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 2012  aprile 17 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. ANCORA SULLA LEGA E SULLA CRISI IN LOMBARDIA


REPUBBLICA.IT - BELSITO RICONSEGNA I DIAMANTI
Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord indagato dalle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria per truffa ai danni dello Stato e riciclaggio, ha consegnato al suo partito i diamanti e i lingotti d’oro in suo possesso. Riconsegnata anche l’ Audi A6 che è stata usata per un periodo da Renzo Bossi. La riconsegna è avvenuta tramite il suo legale, l’avvocato genovese Paolo Scovazzi. Belsito ha consegnato 11 lingotti per un peso complessivo di 5 chilogrammi e 11 diamanti in una confezione sigillata. Il trasferimento è avvenuto a bordo di un’auto.
Rosy Mauro al Gruppo misto. Rosy Mauro - la vicepresidente del Senato espulsa dal gruppo della Lega a Palazzo Madama, che ha ratificato all’unanimità la decisione del consiglio federale di cacciarla dal partito - è stata iscritta d’ufficio al Gruppo misto. La Lega Nord ora scende a 24 senatori e il Misto sale ad 11 componenti con l’arrivo del leader del sindacato padano.
I diamanti mancanti. Gli inquirenti cercano ancora 200mila euro in diamanti. Il sospetto è che siano nella disponibilità della stessa Mauro appena espulsa dalla Lega e di Piergiogio Stiffoni, ex componente del comitato amministrativo del Carroccio, in base a un documento bancario in cui risulta la loro firma come destinatari dei diamanti acquistati da Belsito.
Si tratta di un indizio, dunque, che non è sufficiente per un’iscrizione nel registro degli indagati.
Renzo Bossi: "Abito in un monolocale". "In questi giorni sembra che io viva in ville con Ferrari e tutto il resto invece abito con Silvia, la mia fidanzata, in un bilocale in provincia di Milano, 68 metri quadrati. Altro che ville di lusso". Lo dice Renzo Bossi in un’intervista a Diva e donna. "Sono tranquillo e sereno. Confido nella giustizia: non voglio entrare nei dettagli, ma dico solo che ho appena depositato in Procura, a Varese, i documenti. Mi sono dimesso anche se non sono indagato. L’ho fatto per liberare la Lega". Bossi jr parla poi dei suoi progetti: "Tornerò a fare il semplice militante. Mi sono candidato perché la Lega me lo ha chiesto, ora tornerò ad attaccare i manifesti. Mio papà ha dato tutto per questo progetto, io lo porto avanti. Ora vorrei sapere chi ha detto che avrei litigato con mio padre. E’ falso, i nostri rapporti sono ottimi. Continuo ad andare a casa a Gemonio tutti i giorni. Ho passato la Pasqua con i miei genitori".
(17 aprile 2012)

REPUBBLICA.IT - LE DIMISSIONI DI BONI
E alla fine Davide Boni si dimette. Il presidente leghista del consiglio regionale lombardo, raggiunto da un avviso per corruzione per una vicenda di tangenti, lascia oggi l’incarico. La decisione arriva dopo un lungo pressing della nuova dirigenza del Carroccio, che - soprattutto dopo le dimissioni di Monica Rizzi da assessore - ritiene indispensabile anche il passo indietro di Boni "per evitare strumentalizzazioni". Boni fa sapere attraverso una nota che "in funzione di quanto ha fatto il mio segretario federale, Umberto Bossi, che ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento, faccio anch’io un passo indietro, precisando che nessuno me l’ha mai chiesto, in totale autonomia".

