Luca Telese, il Fatto Quotidiano 14/4/2012, 14 aprile 2012
VENDOLA: “PER QUALCHE PM SONO UN BUON BOCCONE”
Vendola, due inchieste in due giorni, sente di aver sbagliato qualcosa?
Al contrario. Sono sereno perché ho operato nel migliore dei modi. Chi ha costruito queste ipotesi accusatorie ha preso un abbaglio.
Quindi sta dicendo che c’è
un complotto dei magistrati?
(Sorride) Un punto fermo della mia educazione politica è non gridare mai al complotto. Però non posso che rilevare un paradosso: le due inchieste sollevano dubbi su azioni che ho messo in atto per tutelare gli interessi della Regione e migliorare la qualità della sanità.
Presidente, non è preoccupante che si riaprano continuamente filoni di indagine?
Mi angoscia che ci siano inchieste, ovviamente. Una persona che sa di essere onesta e non ha mai fatto favoritismi soffre due volte. Ma studio le carte e non vedo alcun fondamento. Cosa posso dire per non minimizzare né avvalorare dei sospetti che ritengo ingiusti?
La sanità pugliese è un colabrodo?
Ci sono tante criticità ma anche straordinarie eccellenze. Quando le inchieste hanno rivelato un diffuso malcostume non ho esitato ad azzerare la Giunta.
È accaduto tre anni fa...
Attento! Dopo tre anni, la persona che io ho allontanato, l’ex dirigente Lea Cosentino, è diventata la mia accusatrice. L’abuso d’ufficio di cui parla consisterebbe nell’aver favorito il professor Sardelli, un primario che ha assunto lei e di cui la stessa Cosentino dice: con quei titoli non poteva che vincere lui.
Ma lei ha chiesto di riaprire il bando o no?
Non sono mai intervenuto su singoli casi. Il mio unico interesse era ed è migliorare il servizio sanitario pugliese estendendo le opportunità di ricerca e di eccellenze. Rivendico tutti gli sforzi fatti in questa direzione.
Quindi la riapertura del bando era legittima?
Certo. Fra l’altro nel primo caso erano esaminate due persone. Nel secondo ne sono state vagliate sei! E a detta di tutti Sardelli vantava un curriculum stellare. E poi era già primario, a Foggia. Ha lasciato un reparto che esisteva per andare a inventarne uno che non c’era.
Magari più prestigioso?
Lei non ha capito. Ha preso in mano un rudere. Ha speso pochissimo per attrezzarlo. Con poco più di 500 mila euro ha costruito un gioiello. IlCorriere della Sera ha scritto, prima di queste inchieste: “È uno dei tre migliori reparti di chirurgia toracica d’Italia”.
Però Sardelli potrebbe essere bravissimo ma anche essere stato favorito...
Conoscevo Sardelli? No, Conoscevo solo il suo curriculum. L’ho forse favorito perché apparteneva al mio schieramento? Macché, era vicino al centrodestra. Io ho chiesto di far concorrere un medico che tutti reputano un’eccellenza.
Però lei e Sardelli vi siete sentiti anche dopo la nomina.
Oh certo! Perché durante la costruzione del reparto mancavano i bidet o le zanzariere. Mi ha chiamato per lamentarsene.
E lei che ha fatto?
Visto che aveva ragione, mi sono attaccato al telefono perché queste cose arrivassero. Lo ritengo un mio dovere, l’ho fatto altre centomila volte.
È suo compito?
Secondo me sì: creare le condizioni per scegliere il meglio e fare in modo che le eccellenze abbiano gli strumenti per lavorare. E se qualcosa nell’ingranaggio si inceppa, fare di tutto, entro i confini della legalità, per rimettere in moto la macchina.
Parliamo delle altre accuse, quelle sull’ospedale Miulli. I capi di imputazione fanno tremare i polsi: “Falso e peculato”. Sempre sereno?
Sì, e per due motivi. L’accusa è aver favorito il Miulli nella sua richiesta di risarcimento per 45 milioni di euro alla Regione. Magari, se fosse così almeno sarebbe chiaro, anche se del tutto illogico. La verità è che abbiamo letto dieci volte quel testo e non si capisce. C’è addirittura un passaggio in cui la pm dice che dovrebbe esserci un supplemento di indagine dopo che il Consiglio di Stato si sarà pronunciato. È il primo caso di reato eventuale che mi capita.
E il falso?
Leggo nella scarna paginetta dell’informazione giudiziaria che il falso sarebbe una delibera preparata dalla Giunta per chiudere la vertenza con l’ente religioso che gestisce l’ospedale.
E si sente di difenderla?
Il paradosso è che noi cercavamo di chiudere al meglio un contenzioso nato prima della mia Giunta. Avevamo ipotizzato una delibera per la transazione, ma l’abbiamo revocata in autotutela. lnsomma quella delibera non ha avuto nessun effetto. In seguito alla revoca della delibera si è aperto il contenzioso oggi al Consiglio di Stato.
Resta l’accusa di peculato.
Aver favorito proprio quell’ente religioso...
E posso dire che questo è un
controsenso. Ma come? Leggo sui giornali che sarei indagato “insieme” al vescovo di Acquaviva Mario Paciello. Titola, ad esempio, il Corriere: “Vendola ha favorito la clinica della Chiesa”.
Cosa sta cercando di dire?
Che il vescovo è la mia controparte! Siamo accusati di aver favorito quelli con cui siamo andati in contenzioso.
Per la pm potrebbe essere un sofisticato meccanismo amministrativo.
Quindi la Regione avrebbe scelto di andare in contenzioso nella speranza di perdere e di favorire in questo modo l’ospedale con il risarcimento che otterrebbe? Suvvia, non ha senso!
Allora lei vuole dire che la pm la sta perseguitando? È un’accusa molto seria.
Veramente io non ho nessuna certezza, ma qualche dubbio legittimo che va chiarito.
E cioè?
Ho letto sui quotidiani locali pugliesi resoconti stenografi su liti che si sono svolte tra magistrati nel 2010. I motivi del diverbio riguardavano il che cosa fare nei miei confronti, proprio sul caso dell’ospedale Miulli.
E se anche fosse?
Peccato che invece scopro di essere indagato da solo sei mesi!
Vuole dire che la stanno mettendo sotto inchiesta a rate?
Dico solo che ho chiesto al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, di accedere agli atti della sezione disciplinare del Csm. In quegli atti si parla di quelle liti tra magistrati relativamente a cosa fare nei miei confronti. Sono sempre gli stessi accusatori e gli stessi addebiti. Per l’inchiesta di tre anni fa sono stato prosciolto da ogni accusa, il che mi fa sperare di esserlo ancora. Evidentemente, però, sono un buon boccone, una preda appetibile. Forse anche un buon bersaglio.
Quindi il complotto c’è?
Il contrario: c’è qualcuno che mi voleva processare, partendo dai presupposti fragili che abbiamo detto, ma che, evidentemente, non ha convinto nemmeno i suoi colleghi.