Alessandra Retico, la Repubblica 16/4/2012, 16 aprile 2012
"Troppo stress, giochiamo meno" paura dopo la morte di Morosini – IL CALCIATORE è stanco. Allenamenti settimanali: cinque
"Troppo stress, giochiamo meno" paura dopo la morte di Morosini – IL CALCIATORE è stanco. Allenamenti settimanali: cinque. Un’ora e mezzo, anche due, e un solo giorno di riposo, che non è la domenica. Una partita ogni tre, quattro giorni, anche dodici chilometri per 90 minuti, su e giù per il campo. Non è mai una passeggiata. Il calciatore è strapagato, ma stanchissimo. L’atleta del pallone ha tutti i vizi del superlavoro moderno: mai una pausa, alte prestazioni, molta competitività. Parecchio stress. Adesso, anche paura che sale. «L’anno scorso ho pensato, scherzando m a n o n troppo, di ritirarmi. Perché non si riesce più a r i p o s a r e » . Non è una c o n f e s s i o ne, è una denuncia. È il sentimento dell’usura. Totò Di Natale, il capocannoniere del campionato, l’anziano (34) che gioca e vince come un ragazzino, piange Morosini, suo ex compagno di squadra, e si preoccupa per tutti, anzi lancia l’allarme: «Il calcio è bello,è uno sport importante, ma c’è anche la salute da salvaguardare. Ne parlo da tempo, spesso anche con i nostri medici». I calciatori chiedono: rallentiamo. Certe scene girano e girano in testa. Giocare non uccide, certo. Ma logora. La morte in campo di Piermario non c’entra con questo. L’autopsia di oggi dirà perché un ragazzo di 25 anni, apparentemente sano, professionista di B, sia finito così. Non succedeva da 35 anni, dal 30 ottobre ’77, quando Renato Curi, centrocampista del Perugia, perde la vita sul prato di casa, contro la Juventus. Una scena simile a quella dell’altro ieri a Pescara. 24 anni, Curi. Arresto cardiaco. «Lo sforzo particolare cui è sottoposto un giocatore durante una gara non ha relazione con episodi di questo tipo. A meno che non ci sia una patologia. O uso di farmaci». Roberto Violini è primario del reparto di cardiologia all’ospedale San Camillo Forlanini di Roma. «La medicina sportiva è particolarmente avanzata in Italia. Generalmente le malattie del cuore si riescono a individuare con esami comuni, nel caso invece dell’aneurisma cerebrale i controlli devono essere mirati e solo se c’è un sintomo sospetto (cefalee, piccole emorragie cerebrali) si procede a un’arteriografia, cheè un’indagine radiologica della morfologia di un’arteria e dei suoi rami. Ma se non ci sono dubbi, episodi d’allarme, purtroppo può rimanere silente fino all’attimo fatale». Malati di cuore no. Ma di lavoro sì. Il sindacalista ed ex giocatore D a m i a n o Tommasi lo sa: «Da anni l ’ A s s o c a l ciatori chiede di allentare i ritmi, diluire le gare, fare meno turni infrasettimanali, ridurre le squadre, non giocare a dicembre nel gelo (e su che campi), anticipare l’inizio del campionato magari a metà agosto. La tutela della salute, direi soprattutto nello sport dilettantistico, è la nostra priorità. Si gioca al limite delle proprie forze, sempre di più, e l’atleta non è una macchina».È semmai un operaio fordista, risultato dopo risultato. Per carità, operaio assai di lusso. Ma anche quelli si rompono.