Indagato anche Romano La Russa Bossi: "Colpa di un balordo" Il pentito: così i soldi al Carroccio
"Denaro a Pdl e Lega" DOSSIER La rete della corruzione "Boni e le tangenti" "Un sistema Pdl-Lega" Il governatore impresentabile "Gli portai 300mila euro in Regione" Bufera sulla Lega, indagato Boni Quando disse: "Tangenti al Pirellone? Mai avuto sospetti"

Boni è indagato dall’inizio di marzo per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Il filone di indagine riguarda presunte tangenti per la concessione di aree edificabili nel comune di Cassano D’Adda. I fatti risalgono al periodo in cui era assessore regionale all’Edilizia e al territorio (2005-2010). L’esponente del Carroccio si è sempre proclamato "estraneo" alle accuse e il movimento lo aveva sostenuto dall’avvio dell’inchiesta. Ieri il presidente dell’assemblea regionale aveva avuto un faccia a faccia in via Bellerio con Roberto Calderoli. Ed è lì che la decisione è maturata. Nel nome del rinnovamento generazionale, su cui insiste soprattutto Roberto Maroni, il posto di Boni verrà preso da un giovane consigliere. In pole Massimiliano Romeo, eletto nel collegio di Monza e Brianza.
"Ho sentito un dovere in questo momento in cui il mio partito è continuamente sui giornali", ha spiegato Boni ai giornalisti. "Ne ho sentito il bisogno. Non c’è stato altro, la mia situazione giudiziaria non è cambiata rispetto a cinque settimane fa", ha aggiunto, e "sono estraneo" alla vicenda. Boni ha spiegato che le sue dimissioni dal Pirellone saranno depositate domattina e il sostituto verrà eletto l’8 maggio, nella prima seduta del consiglio regionale. Di conseguenza Boni lascerà anche la presidenza della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. "La Lega è la mia vita, da domani tornerò alla politica attiva, che mi mancava", ha sostenuto l’esponente della Lega. Ma non c’è solo questo che, a suo dire, lo ha indotto a fare un passo indietro che era stato evitato più di un mese fa. "Dopo 35 giorni la situazione non è facile, soprattutto a livello personale, soprattutto avendo una famiglia". Boni ha assicurato di essere comunque "sereno".
Con le dimissioni di Boni sale a tre il numero degli esponenti della Lega che hanno lasciato nell’ultima settimana il Pirellone. Martedì della scorsa settimana è toccato a Renzo Bossi formalizzare le sue dimissioni da consigliere per lo scandalo dell’uso dei rimborsi elettorali del Carroccio. Proprio stamani Boni ha messo in votazione la ratifica. Monica Rizzi, che aveva curato la candidatura di Bossi junior a Brescia nel 2010, si è dimessa ieri da assessore allo Sport su pressione del movimento. Il passo indietro di Boni chiude anche la polemiche per le sue mancate dimissioni dopo essere stato indagato.
(17 aprile 2012)

REPUBBLICA.IT - FORMIGONI RESISTE
Roberto Formigoni non ce l’ha con la magistratura, che deve fare il suo lavoro, per le inchieste che lambiscono la Lombardia, ma con il "clima alimentato da gruppi giornalistici, editoriali, di potere che mira a sbatter via l’esperienza di governo più importante dopo che hanno abbattuto Berlusconi". Parlando a ’La telefonata’ di Maurizio Belpietro, Formigoni ha ribadito che i dieci consiglieri regionali indagati lo sono per "loro comportamenti personali". E comunque "non sono state ancora emesse delle sentenze - ha aggiunto - Tutte queste persone potrebbero essere assolte, le accuse rivelarsi infondate. Non accuso la magistratura". Ma appunto i gruppi di potere. E in un’intervista a Vanity Fair definisce come "un bel gesto" le eventuali dimissioni di Nicole Minetti, il consigliere regionale del Pdl coinvolta nello scandalo Ruby.
