Simonetta Fiori, la Repubblica 14/4/2012, 14 aprile 2012
NEOLOGISMI DA RAGAZZI
Il mondo salvato dai ragazzini? Il celebre titolo di Elsa Morante è quello che meglio inquadra il tesoro linguistico nascosto nella riserva indiana dei teenagers. In tempi di profezie cupe e umori apocalittici, ecco farsi avanti una generazione più consapevole e matura della classe precedente. Hanno dai quattordici ai diciannove anni, secondo le statistiche sono i più forti tra i lettori, non importa se costretti dai professori a scuola, e stimolati da uno scrittore intelligente - binomio non sempre garantito - possono dare lezioni di civiltà e rigore a un mondo adulto perso dietro la postmodernità. Lo spazio in cui si esibiranno è il torinese Bookstock Village del Salone del Libro, e il loro mentore è Andrea Bajani, narratore tra i più attrezzati della scena contemporanea. «Attenzione a bloccare in un ritratto rigido l’età più metamorfica della vita», suggerisce Bajani, già artefice di un reportage sull’adolescenza nel volume einaudiano Domani niente scuola. «Sono fotogrammi mossi, i ragazzi. Ed è una fortuna che sia così».
Fotogrammi mossi e sorprendenti. Basti prendere i dieci neologismi attraverso cui un gruppo di quindici studenti delle superiori - dal primo all’ultimo anno, e dal liceo professionale a quello classico - sceglie di raccontare "visioni", "sentimenti", "tic sociali", "abitudini nuove" della contemporaneità.
I loro seminari con Bajani durano da più di quattro mesi, e hanno una cadenza settimanale. Il più espressivo, tra i lemmi della loro personalissima neolingua, è Istorìa, da leggersi con l’accento sulla penultima vocale, fantasiosa crasi tra storia e isteria che sta a indicare la prevalenza dell’enfasi emotiva sulla comprensione storica: quale intellettuale di tradizione illuminista avrebbe potuto dirlo meglio? Non meno esemplare è Giovendù, ossia la gioventù in vendita, la retorica giovanilista al servizio della ragione economica o d’un brand mercantile di facile successo: no, i ragazzi non ci stanno, hanno scoperto l’inganno e lo rifiutano. E che dire di Rinuncianesimo, la religione della rinuncia celebrata dagli adulti arresi - non ce la farete mai, per voi non c’è futuro, dovrete andarvene, studiare all’estero, e guai inseguire i sogni, è un lusso che non ci possiamo più permettere. Chi tra i genitori è riuscito a sottrarsi al mantra del Rinuncianesimo? Sono tante altre le parole inventate dai ragazzi, che dal 10 al 14 maggio saranno discusse al Salone torinese insieme a Domenico Starnone e Marco Baliani, Norman Manea e Ilvo Diamanti, Antonio Pascale e Michela Marzano. Neologismi talvolta critici verso comportamenti adulti che confondono - si prenda Ludovita, la vita immersa in un eterno gioco, mamme e papà apparecchiati come teenagers e sempre ridenti perché "tutto è un gran balocco", o anche Neomani, gli ossessi del nuovo che rifiutano il vecchio se non nella versione vintage, «non c’è più virtù nell’avere accumulato tempo». O anche lemmi che raccontano lo spaesamento dei nuovi italiani come Perdistanza - molti dei ragazzi arrivano da Romania, Tunisia e Brasile - un sentimento che mescola la perdita del paese lasciato e la distanza da un paese che fatica a legittimarli, rallentando i tempi della nuova cittadinanza.
Scorrendo il neodizionarietto, che sarà presentato al più illustre dei linguisti ossia Tullio De Mauro, può venire il dubbio che vocabolaristi così consapevoli non siano i liceali piuttosto il loro più maturo timoniere Bajani. Ma lo scrittore sposta la paternità dei neologismi sui ragazzi. «Il nostro obiettivo non era partire dalle parole, ma dai nuovi concetti, per poi cercare i nuovi termini corrispondenti.
Quali sono le dieci cose che si sono affacciate al mondo e ancora restano in cerca di nome? I ragazzi sono stati bravissimi nel trovare le idee e le parole per dirle». Ed è stata una quattordicennea inventare Proiessenza, ossia l’abitudine nel web a proiettare di sé non l’immagine rispondente al vero ma ciò che si ritiene essenziale: è la possibilità costante di ritoccare la propria identità con il photoshop.
Non sappiamo se la Proiessenza altera anche questo nuovo lessico. Rimane il fatto che l’universo adolescenziale appare assai meno volatile e liquido di quello degli antenati pop.
L’insofferenza al presentismo e alla novomania, il recupero di una dimensione storica che oltrepassi l’emozione di un istante, l’allergia alla retorica d’un mondo arcaico completamente inventato e falso ( Bionostalgia) collocano i ragazzi oltre le mascherate della postmodernità.
«È come quando sali su una vecchia macchina e ti sorprendi: funziona ancora!», dice Bajani.
«I giovani funzionano ancora, bisogna però rimetterli in moto.
Bisogna rivitalizzare lo sguardo sulle cose. Anche sul piano della lettura, il potenziale è enorme: ma chi accende i loro occhi sulle pagine scritte? Il problema è lo sfiancamento degli adulti, non dei ragazzi».
Trattandosi del Salone del libro, viene da chiedere se l’oggetto di carta sia considerato dai Q/V (quattordicenni-ventenni) un reperto archeologico da consegnare ai musei. «No, tutt’altro», risponde lo scrittore. «È un aggeggio che non è fatto di luce, si sgancia dalla quotidianità elettronica e conduce lontano da quello che ormai è diventato l’habitat naturale. Il libro è uno straordinario oggetto esotico per cui prevedo una grandissima fortuna». Il mondo salvato dai ragazzini? Più che un titolo, una profezia.