alla ricerca di una Uscita di sicurezza (il titolo del suo ultimo libro, Rizzoli)?
Sergio Rizzo