La stizza col giornalista. Nel pomeriggio, invece, Formigoni ha risposto stizzito al giornalista di Repubblica che gli ha chiesto se fosse in grado di mostrare o meno le ricevute dei pagamenti dei viaggi che gli sarebbeto stati pagati dal faccendiere Pierangelo Daccò. "Chi è lei che fa questa domanda? Che incarico ha?", ha chiesto Formigoni al cronista. Alla risposta "nessuno", il presidente lombardo ha proseguito: "Ah, allora se non ha un incarico vale la parola del presidente. Io da cinquant’anni faccio vacanze di gruppo e divido le spese con gli altri partecipanti". "Grazie a Dio - ha proseguito Formigoni
- ho la possibilità di pagare integralmente le mie vacanze. Me le sono sempre pagate integralmente e ho la possibilità, semmai, di dare una mano agli amici meno abbienti". Il giorno prima, invece, il governatore aveva dato dello "sfigato" al giornalista del Corriere della Sera che aveva riportato la vicenda dei viaggi.
"Vogliono abbattermi come Berlusconi". "Mi colpiscono - aveva detto Formigoni a Belpietro - perché dopo aver abbattuto il governo Berlusconi, l’esperienza di governo Formigoni in Lombardia è la più importante dal punto di vista politico. C’è qualcuno che in questo momento cavalca l’onda antipolitica sperando di sbatter via tutti gli uomini e tutti i partiti che raccolgono ancora consenso popolare per sostituire se stessi". E l’allarme non viene solo dal centrodestra. "Lei vede l’accanimento contro Formigoni e la Lombardia, ma anche contro altre figure. Se perfino Bersani e Vendola arrivano a mettere in guardia contro l’antipolitica che vorrebbe spazzar via la politica - ha aggiunto - qualche attenzione c’è da dare. Io dico: la magistratura vada avanti a fare le sue indagini, ma nessun gruppo di potere si sostituisca alla magistratura anticipando le sentenze di condanna e mirando a sollevare l’odio popolare contro delle figure che, come nel mio caso, agiscono in maniera totalmente corretta".
"Resto fino al 2015". Formigoni ha ribadito poi che non intende lasciare il suo incarico di presidente della Lombardia né ora, come chiede l’opposizione, né nel 2013, quando ci saranno le elezioni politiche. "In questo momento confermo che il mio desiderio è di completare la legislatura fino al 2015 dando dimostrazione che il nostro è e resta e sarà in questi tre anni un buon governo a vantaggio dei cittadini". E ancora: "Non la do certamente vinta a chi penserebbe di mettermi in fuga o trovare scorciatoie".
"Anche Gesù ha sbagliato". Formigoni è intervenuto poi all’inaugurazione del Salone del mobile a Fieramilano. "Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori, non pensiamo di essere impeccabili. Può essere che ciascuno di noi abbia nelle sue infinite conoscenze una persona che non è perfettamente limpida, ma questo lo stabilirà la magistratura", ha detto rispondendo a una domanda sui suoi rapporti con Pierluigi Daccò, coinvolto nell’inchiesta sul San Raffaele e la Fondazione Maugeri. Il governatore ha quindi escluso che il suo ruolo politico nel Pdl sia stato appannato dalle ultime vicende. "Lo sono ancora", ha risposto a chi gli chiedeva se si considerasse ancora un potenziale leader del partito.
Il caso Minetti. "Le dimissioni sono personali, certo un bel gesto aiuterebbe", dice ancora Formigoni, intervistato questa volta da Vanity Fair, a proposito di Nicole Minetti. "Quando vidi il nome nel listino bloccato e poi le foto a Colorado - spiega - chiesi informazioni a don Verzè, dato che lavorava come igienista al San Raffaele. Mi disse "è una ragazza acqua e sapone, con la tv si mantiene". Col senno di poi...". Se avesse saputo, si sarebbe opposto alla sua candidatura? Alla domanda di chi lo intervista, Formigoni risponde dicendo: "Ovviamente".
(17 aprile 2012)
CORRIERE.IT - FORMIGONI AL CORRIERE
MILANO - La videochat di Formigoni a confronto con giornalisti e lettori del Corriere della Sera è cominciata alle 18 in punto. A quell’ora le domande giunte via mail dal sito di Corriere.it erano già oltre cinquecento. Alla fine del dibattito saranno quasi mille. Buona parte delle quali incentrate su un unico tema: le dimissioni del governatore della Lombardia, assediato da indagini penali che investono suoi collaboratori, consiglieri regionali, assessori, intere forze della maggioranza e i colossi della sanità convenzionata.
L’AUTODIFESA - «Sono limpido come acqua di fonte. Non sono oggetto di indagine. Non ci sono prove di comportamenti illegali, pertanto perché dovrei dimettermi? Forse i lettori che invocano le mie dimissioni quattro anni fa hanno votato Penati, chissà dove ci troveremmo ora se avesse vinto lui. La realtà è che la destra ha dimostrato una vera superiorità morale». Questa la difesa del presidente della Regione, che nei giorni scorsi ha polemizzato con il Corriere per lo scoop sulle vacanze pagate da imprenditori in affari con la Regione. Il governatore si è quindi sottoposto alle domande delle principali firme del giornale, accogliendo l’invito del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ad un confronto aperto nella sede di via Solferino.
LE DOMANDE - La prima domanda: il capodanno del 2009 e la vacanza pagata da Pierangelo Daccò a lui, al fratello e al collaboratore Alberto Perego: «Nessuno mi ha mai pagato vacanze, nessuna regalia - ha risposto -. Anche se fare o ricevere doni non è reato». E di fronte alle prove del viaggio a Parigi: «Amo le vacanze di gruppo. E per farle ci dividiamo compiti e spese». Ha fatture o giustificativi per dimostrare quanto dice? «Non ho avuto il tempo di verificare dove ho messo fatture e altro». A proposito dei rapporti amichevoli con persone in affari con la Regione ha nulla da rimproverarsi? «Conoscevo Daccò da molti anni. Non aveva rapporti con me direttamente, ma con l’assessorato. E comunque la Regione non c’entra. L’appropriazione indebita, se c’è stata, è di denaro privato da parte di privati. Le fondazioni San Raffaele e Maugeri sono gli enti che hanno subito malversazioni. Non certo la Regione».
LE AMICIZIE - Il cronista di giudiziaria Luigi Ferrarella, autore con Giuseppe Guastella degli scoop sulle indagini che hanno coinvolto l’entourage di Formigoni, ha ricordato al presidente le numerose inchieste e i processi delle persone a lui più vicine: «Conosco moltissima gente, ma frequento soltanto persone che non sono mai state condannate. Gli avvisi di garanzia, bisogna ricordarlo, sono atti a tutela dell’indagato, non condanne anticipate».
LA RESPONSABILITA’ POLITICA - «La Regione è un acquirente di servizi sanitari. A proposito della Maugeri e del San Raffaele io devo solo badare alla qualità delle prestazioni sanitarie e alla congruità del prezzo corrisposto». Ha aggiunto Formigoni. E i problemi finanziari del San Raffaele, che poi è fallito? «Non sono di mia responsabilità o competenza». Non avete dato troppo a fronte di scarsi controlli? «Tutti i nostri compiti di vigilanza li abbiamo svolti regolarmente. E nel caso specifico, si tratta di due assolute eccellenze, che hanno salvato migliaia di vite. Il San Raffaele ha fornito prestazioni d’eccellenza anche quando sono cominciate le difficoltà economiche».
MINETTI - Sulle firme false raccolte a sostegno delle candidature, il governatore ha detto che non c’è sentenza definitiva. E ha continuato a ripetere lo stesso concetto anche quando gli è stato fatto notare che oltre 600 persone hanno disconosciuto la propria firma. Diversi lettori hanno poi chiesto le dimissioni di Nicole Minetti: «Siamo in regime democratico - ha replicato Formigoni -. Nicole è stata votata, anche se nel listino del presidente. Quando venne fatto il suo nome telefonai a don Verzé per avere un parere su di lei. Lui mi garantì che era una ragazza acqua e sapone. Se avessi saputo quello che poi è diventato di pubblico dominio, mi sarei opposto alla sua candidatura».
Antonio Castaldo